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12 Marzo 2024
15:46

Animali trasformati in oggetti: la mostra “Natura morta. In consegna” sulla caccia al trofeo arriva a Roma

La mostra fotografica "Natura Morta. In Consegna." apre oggi le sue porte al pubblico alla Camera dei Deputati a Roma. In occasione della prima esposizione si è tenuto un panel moderato dalla giornalista Diana Letizia, direttrice di Kodami, durante il quale interverranno la deputata Michela Vittoria Brambilla, la senatrice Dolores Bevilacqua, la fotografa Britta Jaschinski e la direttrice per l’Italia di HSI/Europe Martina Pluda.

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Uno degli scatti della mostra

La mostra fotografica "Natura Morta. In Consegna." apre oggi le sue porte al pubblico per esporre il macabro business della caccia al trofeo attraverso gli scatti di Britta Jaschinski, fotografa pluripremiata e co-fondatrice di Photographers Against Wildlife Crime™.

La mostra è visibile a Palazzo Valdina, sede della Camera dei Deputati, a Roma, ed è organizzata da Humane Society International/Europe con il patrocinio della deputata Michela Vittoria Brambilla, presidente dell’Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali e la tutela dell’ambiente. L’esposizione è stata inaugurata alla presenza di rappresentati della stampa e delle istituzioni con un panel moderato da Diana Letizia,  direttrice editoriale di Kodami, durante il quale hanno preso la parola Brambilla, la senatrice Dolores Bevilacqua, la fotografa Britta Jaschinski e Martina Pluda, direttrice per l’Italia di HSI/Europe, creando un momento di riflessione e sensibilizzazione sul tema della caccia al trofeo.

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La mostra, organizzata in sostegno alla campagna #NotInMyWorld, si propone di accelerare l’introduzione in Italia di un divieto di importazione ed esportazione dei trofei di caccia, al fine di proteggere animali appartenenti a specie a rischio di estinzione, come l’ippopotamo, l’elefante africano, il leone africano, il leopardo, l’orso bruno e l’orso polare, e preservare la biodiversità globale. I trenta scatti esposti saranno visionabili dal 12 al 21 marzo 2024, offrendo ai visitatori l’opportunità di immergersi nella tragica realtà della caccia al trofeo, osservare la trasformazione degli animali in oggetti – da apribottiglie a posacenere – esplorare le implicazioni di questa pratica su animali, ambiente e comunità locali e lanciare l’appello per azioni concrete per la sua cessazione.

Corpi, pelli, zampe e teste dagli sguardi oramai vacui, irrigiditi nell’immobilità della morte. Non più animali, ma oggetti, resi tali dalla canna di un fucile e immortalati dall’obiettivo della fotocamera. «Sono nature morte del nostro tempo, dei secoli XIX-XXI – spiega HSI/Europe – Questa l’essenza degli scatti di Britta Jaschinski esposti alla mostra "Natura morta. In consegna.", che, come lascia intendere il titolo, evocano il parallelismo tra l’uccisione e la reificazione di animali appartenenti a specie minacciate e a rischio di estinzione e l’idea classica di “natura morta”, ovvero la raffigurazione, normalmente pittorica, di oggetti inanimati, tra i quali anche bottini venatori».

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Martina Pluda, direttrice HSI Italia; Britta Jaschinski, fotografa; Diana Letizia, direttrice Kodami; Senatrice Dolores Bevilacqu; Onorevole Michela Vittoria Brambilla oggi a Roma

La deputata Brambilla, madrina della mostra e promotrice di una proposta di legge per vietare l’importazione, l’esportazione e la ri-esportazione dei trofei di caccia delle specie protette dalla Cites, depositata alla Camera dei Deputati, ha affermato: «Gli scatti di Britta Jaschinski ritraggono animali trasformati in oggetti, ma anche, indirettamente, la psiche di chi pensa, in questo modo, di appropriarsi della loro “magia”. La caccia al trofeo è francamente una vergogna, alla quale occorrerebbe porre termine senza indugio. L’approvazione della proposta di legge che ho presentato metterebbe l’Italia sulla strada giusta, quella del divieto di importazione ed esportazione, già battuta da altri Paesi europei, per garantire la conservazione di un inestimabile patrimonio naturale a beneficio delle future generazioni».

Una proposta di legge in tal senso è stata presentata anche dalla senatrice Bevilacqua che durante il panel di apertura ha sottolineato: «Numerosi paesi europei, come Francia, Paesi Bassi, Finlandia e Belgio, hanno adottato o stanno discutendo un divieto di importazione di trofei di caccia di specie a rischio estinzione. Anche in Italia dobbiamo discuterne, per questo sono felice che la proposta di legge presentata dal M5S nella scorsa legislatura alla Camera, sia stata riproposta grazie all’Intergruppo per i diritti animali. Serve però portare avanti il tema anche a livello UE, proprio alla luce dell’adozione da parte del Parlamento europeo di una risoluzione che chiede appunto il divieto di importazione di trofei di caccia delle specie minacciate. Auspico, quindi, che tutti i candidati alle prossime elezioni europee esprimano la propria sensibilità al riguardo: per quanto riguarda il M5S ci impegneremo a continuare a lavorare per un divieto nazionale ed europeo».

Nel decennio tra il 2013 e il 2022, l’Unione Europea ha importato trofei di caccia provenienti da oltre 27.000 animali appartenenti a specie protette dalla Cites, posizionandosi come il secondo importatore mondiale dopo gli Stati Uniti d’America. I dati sulle importazioni di trofei di caccia dimostrano il coinvolgimento dell’Italia in questa macabra industria. Un argomento che Kodami ha raccontato nella video inchiesta sulla caccia al trofeo. Siamo andati alla Jagd&Hund, la più grande e importante fiera della caccia d’Europa che ogni anno si tiene a Dortmund, in Germania. Qui abbiamo raccolto le testimonianze e le confessioni dei cacciatori, per scoprire senza filtri come funziona la caccia al trofeo. Cosa c’è nella mente di chi spende decine di migliaia di euro per uccidere un animale? Chi vende e organizza i safari di caccia? Quali sono le conseguenze di tutto ciò e possiamo fare qualcosa per fermarlo? Abbiamo provato a rispondere queste e a molte altre domande.

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Tra il 2014 e il 2022, l’Italia ha infatti importato 492 trofei di caccia provenienti da mammiferi protetti dalla Cites, come ippopotami, rinoceronti neri, elefanti africani, leoni, leopardi, ghepardi, giaguari, orsi polari e tante altre specie.  La caccia al trofeo non contribuisce positivamente alla conservazione, anzi, minaccia la sopravvivenza di intere popolazioni animali. Per la natura competitiva di questa pratica, l’obiettivo dei cacciatori di trofei è uccidere animali che presentano determinate caratteristiche fisiche: gli elefanti dalle zanne più imponenti, i leoni dalla criniera più folta e scura, i rinoceronti dai corni più sviluppati. Si tratta, spesso, di individui adulti, in età riproduttiva ed essenziali per il benessere e la stabilità dei gruppi sociali e degli ecosistemi in cui vivono.

Martina Pluda, Direttrice per l’Italia di HSI/Europe ha commentato: «In Italia, nonostante il 74% della popolazione sia chiaramente a favore di un divieto di importazione dei trofei di caccia di animali appartenenti a specie a rischio di estinzione, questa pratica rimane legale. È essenziale che il Governo italiano dia ascolto alla volontà dei suoi cittadini. La collocazione di questa mostra, infatti, non è affatto casuale; queste foto devono servire da monito per accelerare il processo legislativo di adozione delle proposte di legge già sul tavolo alla Camera dei Deputati e al Senato della Repubblica. Mettere un freno a questa pratica crudele e anacronistica non è solo un imperativo etico ma anche la risposta adeguata al mandato del Parlamento Europeo che, nel 2022, ha richiesto un divieto sulle importazioni di trofei. È arrivato il momento per l’Italia di schierarsi dalla parte della conservazione della fauna selvatica e di agire con responsabilità per proteggerla. È inaccettabile che si possano trasformare leoni, elefanti, rinoceronti in tappeti, sgabelli e portapenne».

La mostra sarà aperta al pubblico dal 12 al 21 marzo 2024, presso la Camera dei Deputati – Palazzo Valdina, Piazza in Campo Marzio 42, Roma, da lunedì a venerdì, dalle ore 11:00 alle 19:30 (ultimo ingresso ore 19:00), entrata libera.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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