Arrivano con ustioni gravi su tutto il corpo, ma non si lamentano mai capaci di sopportare il dolore in silenzio come talvolta solo gli animali sanno fare. E di dolore ce n’è in quelle ferite causate dalle fiamme degli incendi boschivi che si sono mangiati il Cile lasciando intere famiglie senza casa. Ma la macchina della solidarietà si è messa in moto immediatamente sia per gli umani che per gli amici animali.
A pensare e ad accogliere anche questi fedeli compagni che davanti al fuoco invece di scappare per mettersi in salvo, sono rimasti insieme al loro amato pet mate, sono stati il National Disaster Prevention and Response Service, il National Veterinary Board, l’Agriculture and Livestock Service, l'Università di Concepción, le forze militari e molte cliniche veterinarie private che hanno mobilitato i propri medici nelle zone più bisognose. Fondamentale, però, il sostegno di Humane Society International che ha fornito attrezzature e forniture veterinarie specializzate tra cui un'ingente quantità di maschere d'ossigeno e tanti medicinali insieme a mangimi altamente nutrienti.
Le storie che questi medici potrebbero raccontare sono tante e purtroppo non tutte con un finale positivo. Un fil rouge, però, le lega tutte quante: il coraggio e l’attaccamento che ha portato, non solo gli animali ma anche le persone a rischiare la vita per salvare i loro amici. Un legame così forte che le ha portate addirittura a non evacuare quando non avevano a disposizione mezzi di trasporto per portare con sé le loro galline, cani e gatti. Scelta che, infatti, ha alzato il bilancio delle vittime in maniera significativa.
Il problema degli incendi è decisamente in crescita e il rischio di avere aree completamente devastate dai fuochi è sempre più probabile, ma nessuno sembra in grado di fermarli. Il riscaldamento globale non aiuta sicuramente e anzi ha esteso la stagione solitamente limitata ai mesi che vanno da luglio a settembre, anche a giugno e a ottobre. Dopo gli ultimi che hanno devastato il Cile, il governo ha deciso di provare, tra le altre, a utilizzare una tecnica già usata nell’antichità e che viene praticata, pare con successo, anche in Portogallo e Spagna e che si basa sul pascolo delle capre.
Gli ovini, infatti, schiacciando e brucando la vegetazione contribuiscono a mantenere basso il volume dei cespugli e delle erbacce, ovvero quelle più facilmente infiammabili. Ma non solo, perché anche gli escrementi di questi animali sembrerebbero avere un ruolo importante nella sfida, perché renderebbero il terreno meno soggetto al rischio di prendere fuoco.
Altri progetti del genere sono stati lanciati in diverse parti della Spagna, dove però oltre alle pecore si è tentato di impiegare allo stesso modo anche i bisonti europei spariti nel Paese da anni ma reintrodotti appositamente. Secondo gli esperti, questi animali definiti «potatori viventi» che arrivano a pesare fino a mille chili e riescono a mangiare circa 30 chili al giorno di vegetazione, in questo modo aprono di fatto le parti più fitte della foresta permettendo alla luce di entrare e far cresce l'erba invece che sottobosco molto meno infiammabile.