Un arresto in stile hollywoodiano, con un elicottero sceso dal cielo e una dozzina di macchine della polizia piombate su luogo del delitto dopo una segnalazione, ha segnato per sempre l’aurea di attivista per la salvaguardia di rinoceronti africani di Derek Lewitton, un ricchissimo americano di 53 anni molto conosciuto nel mondo del conservazionismo per le sue teorie sul commercio etico di corna di rinoceronte come metodo per combattere il bracconaggio.
Dopo aver circondato il ranch che l’americano ha aperto nella zona di Limpopo in occasione del suo trasferimento in Sudafrica, con in tasca una laurea presso l'Università del Texas e un dottorato in giurisprudenza presso la Stanford University in California, gli agenti lo hanno preso in custodia a causa del ritrovamento di 26 carcasse di rinoceronte in stato di decomposizione.
Nella cassaforte del ranch, inoltre, erano custodite 10 corna di rinoceronte integre, prive di qualsiasi documentazione che ne attestasse la provenienza, così come richiesto dalle leggi del Sudafrica. L'arresto, secondo quanto comunicato dalle autorità locali, è stato il culmine di «un'intensa indagine di 16 ore presso la fattoria Harmony».
L’edizione inglese di Metro ha riportato le parole del maggiore generale Jan Scheepers «Dall'elicottero il posto sembrava un mattatoio e ovunque guardassi c'erano rinoceronti che giacevano morti. Abbiamo trovato 26 carcasse, ma posso dirvi che ce ne saranno sicuramente molte di più. Alcuni sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco e altri sono morti per cause naturali e stiamo ancora indagando su come siano morti».
Figura controversa a causa delle sue posizioni sul commercio etico di corna di rinoceronte, Derek Lewitton nel 2016 ha aperto la sua fattoria per l’allevamento di rinoceronti in Sudafrica supportato dalla moglie sudafricana Xenia. Con lei ha iniziato un allevamento di rinoceronti neri, considerati in pericolo di estinzione, con la convinzione che rimuovendo e poi rivendendo legalmente i corni dei rinoceronti allevati che ricrescono naturalmente dopo il taglio effettuato in sicurezza, il bracconaggio non avrebbe ragione d’essere o comunque verrebbe enormemente compromesso.
Il ricchissimo proprietario terriero aveva però più volte dichiarato anche che «senza il commercio legale del corno di rinoceronte è molto difficile finanziare la conservazione dei rinoceronti. Decornando gli animali in modo sicuro, un commercio ben regolamentato di corni etici verso l'Estremo Oriente aiuterebbe a finanziare i santuari, a far scendere i prezzi e a rendere il bracconaggio meno attraente».
L’elemento economico, indubbiamente, ha un ruolo determinante in ogni ragionamento sulla conservazione di questo animale iconico nel continente africano ma pericolosamente in bilico di sopravvivenza. Il corno di rinoceronte viene infatti valutato oltre 65.000 dollari al chilo: in pratica un grosso corno potrebbe arrivare a fruttare fino a mezzo milione di dollari. Il giro d’affari mondiale che ruota intorno ai corni di questo animale, secondo il Wwf, può arrivare a sfiorare i 200 milioni di dollari.
In quest’ottica, le posizioni di Derek Lewitton si sposano con quelle di chi sostiene che liberalizzare il commercio di corno di rinoceronte utilizzando quello tagliato in sicurezza ai rinoceronti in cattività, e lasciandolo ricrescere naturalmente, risolverebbe il problema immettendo sul mercato grandi quantità di corno a prezzo calmierato e, in ultima analisi, diminuendo le potenzialità del mercato illegale e quindi del bracconaggio che lo alimenta.
Anche se, ovviamente, rimane tutta da approfondire la questione di un mercato di tale portata economica completamente affidato a privati e, parallelamente, il portato etico di un’ennesima iniziativa di sfruttamento degli animali a largo raggio. Per dare dei numeri è bene rifarsi a quanto indica il WWF: «Il rinoceronte bianco del Sud è il più grande ed è la specie meno minacciata con circa 16.000 esemplari allo stato selvatico, di cui il 93% in Sud Africa. Il rinoceronte bianco del Nord è purtroppo estinto in natura dal 2018. Del rinoceronte nero, che ha un’indole più aggressiva rispetto al rinoceronte bianco, oggi si stimano all’incirca 6.000 esemplari in natura».
Ma le posizioni del controverso attivista americano naturalizzato sudafricano, e soprattutto le attività della sua fattoria, non sempre hanno però riscontrato la fiducia di chi si occupa di conservazione in Africa. Fra questi Jamie Joseph, la fondatrice di Saving the wild che ha commentato senza mezzi termini l’accaduto. «Congratulazioni alla polizia per aver arrestato l’americano Derek Lewitton, che ha praticamente trasformato la sua fattoria di rinoceronti in Sudafrica in un mattatoio – ha infatti scritto in un post pubblico su Instagram sulla sua pagina personale e su quella dell’associazione che da anni si occupa di combattere il bracconaggio attaccando direttamente le infiltrazioni criminali nelle istituzioni che favoriscono lo sfruttamento dei selvatici del territorio africano – È sul radar di Saving the Wild ormai da un po' di tempo e ciò che ci preoccupa di più è che gli agricoltori possono legalmente tenere i rinoceronti in un pezzo di terra così piccolo. Davvero, era ovvio a così tanti che circondavano la fattoria Lewitton nella provincia di Limpopo che quel contenitore pieno di rinoceronti affamati era lì per servire a uno scopo sinistro».
Lewitton invece nel suo programma loda in maniera entusiastica le possibilità dell’allevamento di rinoceronti abbinato alla vendita legale dei loro corni. «Mentre il numero di rinoceronti nelle riserve gestite dal governo è crollato del 90% negli ultimi 10 anni, le famiglie che li tengono al sicuro nelle riserve private hanno più che triplicato la loro popolazione di rinoceronti, portando dai 3.000 rinoceronti che proteggevano 10 anni fa a circa 10.500 rinoceronti – dichiara sul suo sito. – Circa la metà della popolazione di rinoceronti del Sud Africa, 4.000 rinoceronti neri e 16.000 rinoceronti bianchi, vivono in riserve private dove mantenerli al sicuro costa ai proprietari milioni di sterline all'anno. Se riusciamo a continuare questo buon lavoro, tra altri 10 anni, il Sudafrica avrà oltre 20.000 rinoceronti bianchi che vagano liberi e selvaggi, anche se il governo perdesse tutti i 2.000 rinoceronti ancora in sua custodia. Se il governo accettasse l’aiuto degli ambientalisti privati e adottasse le stesse pratiche, il numero totale di rinoceronti bianchi in Sud Africa tra dieci anni potrebbe avvicinarsi a 26.000. Si tratta di più rinoceronti bianchi di quanti siano esistiti sulla Terra negli ultimi 150 anni».
Lewitton però, dopo l’intervento della polizia e il ritrovamento delle carcasse di rinoceronti e di una decina di corni detenuti illegalmente, è stato accusato di aver violato il Firearms Act, il National Biodiversity Act del 2004 e il Nemba Act la legge del 2010 sulla difesa della biodiversità, che comportano attività limitate con esemplari di corni di rinoceronte. Secondo il portavoce della polizia di Limpopo, Hulani Mashaba, infatti, «circa 26 carcasse di rinoceronte non segnalate sono state trovate nella proprietà insieme a 10 corni di rinoceronte nella cassaforte della fattoria. Inoltre, sono state confiscate anche sette armi da fuoco acquisite illegalmente e centinaia di munizioni». I magistrati hanno quindi negato la libertà su cauzione all’attivista arrestato, poiché secondo la legge ogni volta che un rinoceronte muore, la sua morte deve essere segnalato alla polizia sudafricana e al Dipartimento di Conservazione della Natura che devono provvedere alla rimozione del corno e poiché dei 17 corni trovati nel ranch solo 7 erano documentati correttamente mentre per gli altri 10 non era presente alcuna documentazione che attestasse la loro provenienza.
Derek Lewitton non è certamente il primo caso di miliardario allevatore di rinoceronti in Sudafrica. Le fattorie che allevano questi animali, che liberi in natura sono in grandissima difficoltà, sono molte. Tra queste la Platinum Rhino di John Hume nata proprio per far proliferare il rinoceronte bianco meridionale ma fallita lo scorso anno a causa dei circa 425 mila dollari al mese di costi di mantenimento dell’allevamento, più della metà soltanto per le misure di sicurezza che comprendevano persino alcuni elicotteri.
L’enorme fattoria, al collasso economico, a settembre dello scorso anno era stata quindi acquistata insieme ai suoi duemila rinoceronti dall’African Parks, una ong che gestisce 22 parchi in 12 paesi dell'Africa e che si era accollata l’enorme impegno di trasformarla in un santuario con l’obiettivo finale di reinserire in natura gli esemplari attualmente in cattività nella riserva. Anche nel caso di Hume, però, l’idea di realizzare la fattoria era legata alle potenzialità di guadagno offerte dalla vendita legale del corno di rinoceronte. Da 200 esemplari all’inizio dell’iniziativa, si era arrivati infatti a circa 2000 rinoceronti bianchi meridionali, fino a quando le spese erano diventate insostenibili e la svendita era diventata una necessità.