L'ansia da separazione è un sintomo di un disturbo dell'attaccamento. Per parlare infatti di quella che viene nel linguaggio comune definito come "un problema comportamentale" è necessario fare riferimento al processo di attaccamento e alla storia evolutiva del cane che alla nascita è un soggetto "non maturo". Il neonato cucciolo, infatti, non vede, non sente e il movimento è limitato. La figura materna è dunque fondamentale perché di fatto il piccolo ha bisogno di qualcuno che lo protegga, altrimenti non sarebbe in grado di sopravvivere. Nel momento in cui il cucciolo ha più strumenti per stare nel mondo, gli serve poi un altro riferimento – che si estrinseca nella relazione con l'umano – che lo guidi nel proseguimento della sua maturazione psicofisica.
Queste sono le fasi, in breve, di quello che è definito come "attaccamento primario" (madre – cucciolo) e "secondario" (umano – cane) e su cui si basa poi l'analisi del sintomo che si estrinseca nell'ansia da separazione. La domanda da porsi è: come è stato l'attaccamento di quel soggetto? Qualora vi siano stati dei fattori che hanno determinato che la separazione dalla madre non sia avvenuta nei tempi e nei modi giusti, può accadere che quel cane soffra di ansia da separazione, che si manifesta con sintomi generalmente riconducibili alla distruzione degli oggetti in casa e alle vocalizzazioni come abbai, ululati o piagnucolii.
Bisogna dunque rilevare e osservare questi sintomi ma andare alla radice del problema, da cui dipenderà la diagnosi e la terapia per cui è meglio contattare un educatore o istruttore cinofilo (a seconda dell'età del cane) e avere la consulenza di un veterinario esperto in comportamento.
Non c'è una soluzione univoca per tutti: se ad esempio il cane è molto agitato, è meglio prendersi un po' di tempo prima di lasciarlo da solo per tranquillizzarlo. Se invece soffre di iperattaccamento, bisognerà trovare soluzioni individuali ma che vanno a toccare e modificare l'impianto relazionale. In ogni caso deve essere chiaro che il cane non si "abitua da solo": noi come referenti umani dobbiamo aiutarlo con pazienza, lavorando anche su noi stessi e costruendo una relazione di fiducia con l'intera sistemica familiare.
Cos'è l'ansia da separazione
L'ansia è un sintomo, non una malattia. E l'ansia da separazione è uno dei disturbi del comportamento nel cane che sono, giusto per citarne alcuni:
• Ansia da separazione.
• Sindrome da privazione sensoriale.
• Sindrome di ipersensibilità e iperattività.
• Sindrome competitiva di relazione.
• Stereotipie da costrizione.
• Sindrome di iperattaccamento.
Ci sono anche altri disturbi, come accennavamo, ma qui ci concentriamo su cos'è dunque l'ansia da separazione dopo aver precisato la differenza fondamentale tra sintomo e disturbo (non malattia). L'ansia, in generale, è un «sentimento penoso di allerta psichica e di mobilità corporea davanti ad un pericolo indeterminato». Ciò provoca uno stato psichico che genera reazioni incontrollabili dovute all'emozione principale nel soggetto: la paura rispetto all'essere rimasto da solo, senza il suo punto di riferimento e in assenza di un attaccamento sicuro primario e, evidentemente, secondario.
Il cane così è inquieto e prova una continua sensazione di incertezza e dubbio che, in assenza di chi lo rende – in modo però non funzionale – sicuro già solo per la sua presenza, "perde la ragione" e non riesce a rilassarsi.
Le cause dell'ansia da separazione
Osservato il sintomo, è importante valutarne le cause e risalire al legame di attaccamento che è un legame affettivo, durevole, che si crea e si mantiene tra due individui e che influenza le interazioni con l'ambiente e gli altri soggetti. Si manifesta con la ricerca di contatto e vicinanza tra due individui e influenza l'evoluzione del più piccolo nella formazione del suo carattere e dunque del comportamento. Un attaccamento funzionale, corretto, rende il cucciolo consapevole delle sue capacità: in questo modo diventerà un adulto competente e centrato nel mondo e nelle sue relazioni (avendo evoluto anche la sua auto efficacia) e con un corretto assetto emozionale e livelli normali di arousal.
Questi aspetti possono però essere mancati nella fase iniziale della sua vita nel rapporto con la madre. Può accadere perché, ad esempio:
- vi è stata separazione precoce;
- il cucciolo è nato attraverso tecniche di allevamento in isolamento;
- la madre era inesperta (primipara, ad esempio) o aveva una cucciolata numerosa;
- il cucciolo è rimasto orfano dopo il parto.
La separazione è dunque una abilità che il cucciolo sviluppa grazie prima all'aiuto della genitrice e poi attraverso il nostro supporto, e per quanto riguarda sia la prima fase che la seconda deve avvenire in maniera graduale. Tutto dipenderà però anche dal carattere del cane e delle sue motivazioni di razza: alcune infatti hanno un'alta motivazione affiliativa ed epimeletica, ossia un alto bisogno di prendersi cura dell'altro, per cui soffrono maggiormente del distacco dalla persona di riferimento.
Come capire se il tuo cane soffre di ansia da separazione
Quando un cane soffre di ansia da separazione e viene lasciato da solo, spesso al rientro si trovano oggetti distrutti come cuscini sventrati e altre manifestazioni di scarico su mobili e suppellettili.
Altra espressione dello stato ansioso dovuto alla separazione è l'abbaio prolungato che spesso si tramuta anche in ululato. Ci sono anche altri sintomi meno comuni come autolesionismo, comportamenti stereotipati, depressione, tremori, defecazione o minzione in diversi luoghi della casa e salivazione eccessiva.
Come aiutare il cane a superare l'ansia da separazione
È molto importante non affidarsi ai consigli generici che si trovano in Rete rispetto a come comportarsi con un cane che abbia manifestato ansia da separazione. Prima di tutto perché è sicuramente fondamentale imparare a riconoscerla per evitare le conseguenze ma solo un veterinario esperto in comportamento ha le competenze per diagnosticare quello che, ribadiamo, è un disturbo del comportamento canino.
Detto ciò, vediamo di fissare dei punti di partenza che poi andranno visti e condivisi con l'educatore o istruttore a cui vi consigliamo di affidarvi perché il percorso per superare questa condizione possa essere il migliore in assoluto.
Trovate un professionista
Questa è, come già sottolineato, la prima cosa da fare. Se il vostro cane manifesta i comportamenti che abbiamo descritto, contattate un professionista cinofilo (consigliamo sempre con approccio cognitivo zooantropologico) che possa guidarvi al meglio. I disturbi dell'attaccamento hanno radici profonde ma vi sono comorbidità che vanno indagate all'interno anche del rapporto stesso.
Non punire
Non bisogna mai punire il cane al rientro a casa. Il vostro amico, membro della vostra famiglia, sta esprimendo un malessere e di certo non lo fa per dispetto. Bisogna non agire a valle ma a monte e indagare le cause che provocano l'ansia, da cui dipenderà la diagnosi e la terapia.
Non lasciatelo da solo
Qui non c'è da aggiungere "per troppe o poche ore". Bisogna iniziare un percorso graduale per lasciare il cane da solo e siccome dipende da cane e cane è del tutto sbagliato dare indicazioni generiche che valgano per tutti.
Rafforzate il legame senza creare dipendenza
Difficile farlo, vero? La reazione più comune, a parte quella di punire, è l'estremo opposto: si rientra a casa è si rassicura il cane in maniera insistente, rafforzando così la sua convinzione, ovvero che l'allontanamento seppure temporaneo rappresenta anche per voi una "tragedia" e dunque qualcosa che non deve proprio accadere. Il riapproccio a casa dovrebbe essere quanto più equilibrato possibile, attraverso un saluto normale che non tenga conto di quanto accaduto ma che sia funzionale al percorso di riabilitazione che concorderete con il veterinario esperto in comportamento e il professionista cinofilo che vi seguirà.
Abbiate pazienza e mantenete voi per primi la calma
Ecco, per questo consiglio ci sentiamo sicuri nel rassicurarvi noi: vale per tutti. I cani sono abili nel comprendere il nostro stato d'animo. Loro, a nostra differenza, ci conoscono profondamente. Annusano le nostre emozioni, le elaborano e le "fanno proprie" attraverso l'osmosi emozionale e, soprattutto, la capacità cognitiva che hanno di leggere finanche le nostre intenzioni e sapere se gli stiamo mentendo. Questo punto, dunque, sebbene sia l'ultimo di questo articolo sull'ansia da separazione, è in fondo il primo da cui partire: lavorare su stessi prima di chiedere all'altro di cambiare.