Scoperta scientifica inaspettata, e potenzialmente rivoluzionaria, sui freddissimi fondali dell’Antartide. Un gruppo di ricercatori dell’Helmholtz Centre for Polar and Marine Research di Bremerhaven, in Germania, ha individuato una gigantesca colonia di pesci che si estende per circa 240 chilometri sul fondale della parte meridionale del Mare di Weddell, e la stima è che nell’area siano presenti circa 60 milioni di nidi di “pesci ghiaccio di Giona”, cannictidi appartenenti alla specie Neopagetopsis ionah in grado di sopravvivere alle temperature glaciali delle acque dell’Antartide.
La scoperta sui fondali del Mare di Weddell
I ricercatori hanno spiegato la scoperta senza precedenti in uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Current Biology. Impegnati in alcune rilevazioni legate proprio alla temperatura dell’acqua nel Mare di Weddell, una parte dell'Oceano Atlantico situata a ridosso del continente antartico, grazie a una telecamera sottomarina hanno notato la presenza di alcuni nidi di pesci. Nulla di inusuale, sino a quando non hanno capito che sui fondali non ce n’erano un centinaio, ma decine di migliaia: una densità di 0,26 nidi per metro quadrato, per un totale stimato di 60 milioni di nidi attivi e una biomassa ittica associata di oltre 60.000 tonnellate. La maggior parte dei nidi, osservati a una profondità compresa tra i 420 e i 535 metri, era occupata da un pesce adulto a guardia di 1.735 uova.
I ricercatori sono stati in grado di identificare 16.160 nidi di pesci all'interno di un'area di 45.600 metri quadrati di fondale marino grazie alla telecamera subacquea, e si sono inevitabilmente interrogati sui possibili motivi alla base di una presenza così elevata. Una prima ipotesi è legata alla temperatura dell’acqua in quel punto, sino a 2 gradi più elevata rispetto alle acque circostanti, caratteristica che la rende più adatta alla riproduzione. La temperatura più alta potrebbe inoltre essere sfruttata dai pesci come punto di riferimento per ritrovare il punto esatto in cui si trova la colonia, attirando altri pesci sempre nella stessa zona e contribuendo ad aumentare il numero di nidi.
L’altro aspetto su cui si sono concentrati i ricercatori riguarda invece la qualità dell’ecosistema marino in zona: alla luce dell’altissima presenza di cannictidi, il Mare di Weddell rappresenta una fondamentale area di caccia e sostentamento per le foche, a loro volta fonte di sostentamento per altri animali antartici. L’alta densità di pesci smentisce inoltre le ipotesi sulla scarsa presenza di forme di vita nelle profondità glaciali dei mari intorno all’Antartide.
«La presenza di cadaveri di pesci all'interno e vicino alla colonia suggerisce che, nella morte così come nella vita, questi pesci forniscono input per le reti alimentari locali e influenzano l'elaborazione biogeochimica locale – spiegano i ricercatori – A nostra conoscenza, l'area esaminata ospita la colonia di allevamento ittico continua più ampia dal punto di vista spaziale scoperta fino a oggi a livello globale a qualsiasi profondità, nonché una biomassa del fondale marino antartico eccezionalmente elevata».
L'appello dei ricercatori: «Proteggere l'area da impatti antropici»
«Questi pesci rappresentano un'abbondante risorsa alimentare per predatori di ordine superiore come la foca di Weddell, una specie che sembra essere attivamente alla ricerca di cibo nell'area della colonia almeno dalla metà degli anni 2000 – spiegano ancora i ricercatori – Da morti i pesci forniscono una fonte di cibo per gli spazzini delle comunità bentoniche e probabilmente anche per gli spazzini pelagici. Alla schiusa delle uova, è probabile che i giovani pesci liberati da questa colonia svolgano un ruolo importante nella rete alimentare dell'ecosistema pelagico superiore, dato che i giovani cannictidi trascorrono i loro primi anni più vicino alla superficie del mare».
Nei prossimi anni verranno effettuati altri studi per capire se la colonia è stabile, o se la posizione varia a seconda della disponibilità di cibo. Altre spedizioni saranno inoltre necessarie per delineare l'estensione completa della colonia e per comprendere meglio cosa comporti per la specie, per gli ecosistemi circostanti e per altra fauna«Alla luce di questa scoperta – concludono i ricercatori – riteniamo vitale proteggere la zona del Mare di Weddel da impatti antropici, istituendo un'area marina protetta regionale nell'ambito della Convenzione sulla conservazione delle risorse biologiche dell'Antartico (CCAMLR)».