Dalla provincia di Sassari arriva l’ennesimo, brutale e agghiacciante episodio di maltrattamento ai danni di un animale. Questa volta la vittima è un’asina, legata con una corda intorno al collo al paraurti di un fuoristrada e trascinata per 30 metri. L’intera scena, poi, è stata ripresa con uno smartphone e pubblicata su Instagram, vantandosi apertamente non soltanto di un’atrocità, ma anche di un reato.
I fatti risalgono all’11 agosto e sono avvenuti, stando a quanto ricostruito dai Carabinieri, a Villaputzu. I responsabili, sempre stando alle indagini condotte dai militari grazie anche alle segnalazioni relative ai video postati sui social, sono un operaio di 28 anni e un allevatore di 32, l'umano di riferimento dell'animale, che sono stati denunciati per maltrattamento di animali.
I due uomini adesso rischiano il carcere. L’articolo 544 ter del codice penale prevede infatti che “chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro”. Pene che per le associazioni sono però troppo blande, soprattutto alla luce di episodi di estrema crudeltà come questo, o come quello della capretta uccisa a calci e pugni in un agriturismo di Anagni. Anche in quel caso l’intera scena era stata ripresa con gli smartphone e i filmati erano poi stati condivisi sui social e via chat, tra risate e incitamenti.
Dodici i ragazzi coinvolti, secondo la ricostruzione degli inquirenti, tutti tra i 17 e i 22 anni: sette sono minorenni e cinque maggiorenni. L’accusa per due di loro è di aver colpito mortalmente l'animale, altri tre minorenni e sette maggiorenni sono sospettati, invece, di istigazione a commettere reato, cioè di avere spronato a proseguire sia chi colpiva la capretta sia l'amico che filmava la scena.