Paul Watson, un nome che forse non molti conoscono, è oggi al centro di una battaglia cruciale. Ha dedicato la sua vita a proteggere gli esseri viventi, rischiando ora di perdere la propria libertà. Il 21 luglio è stato arrestato in Groenlandia, nel porto di Nuuk. Alcuni lo definiscono eco-terrorista, altri eco-ambientalista, eroe o criminale. Ma etichette a parte, è importante conoscere la sua storia.
Chi è Paul Watson?
Paul Watson è nato e cresciuto nel Canada orientale. Già da bambino ha sviluppato un profondo legame con la natura. A soli 10 anni, un'estate trascorsa nuotando con una famiglia di castori lo riempì di gioia. Quando tornò l'anno successivo, scoprì con rabbia che quei castori erano stati uccisi dai cacciatori di pelli. Questo episodio lo spinse ad agire: iniziò a liberare gli animali dalle trappole e a distruggerle, segnando l'inizio della sua vita da attivista.
A 17 anni, il suo impegno si spostò dal territorio al mare, lavorando nella marina mercantile norvegese e svedese, e come guardia costiera in Canada. Poco dopo, divenne il direttore e primo responsabile di Greenpeace, ma non si fermò lì. Nel 1977, insoddisfatto della mera protesta, fondò la Sea Shepherd Conservation Society, una delle organizzazioni più importanti al mondo che da quasi 50 anni lotta per proteggere la fauna marina – dalle balene e i delfini, agli squali, le razze e altre specie minacciate dall’uomo. La Sea Shepherd opera attraverso una strategia definita da Paul “aggressione non violenta”, che implica una difesa attiva con l’obiettivo di proteggere le specie marine a rischio. Per questo i suoi membri si definiscono “eco-pirati”, sorvegliano i mari a bordo delle loro navi.
L'Arresto di Paul Watson
Il 21 luglio Paul Watson è stato arrestato dalla polizia danese nel porto di Nuuk, in Groenlandia, mentre stava rifornendo la sua nave. Questo arresto è avvenuto in seguito a un mandato emesso dal Giappone. Ma perché il Giappone ha voluto la cattura di Watson? Le accuse risalgono a un'operazione del 2010, quando un attivista di Sea Shepherd salì a bordo di una nave giapponese per impedire una caccia alle balene. Da allora, Watson è accusato di violazione di proprietà privata, aggressione e ferimento.
Per via di questi eventi di quasi 15 anni fa, Paul Watson è stato inserito nel database dell'Interpol, l'organizzazione internazionale che gestisce la raccolta di informazioni sulle persone che violano la legge in tutto il mondo. Chiunque sia inserito in questo database può essere arrestato ovunque si trovi e successivamente estradato nel paese che ha emesso il mandato, in questo caso il Giappone.
Ciò che desta sospetti per la Sea Shepherd è il tempismo dell'arresto. Dopo anni di relativa quiete, il Giappone ha ri-attivato la "Red Notice" dell'Interpol, proprio quando Watson stava navigando verso la Kangei Maru, una nuova e imponente baleniera giapponese. Per Sea Shepherd, questo non è un semplice caso, ma piuttosto una mossa strategica per fermare quello che considerano il principale oppositore della caccia alle balene. Oggi, a 73 anni e affetto da diabete, Paul Watson si trova in una delle prigioni più isolate del mondo, in attesa di un possibile processo in Giappone. Il rischio di estradizione è reale, e il suo futuro appare incerto.
Perché è una minaccia per il Giappone?
Dal 1986, la caccia alle balene a fini commerciali è stata vietata a livello internazionale, un divieto rispettato dalla maggior parte dei paesi. Tuttavia, in alcune aree del mondo, questa pratica continua ad esistere, nonostante la sua brutalità e il declino delle popolazioni di balene. Tra le nazioni che ancora praticano la caccia alle balene ci sono Norvegia, Islanda, Danimarca e Giappone. È proprio in Giappone che la lotta contro questa attività ha trovato un ostinato oppositore: Paul Watson, la cui campagna contro la flotta baleniera giapponese è durata più di un decennio e ha avuto un impatto significativo.
Per dieci anni, il suo obiettivo è stato quello di bloccare le operazioni della flotta baleniera giapponese, cercando di convincerli a smettere di cacciare questi giganti del mare. Le tattiche utilizzate dal suo team erano audaci e spesso pericolose. Sea Shepherd si frapponeva tra la nave arpionatrice, incaricata di uccidere le balene, e la nave fabbrica, destinata a sollevare e processare i loro corpi. In alcuni casi, impedivano semplicemente alle navi di rifornirsi di carburante, bloccando così le operazioni.
Queste tattiche non erano solo simboliche; erano incredibilmente efficaci. Grazie all'intervento di Sea Shepherd, circa il 90% delle balene prese di mira dalla flotta giapponese sono state salvate. Tuttavia, questa resistenza ha avuto un costo elevato per il Giappone, che ha visto sfumare oltre 150 milioni di dollari in perdite economiche. Questo spiega perché il governo giapponese considera Paul Watson una minaccia così grande.
La protesta
Non si riuscirà con un articolo, a rendere quello che si è costruito in 60 anni con il coraggio e l’esperienza. La sua determinazione è esemplificata da un’immagine rimasta impressa nella memoria di molti: Paul a dorso di un cucciolo di balena, appena ucciso da un arpione sovietico, mentre galleggia in un oceano di sangue, cercando di fermare quella violenza insensata. Le balene, in quel caso, venivano uccise per ricavarne olio destinato alla fabbricazione di missili balistici intercontinentali, un ciclo di violenza che Watson definisce "folle".
A sua difesa, per richiedere alla polizia danese di fermare l’estradizione in Giappone, si sono effettuate proteste, si sono schierate associazioni internazionali, esperti come l’etologa Jane Goodall e personaggi di spicco della politica del calibro di Emmanuel Macron. La cosiddetta “Red Notice” dell'Interpol riguarda i serial killer, i principali trafficanti di droga e i criminali di guerra; Paul Watson è l'unica persona nella storia ad essere inserita lì per associazione a delinquere. Pensare che oggi quest’uomo sia detenuto al pari un pericoloso assassino non rende giustizia. Nessuna specie su questa Terra dovrebbe essere minacciata di violenza gratuita per scopi di lucro personali e interessi economici. La sua storia ci ricorda che schierarsi dalla parte della vita è un dovere morale, soprattutto per chi ha a cuore la scienza e la conservazione del nostro Pianeta.
Se condividete questo punto di vista, diffondete questo messaggio: la difesa della vita è una responsabilità che appartiene a tutti noi.