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29 Settembre 2021
8:51

Aquile, tori, lupi e asini: gli animali simbolo del mondo del calcio

Dall'aquila Olympia, mascotte della Lazio, alla lupa capitolina simbolo della Roma passando per la zebra Juventina e il cavalluccio della Salernitana, gli animali hanno da sempre un'enorme valenza iconografica nel mondo del calcio, incarnando principi e valori o rendendo omaggio alle città di appartenenza.

lazio aquila olympia
Credit Instagram @official_sslazio

Asini, tori, zebre, lupi, galli: nel mondo del calcio gli animali hanno, storicamente, una enorme valenza iconografica. La stragrande maggioranza delle squadre italiane ha infatti, chi prima chi dopo, eletto a simbolo una specie che fa capolino sugli stemmi, e che in alcuni casi esiste in carne e ossa come mascotte.

È il caso, per esempio, dell’aquila Olympia (l’aquila è il simbolo della Lazio), che domenica ha posato per le foto sotto la Curva Nord sorretta dall’allenatore Maurizio Sarri, dopo la vittoria del derby contro la Roma (che ha come simbolo la lupa capitolina). Ribattezzata così in onore dello stadio Olimpico su volere dei tifosi laziali, in origine si chiamava Dulcinea, ed è un’aquila di mare testabianca arrivata da Lisbona nel 2010, fortemente voluta dal presidente della Lazio Claudio Lotito. Il suo primo sorvolo dell’Olimpico risale al 22 settembre 2010, in occasione del match contro il Milan: un rito portafortuna che da allora è diventato tradizione, con Olympia, che vive nel Centro Sportivo di Formello accudita da tre falconieri e un veterinario, che ha presenziato a tutte le gare casalinghe dei biancocelesti.

Se Lazio e Roma hanno aquila e lupa, il Napoli ha invece scelto gli equini: per diversi periodi sullo stemma ha fatto capolino un cavallo rampante, e la mascotte è invece l'asino, chiamato comunemente “ciuccio”, che trae origine proprio dal cavallo inalberato dello stemma. La decisione di scegliere un “ciuccio” dimostra il carattere partenopeo: leggenda narra che un tifoso deluso dall’andamento della squadra si riferì scherzosamente al cavallo come a “un ciuccio”: «Chiù ca nu bell cavallo, sta squadra me pare ‘o ciucc de zì Fechella: trentasei chiaje e a cor marcia», tradotto: «Più che un bel cavallo, questa squadra mi sembra l’asino di Fechella: trentasei piaghe e la coda marcia». Il commento venne sentito dal giornalista ed ex calciatore napoletano Felice Scandone che lo riportò sul Mezzogiorno Sportivo, contribuendo alla popolarità del ciuccio e alla sua trasformazione in mascotte.

La Juventus invece ha scelto il suo simbolo sulla base dei colori: la zebra bianconera si ispira all’icona disegnata dal giornalista Carlo Bergoglio nel 1928, ma la dirigenza juventina nel corso degli anni si è dimostrata volubile e l’ha più volte sostituita con altri simboli (tra cui anche un toro), mantenendola poi in versione “rampante” e “optical” – tratteggiata con linee bianche e nere – dal 1979 al 1990, quando è stata definitivamente accantonata. Il toro è sempre stato invece il simbolo dell’altra squadra torinese, il Torino appunto: i Granata hanno sempre avuto sullo stemma un toro, simbolo della città di Torino, in posizione rampante, cambiando esclusivamente la combinazione di colori e la forma dello stemma.

Anche l’Inter ha avuto per un limitato periodo di tempo un animale sullo stemma, nello specifico una biscia o "biscione". L’ispirazione è arrivata dallo stemma dei Visconti, famiglia fondatrice del ducato di Milano: lo scudo visconteo è stato più volte raffigurato sullo stemma dell’Inter, in diverse modalità e con somiglianza più o meno puntuale con un serpente. L’ultima “comparsa” risale alla stagione 1988-1989. Il Verona dal 1984 ha come simbolo, invece, due mastini divisi da una scala, in omaggio alla storica famiglia Della Scala, mentre la Salernitana nel 1949 adottò il cavalluccio marino, disegnata dal pittore e professore Gabriele D’Alma: a ispirarlo una passeggiata nel porto di Salerno, durante la quale vide un piccolo cavalluccio divincolarsi dalle maglie di una rete. E per rappresentare la resilienza e la combattività della “piccola” Salernitana, D’Alma scelse proprio il cavalluccio.

Più mitologiche invece Genoa e Venezia: i rossoblù nel 1983 scelsero un grifone (non il rapace, il grifone eurasiatico, ma la figura con la testa d'aquila e il corpo di leone) come simbolo, attingendo allo stemma della città di Genova, su cui campeggiano due grifoni che sostengono la croce di San Giorgio. I veneziani hanno invece omaggiato il leone alato di San Marco. Leone – "tradizionale" – per il Brescia, e ancora il galletto per il Bari, il delfino per il Pescara, il cerbiatto per la sezione giovanile della Spal.

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Andrea Barsanti
Giornalista
Sono nata in Liguria nel 1984, da qualche anno vivo a Roma. Giornalista dal 2012, grazie a Kodami l'amore per gli animali è diventato un lavoro attraverso cui provo a fare la differenza. A ricordarmelo anche Supplì, il gatto con cui condivido la vita. Nel tempo libero tanti libri, qualche viaggio e una continua scoperta di ciò che mi circonda.
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