La maggioranza degli Stati membri dell'Unione Europea ha dato il via libera definitivo alla Nature Restoration Law, la discussa legge sul Ripristino della Natura. L'approvazione definitiva è arrivata oggi durante la riunione del Consiglio europeo con il voto favorevole di 20 stati membri.
Quello che doveva essere un passaggio scontato, l'approvazione da parte del Consiglio dopo il via libera del Parlamento Europeo di questo febbraio, è stato messo in discussione nelle scorse settimane quando l'Ungheria ha ritirato il proprio sostegno.
Perché la legge fosse approvata era necessario che i dessero voto favorevole i Paesi rappresentanti del 65% della popolazione europea, percentuale non raggiungibile senza l'Ungheria. La legge alla fine è passata con la maggioranza di 20 Paesi rappresentanti il 66% della popolazione grazie al cambio di posizione dell'Austria e della Slovacchia.
Oltre all'Ungheria hanno votato in senso contrario all'approvazione anche Svezia, Finlandia, Polonia, Olanda, e Italia. Una posizione stigmatizzata dalla Lipu (Lega Italiana Protezione Uccelli) che si è spesa in questi mesi per informare i cittadini del dibattito sulla storica legge. Sentito da Kodami, il direttore generale Danilo Selvaggi dichiara: «L'Italia si è assunta la responsabilità di stare dalla parte sbagliata della Storia votando contro una legge necessaria non solo per la natura in sé, ma per le nostre comunità».
La posizione dell'Italia non ha sorpreso la Lipu: «Dal primo momento i rappresentanti italiani hanno votato contro la Nature Restoration Law seguendo le richieste di una parte della società produttiva italiana, soprattutto delle confederazioni agricole, ma adesso dovrà comunque dare piena attuazione a questa disposizione, mettendo da parte le convinzioni ideologiche. Non potrà fare altro».
Tutti gli Stati membri, infatti, anche quelli che non hanno votato a favore, dovranno stilare il programma attuativa della legge che prevede tre importanti scadenze per la salvaguardia della natura:
- Ripristinare almeno il 30% degli habitat entro il 2030;
- Ripristinare almeno il 60% degli habitat entro il 2040;
- Ripristinare almeno il 90% degli habitat entro il 2050.
La legge, tra le altre cose introduce anche il reato di ecocidio che mira a punire chi inquina, soprattutto le grandi industrie responsabili dei danni maggiori a carico degli ecosistemi. L'inquinamento è tra i problemi maggiori soprattutto per le zone umide – habitat fragili in cui si incontrano la fauna terrestre e quella marina – messi sempre più a rischio dall'uomo. Lo dimostra la vicenda del Lago di Vico, nel Viterbese. Qui l’accumulo di fertilizzanti utilizzati nelle coltivazioni intensive di nocciole ha favorito la proliferazione di alghe rosse, e creato un ambiente nocivo sia per la natura sia per gli abitanti, avendo reso non potabile l'acqua normalmente bevuta nelle vicine Ronciglione e Caprarola.
«Recentemente il Consiglio di Stato ha ordinato alla Regione Lazio di agire immediatamente per "contrastarne" la distruzione – ricorda Selvaggi – ma il fatto che adesso sia approvata una legge come la Nature Restoration indica finalmente un percorso globale da seguire».
La legge non è perfetta, è il frutto di lunghe mediazioni tra posizioni politiche opposte, che hanno risentito inevitabilmente anche delle pressioni esercitate dai comparti agricoli di ogni Paese. Tuttavia resta la prima strategia europea sulla biodiversità che punta a ripristinare gli ecosistemi degradati.
La legge sarà promulgata 20 giorni dopo la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea, e perché gli stati membri stilino i propri programmi attuativi ci vorrà ancora del tempo, ma nel frattempo gli attivisti esultano questo traguardo storico: «È la vittoria di un'Italia che ha a cuore un mondo diverso da quello di oggi. Come Lipu ringraziamo la società civile che nonostante il silenzio della maggior parte dei media ha sostenuto questa battaglia».