Il Senato ha assegnato alla Commissione Giustizia la discussione del DDL presentato dalla Senatrice Dolores Bevilacqua (Movimento 5 Stelle) che intende imporre un divieto all'importazione dei trofei di caccia ottenuti uccidendo specie animali protette. In Italia è infatti tuttora legale importare pelli, ossa, teschi, zanne e corna ottenuti da animali appartenenti a specie protette a livello internazionale e minacciate di estinzione, come per esempio leoni, rinoceronti o elefanti, uccisi dietro pagamento in esotiche e anacronistiche battute di caccia in giro per il mondo.
«Sono lieta dell'assegnazione alla Commissione Giustizia del mio DDL sul divieto di importazione, esportazione e ri-esportazione di trofei di caccia di animali appartenenti a specie minacciate verso e dall'Italia – ha commentato a Kodami la Senatrice Bevilacqua – Si tratta solo di un primo passo verso l'entrata in vigore di questa norma di civiltà, che spero possa procedere spedita verso la discussione e l'approvazione. Come Movimento 5 Stelle abbiamo iniziato questa battaglia nella scorsa legislatura e poi abbiamo inserito quest'obiettivo nel nostro programma elettorale. Spero che finalmente sia giunto il momento di compiere questo ulteriore passo nella tutela degli animali e nella difesa della biodiversità e degli ecosistemi, tutto il Movimento e io continueremo a lottare in questa direzione».
Presentata lo scorso luglio al Senato, la nuova proposta di legge, ispirata dalla campagna #NotInMyWorld di HSI/Europe che danni studia, monitora e si batte per abolire la caccia al trofeo, intende quindi modificare la legge 150/92, ovvero quella che applica la convenzione sul commercio internazionale di animali e piante in via di estinzione, la cosiddetta CITES, inasprendo le pene e includendo appunto tra i comportamenti vietati anche l'importazione, l'esportazione e la riesportazione di trofei di caccia di animali appartenenti a specie protette dalla convenzione internazionale firmata a Washington nel 1973.
«È del tutto incomprensibile e inaccettabile che il business insostenibile e crudele della caccia al trofeo goda ancora delle possibilità di offrire battute venatorie come attività ludica e di commerciare animali selvatici minacciati di estinzione come oggetti, laddove altrimenti tali attività sarebbero proibite. HSI/Europe lo denuncia da anni – ha dichiarato invece Martina Pluda, Direttrice di HSI/Europe per l'Italia – La caccia al trofeo è attualmente sottoposta a intenso scrutinio politico in Europa, con divieti al commercio dei trofei di caccia già approvati o al vaglio di diversi paesi. Lo stesso Parlamento Europeo, in una risoluzione adottata a maggioranza, ha chiesto agli Stati Membri di agire. È giunto anche il momento per l’Italia di attivarsi per porre fine a una pratica deleteria, anacronistica ed elitaria che non ha nulla a che vedere con la conservazione delle specie e della biodiversità. Auspichiamo una rapida e unanime discussione in commissione, seguita da un’approvazione senza tentennamenti».
Come vi abbiamo mostrato attraverso la nostra videoinchiesta sotto copertura all'interno della più grande fiera della caccia d'Europa che si tiene ogni anno a Dortmund, l'Unione Europea gioca ancora un ruolo fondamentale in questo triste fenomeno ed è infatti il secondo più grande importatore di trofei di caccia di specie selvatiche dopo gli Stati Uniti d'America. Oggi la caccia al trofeo è però solamente un business fatto letteralmente sulla pelle degli animali che minaccia la sopravvivenza di molte specie selvatiche in tutto il mondo, ma che soprattutto poco o nulla ha a che fare con la conservazione o con lo sviluppo economico dei paesi coinvolti.
Buona parte della società civile considera ormai questa pratica crudele e anacronistica, e anche per questo nel 2022 il Parlamento Europeo ha adottato una risoluzione che chiede di porre fine all'importazione dei trofei nell'UE. Da allora diversi paesi europei e non hanno infatti già introdotto nuove e più stringenti restrizioni, come accaduto è accaduto per esempio nei Paesi Bassi, in Francia, in Finlandia e più di recente anche in Belgio. In Italia, una proposta di legge era già stata presentata senza successo nel 2021 da alcuni deputati del Movimento 5 Stelle e ripresentata poi a ottobre 2022 nuovamente alla Camera dall'Onorevole Michela Brambilla.
Per quanto riguarda la portata e i numeri sulla caccia al trofeo nel nostro paese, l'Italia resta uno dei membri UE maggiormente coinvolti. Tra il 2014 e il 2021, abbiamo importato legalmente ben 442 trofei di caccia provenienti da specie di mammiferi protette a livello internazionale, come per esempio ippopotami, rinoceronti neri, elefanti africani, leoni, leopardi, ghepardi, giaguari, orsi polari e moltissimi altri, nonostante la caccia al trofeo di questi animali sia appunto fortemente osteggiata dall'88% della popolazione italiana, secondo un sondaggio commissionato da HSI/Europe.
L'Italia è inoltre uno degli soli due due paesi dell'Unione ad aver importato un trofeo di tigre, uno dei cinque ad aver importato un trofeo di rinoceronte nero, tra le specie a maggior rischio estinzione al mondo. E ancora, siamo il quinto importatore di trofei di elefanti africani (107 trofei) e addirittura il primo in Europa per i trofei di ippopotamo (160 trofei). L'Italia è quindi tra i paesi europei più coinvolti nel fenomeno della caccia al trofeo e purtroppo, finora, tutte le precedenti proposte di legge sono rimaste inascoltate e non hanno mai proseguito il loro iter legislativo.
Prima però che la nuova proposta di legge venga discussa, dovranno esprimersi anche le commissioni Affari costituzionali, Politiche europee, Economia, Ambiente e Industria-Agricoltura. Presieduta da Giulia Bongiorno della Lega, la Commissione Giustizia è controllata dai partiti di maggioranza che esprimono dodici senatori (sette Fratelli d'Italia, tre Lega, uno Forza Italia, uno Noi Moderati) su ventidue. Non sarà facile quindi che la proposta dell'opposizione si trasformi in legge, nonostante la società civile stia ormai chiedendo a gran voce di porre fine alla caccia al trofeo.
Anche le politiche europee, del resto, si stanno muovendo in maniera decisa in questo direzione e ora l'Italia, con la nuova proposta della Senatrice Dolores Bevilacqua assegnata alla Commissione Giustizia, non può più tirarsi indietro.