La stagione della caccia è purtroppo iniziata anche in Liguria e per diversi volatili, tra cui la lepre e il coniglio selvatico, il fagiano, il merlo, il colombaccio, il germano reale e molti altri, è arrivato il peggior periodo dell’anno.
Quest’anno, però, l’apertura dell’attività venatoria deve fare i conti con la peste suina diffusa in buona parte del genovesato e in parte anche nell’entroterra savonese.
E a tal riguardo, infatti, le regole per chi andrà nei boschi a uccidere gli animali sono molto rigide. Dall’utilizzo della varechina per lavare le scarpe all’igienizzazione degli indumenti e dei materiali utilizzati, fino al lavaggio delle zampe dei cani.
Ma su queste norme di biosicurezza volte a eradicare la peste suina, il Wwf Liguria ha da che ridire, ritenendole più propaganda elettorale finalizzata a non irritare i cacciatori, piuttosto che il vero rimedio al problema. Anche perché, sottolinea sempre l’organizzazione, l’unica soluzione vera sarebbe stata non aprire la stagione.
Grande incognita sarà anche il 2 ottobre quando ripartirà la stagione di caccia al cinghiale. Nelle aree della Regione senza restrizioni per la peste suina, si potrà abbattere un numero fino a 35.451 cinghiali, pari al 180% di quanto fatto nell'ultimo anno.
È ciò che stabilisce il piano regionale di interventi urgenti per la gestione, il controllo e l'eradicazione della peste suina africana nei suini da allevamento e nella specie cinghiale (Priu), approvato dalla giunta della Regione Liguria.
Questo aumento del numero di esemplari cacciabili, risponde alle indicazioni dei ministeri della Salute e delle Politiche agricole, che prevedono la riduzione dell'80% della popolazione dei cinghiali tra caccia e prelievi di controllo.
L'obiettivo fissato per il 2022/2023 è piuttosto ambizioso, tanto che la Regione ipotizza addirittura futuri incentivi anche economici rivolti al mondo venatorio.
In Liguria la popolazione dei cinghiali è stimata tra i 35.000 e 56.000 capi, con una concentrazione in particolare a Genova e comuni limitrofi che, sottolineano dagli uffici regionali, «ha raggiunto consistenze non più compatibili con lo svolgimento delle normali attività da parte dei cittadini».
Ma se per la Regione si tratta di un intervento necessario per la salvaguardia del territorio e della sicurezza, la risposta degli animalisti locali è una sola. E il loro pensiero è già stato chiarito a luglio con una campagna social in cui si ritraevano accanto ai cinghiali con un cartello o una scritta in cui si leggeva: «Io sto con i cinghiali. Basta mattanza, non sono loro i mostri».