Non è bastata la tragica fine degli 800 bovini della Karim Allah. Non è bastato l’inutile viaggio nel Mediterraneo alla ricerca di un porto dove attraccare e di un acquirente che superasse il timore delle malattie che li avevano colpiti. Non sono bastate le sofferenze derivate dalla permanenza stipati in una nave, addossati uno all’altro, igiene inesistente e malattie diffuse. E non è bastato l’epilogo triste: l’abbattimento obbligato nel porto di Kartagena in Spagna. La vicenda della Karim Allah, la nave da trasporto stipata di animali vivi costretta a girovagare nel Mediterraneo perché rifiutata da tutti per il timore che i bovini fossero ammalati di blue tongue, sembra sul punto di ripetersi. Anche la Elbeik dopo tre mesi di navigazione e un carico di 1700 bovini si trova ancora al largo della Sicilia, vicino a Portopalo di Capopassero.
La denuncia dell'Eurogruppo
«Gli oltre 1.700 animali a bordo non sono mai stati controllati da un veterinario negli ultimi tre mesi. Grazie al lavoro incessante dei nostri membri sul campo e al contatto diretto con l’avvocato che segue la vicenda, sappiamo che ci sono più di cinquanta animali morti a bordo», denuncia Eurogroups for animals che rappresenta 70 organizzazioni di difesa degli animali in 25 Stati membri dell'UE, Regno Unito, Svizzera, Serbia, Norvegia, Australia e Stati Uniti. I suoi membri, preoccupati del benessere e la conservazione degli animali trasportati vivi, hanno scritto alla Commissaria europea per la Salute, Stella Kyriakides, chiedendo il suo intervento per risolvere il problema. «Altre crisi nel trasporto di animali vivi si sono verificate prima, ma quest'ultima colpisce un numero impressionante di animali. 2.671 bovini, che il Trattato sul funzionamento dell'Unione europea afferma essere “esseri senzienti ”, sono stati trattati proprio come una merce – ha commentato Reineke Hameleers, CEO, Eurogroup for Animals. – È chiaro che questo non può ripetere. Riaffermiamo il nostro appello a porre fine all'esportazione di animali vivi e a passare a un commercio di carne, carcasse e materiale genetico».
«Si tratta dell’ennesimo tentativo di evadere le proprie responsabilità e non riportare gli animali in Spagna, costringendoli a ulteriori giorni di sofferenza», commenta Chiara Caprio, responsabile della comunicazione di AnimalEquality che aveva monitorato giorno dopo giorno quanto accadeva sulla Karim Allah. «Già qualche settimana fa, Animal Equality, Enpa e Animal Welfare Foundation avevano segnalato la situazione alle autorità italiane, che avevano predisposto un controllo per la Karim Allah, all’epoca carica di oltre 800 bovini – aggiunge la Caprio – Sfuggendo di fatto ai controlli italiani, la nave è quindi tornata in Spagna, al porto di Cartagena, dove a partire dallo scorso fine settimana tutti gli animali trasportati inutilmente per settimane tra atroci sofferenze sono stati abbattuti. Anche nel caso della Karim Allah alcuni animali erano morti a bordo e i loro corpi fatti a pezzi erano stati gettati in mare, in violazione di qualunque norma».
Il “Libro Bianco” realizzato da Eurogroup for Animals
Anche in risposta agli interrogativi angosciosi scaturiti da questi due ultimi casi, a fine gennaio l’Eurogruppo ha presentato un Libro Bianco per proporre alla Commissione Europea, che vuole rivedere il regolamento sui trasporti di animali vivi entrato in vigore nel 2007, uno strumento di approfondimento su basi scientifiche. Il report racconta, dati alla mano, i viaggi infernali a cui vengono sottoposti centinaia di milioni di animali ogni anno in entrata e in uscita dai paesi dell’Unione Europea. Quei viaggi di cui i consumatori conoscono poco e niente, e di cui negli ultimi anni si sta iniziando a prendere consapevolezza anche grazie alle indagini realizzate dagli attivisti. Quelle di Animal Equality sono tra queste: «in Italia in particolare abbiamo iniziato fin dal 2018 a collaborare con organizzazioni come Animal Welfare Foundation per realizzare e dare risonanza alle inchieste sul trasporto di animali vivi, gettando una nuova luce in particolare sul trasporto in Italia di ovini (agnelli e capretti) per Pasqua e Natale» spiega la Caprio.
In un anno oltre un miliardo e mezzo di animali in Europa e dall'Europa
Grazie al Libro Bianco di Eurogroup for Animas emerge un dato impressionante: nel 2019 hanno circolato in Europa e dall’Europa verso altri paesi del mondo un miliardo e 618 milioni tra bovini, ovini, polli e suini. L’Italia da sola trasporta ogni anno 500 milioni di polli, 40 milioni di galline ovaiole, 30 di tacchini, 11 di maiali e 4 di bovini. Ovvio che per controllare una tale mole di spostamenti ci vorrebbe un esercito. Invece la squadra al lavoro prevede in tutto 5 mila veterinari. A farne le spese sono gli animali. Trasportati in condizioni di inutile crudeltà. Ammassati, sporchi, feriti quando non malati. Per quelli che sopravvivono a questo girone dantesco, c’è l’abbattimento una volta arrivati a destinazione. «Nel 2007 è entrato in vigore il regolamento del Consiglio 1/2005, noto anche come regolamento sui trasporti, allo scopo di evitare lesioni o sofferenze indebite durante il trasporto – spiega l’Eurogruppo – Tuttavia, nel corso degli anni, le indagini hanno rivelato che la sua attuazione e applicazione è molto scarsa; e fonti scientifiche hanno riferito che le sue disposizioni sono spesso inadatte a garantire una protezione efficace per gli animali trasportati».
Cosa fare per contrastare questa situazione?
«Per prima cosa bisognerebbe subito vietare i trasporti di animali vivi verso paesi extra UE – è il parere di Chiara Caprio – Sono paesi dove, per altro, non sono previste le stesse norme di benessere animale, quindi stiamo esportando in condizioni terribili e costringendoli a viaggi lunghissimi animali che poi non verranno nemmeno macellati seguendo le normative. Ma anche il trasporto su terra in Unione europea non ha più senso e andrebbe vietato: si tratta di una pratica che implica ulteriori sofferenze, è fatto spesso in deroga e senza controlli e ha un enorme impatto ambientale, oltre che di sofferenza estrema. Ci auguriamo che la Commissione d'inchiesta presso il Parlamento europeo possa gettare nuova luce su tutte le crudeltà e le irregolarità, ed è per questo che andremo avanti con le nostre inchieste e le nostre denunce».
Non tutti gli animali sono uguali
C’è poi il problema di diverso atteggiamento e diversa sicurezza e protezione riferita alle diverse specie animali. Anche questo un problema che, secondo l’Eurogruppo, va affrontato in maniera efficace. «In linea di principio, il regolamento sui trasporti dovrebbe applicarsi al trasporto commerciale di animali vertebrati vivi – spiega Francesca Porta, "Senior programme officer farmed animals" – Tuttavia, la maggior parte delle sue disposizioni si riferisce solo al benessere di alcune specie animali d'allevamento terrestri: i requisiti per il trasporto di pesci, animali da compagnia ed equini sono meno sviluppati. E le misure per garantire il benessere di un ampio gruppo di specie trasportate per scopi scientifici sono completamente assenti. Inoltre, per definizione, gli invertebrati trasportati per la produzione alimentare rimangono fuori dal campo di applicazione del regolamento. Questo deve cambiare».
"Gli invisibili”: pesci, invertebrati e animali da laboratorio
Secondo il Libro Bianco, alcune specie e gruppi di animali, inoltre, sono da considerarsi meno prioritari rispetto agli altri, almeno per quanto riguarda i trasporti. Tra questi sicuramente gli animali destinati ai laboratori di ricerca. «Nel 2017, 9,39 milioni di animali sono stati utilizzati per la prima volta per la ricerca, i test, produzione di routine e scopi educativi e di formazione nell'UE. Le specie utilizzate erano principalmente topi, pesci, ratti e uccelli. Altri 13,9 milioni di animali allevati nei laboratori dell'UE nello stesso anno. Tuttavia, poche informazioni pubblicate lo sono disponibile per quanto riguarda il trasporto di questi animali». Pesci e invertebrati sono praticamente “invisibili” nella loro dimensione di esseri senzienti. «I dati disponibili sul trasporto vivo di pesci e invertebrati acquatici sono molto limitati. In primo luogo, il pesce è l'unica grande specie d'allevamento che viene classificato solo per peso e non per capo in una quantità tale da rendere impossibile dedurre di quanti capi si tratti. Per gli invertebrati acquatici, addirittura, non viene fatta alcuna differenziazione tra animali vivi e animali morti. Nel 2019, 57.523 tonnellate di pesce vivo sono state esportate dagli Stati membri dell’UE: il 93% di queste quantità è destinato ad altri Stati membri. Le importazioni totali segnalate sono state di 57.154 tonnellate».