Il nostro pianeta è antichissimo, e la vita su di esso ha visto numerose trasformazioni nel corso dei milioni di anni. Gli animali preistorici che conosciamo grazie agli innumerevoli ritrovamenti fossili, letteralmente parti mineralizzate di antiche specie, erano in molti casi estremamente diversi da quelli attuali. Non parliamo solo dei dinosauri: dai trilobiti dei fondali paleozoici alla megafauna mammifera del Pleistocene, dagli insetti del Carbonifero alle tartarughe che dominavano i continenti nel Triassico.
Ma innanzitutto, cosa intendiamo per preistoria? Tecnicamente per preistoria si intende un periodo che va da circa 2,5-2,6 milioni di anni fa (nascita del genere homo) sino al IV millennio a.C. (invenzione della scrittura). In un senso più ampio, tuttavia, con questo termine si intende tutto ciò che è avvenuto prima della storia moderna, abbracciando quindi un lasso temporale enorme, di centinaia di milioni di anni.
Tutte le specie viventi si evolvono, si adattano e si estinguono naturalmente. Gli organismi esistiti prima della storia umana sono miliardi e miliardi di specie, ma considerando che quelle che sono riuscite a fossilizzarsi ed arrivare fino a noi sono solo una piccolissima parte, possiamo dire che non conosceremo mai tutti gli animali che hanno vissuto sul nostro pianeta. Ma cosa possiamo dire degli animali invece che siamo riusciti a riportare alla luce dal sottosuolo? Bene, tra le tante specie si ritrovano i progenitori di molti animali moderni, organismi simili a forme attuali ma più grandi o più piccole o "più strane", intere linee evolutive estinte ed anche animali totalmente enigmatici.
Insomma: non vi sono regole precise nella preistoria, e più discendiamo nei milioni di anni, più le interpretazioni dei paleontologi sono complicate.
Inoltre osservando flora e fauna del passato negli strati rocciosi, risulta evidente che in alcuni periodi della Terra gli ecosistemi hanno subito cambiamenti repentini, che gli esperti interpretano come dovute a improvvise catastrofi naturali. La più famosa è quella occorsa 65 milioni di anni fa con l'estinzione dei dinosauri (non uccelli) e del 75% delle specie dell'epoca, mettendo fine al Mesozoico e dando inizio al Cenozoico, l'era dei mammiferi e degli uccelli. Tali eventi vengono chiamati estinzioni di massa, e se vi state domandando come debba essere vivere al tempo di un fenomeno del genere, sappiate che secondo gli esperti, attualmente è in corso la sesta estinzione di massa della storia del pianeta. E la colpa in questo caso è la nostra.
Per darvi un'idea di quanto la vita fosse differente in passato (e quanto è difficile il mestiere del paleontologo), ecco una lista di animali della preistoria, senza considerare i già famosi dinosauri.
Megalodonte
Negli oceani preistorici, da 23 a 3,6 milioni di anni fa, viveva un predatore decisamente impressionante, il megalodonte (Otodus megalodon) uno squalo di più di dieci metri di lunghezza. Purtroppo a causa della composizione scheletrica degli squali, pesci cartilaginei, non è possibile ritrovarne uno scheletro completo: conosciamo il megalodonte grazie ai suoi denti fossili, abbastanza comuni nelle formazioni rocciose associate agli antichi ambienti marini.
Comparando i suoi denti con quelli di specie viventi come lo squalo bianco è possibile produrre una stima della sua lunghezza corporea.
Mammut
Con il termine di mammut (genere Mammuthus) si intendono una decina di specie di grossi pachidermi estinti, molto simili ad odierni elefanti ricoperti da una folta pelliccia, che vissero dal Pliocene, circa 4,8 milioni di anni fa, fino a circa 10mila anni fa (anche se pare che alcune popolazioni relitte siano sopravvissute fino a 4mila anni fa). Il mammut è uno degli animali più rappresentativi e iconici dell’ultima era glaciale. Si sa che Homo erectus consumava carne di mammut già 1,8 milioni di anni fa, ed è molto probabile che sia stata proprio la caccia da parte dei nostri progenitori ad aver estinto questi magnifici animali.
Megaterio
Immaginate un bradipo terricolo gigante simile ad un orso, ma grande quanto un elefante: lungo fino a 6 m dalla testa alla coda per un peso di 4 tonnellate. Era questo, suppergiù, l'aspetto di un megaterio come quelli vissuti durante il Pliocene e il Pleistocene nelle Americhe. Il nome scientifico deriva dal greco e significa grande bestia.Viveva nei boschi e nelle savane alberate, si cibava prevalentemente di vegetali come foglie, erba, frutta, radici, germogli e arbusti, sebbene alcuni esperti ritengono che potesse integrare la dieta occasionalmente con carcasse. Nonostante condividesse il proprio ambiente con grandi carnivori come le tigri dai denti a sciabola, e dimensioni di questo animale lo rendevano privo di predatori naturali.
Uccello del terrore
Gli "Uccelli del terrore" (famiglia Phorusrhacidae) sono un gruppo estinto di grandi uccelli carnivori non volatori, diventati i predatori apicali in America meridionale nel corso del Cenozoico, tra 62 e 2 milioni di anni fa in seguito alla scomparsa dei dinosauri. Successivamente all'emersione dell'istmo di Panama che collegò nord e sud America, parteciparono alle migrazioni di fauna tra i due continenti. Ancora piuttosto oscure sono le cause dell'estinzione di questi animali, tuttavia si ritiene che abbiano sofferto la competizione con i predatori nord americani, orsi, felini e canidi, come accadde anche ad altri predatori del continente meridionale, i coccodrilli terricoli ed i marsupiali.
Deinosuchus
Deinosuchus è un genere estinto di alligatore gigante vissuto nel Cretaceo superiore, circa 82-73 milioni di anni fa, in quello che oggi è il Texas. Il nome del genere, Deinosuchus, in greco significa letteralmente «coccodrillo terribile». I primi resti fossili di questo rettile vennero scoperti nel 1850 e con l'aggiunta di altri frammenti ritrovati successivamente, fu prodotta un' approssimativa ricostruzione del cranio esposti nell'American Museum of Natural History, alimentando la credenza popolare che si trattasse "dell'animale più forte della preistoria". In effetti ritrovarsi davanti ai resti di un alligatore di più di dieci metri di lunghezza porta facilmente a suggestioni di questo tipo: d'altronde coccodrilli e alligatori attuali mostrano una potenza di morso impressionante, figuratevi questi "bestioni". Grazie alla sua stazza il Deinosuchus era probabilmente in grado di uccidere e mangiare anche grandi dinosauri, e nella sua dieta rientravano anche tartarughe marine, pesci e altre prede acquatiche e terrestri.
I fossili di Deinosuchus sono stati ritrovati in 10 stati americani, tra cui Texas, Montana e molti altri lungo la East Coast. Alcuni fossili sono stati ritrovati anche nel nord del Messico, il che indica che l'animale è vissuto su entrambi i lati del Mare interno occidentale. L'idea secondo cui queste due popolazioni rappresentino due distinte specie è ancora oggetto di dibattito.
Arthropleura
Ma andamo più a fondo nella storia della vita, superando i dinosauri e arrivando a circa 300 milioni di anni fa. Nel periodo Carbonifero del Paleozoico, mentre i primi vertebrati anfibi e rettili facevano la loro comparsa, la terra era abitata da invertebrati giganti: ragni, cavallette, libellule con un'apertura alare di un metro e millepiedi di più di due metri, come Arthropleura.
Il motivo di questo gigantismo risiede principalmente nelle caratteristiche atmosferiche di quel mondo passato: la concentrazione di ossigeno era molto più alta di quella attuale. Ciò permetteva agli artropodi di raggiungere forme ora impensabili a causa del loro limitato sistema respiratorio.
Utaurora comosa
Scendiamo ancora più in fondo, fino ai primordi della vita pluricellulare, in un periodo del Paleozoico chiamato Cambriano. Durante la cosiddetta "esplosione cambirana", 550 milioni di anni fa, il regno animale "sperimentò" numerose forme corporee, che diedero il via ai principali phyla di animali tuttora esistenti. Le principali testimonianze di queste "sperimentazioni evolutive" ci vengono da un giacimento fossilifero molto famoso, Burgess Shale in Canada.
Le specie che possiamo osservare in queste rocce sono più che assurde, ed in alcuni casi sono talmente strane da risultare di difficile interpretazione. Recentemente vi avevamo parlato di una delle ultime scoperte provenienti da questo sito, ancora sottoposto ad uno studio minuzioso, Utaurora comosa. Secondo gli esperti Utaurora era lungo circa 7 centimetri e aveva un lungo corpo segmentato con cinque occhi. Aveva la bocca rivolta all'indietro e posizionata sul lato inferiore del cranio ed era dotato di una proboscide uncinata che serviva probabilmente per portare il cibo al cavo orale. Difficile pensare ad un animale più strano!
Celacanto
Ma alcune volte animali preistorici che ritenevamo estinti da milioni di anni possono improvvisamente tornare nel radar della scienza, generando lo stupore di paleontologi e biologi evoluzionisti. Uno dei casi più famosi a riguardo è quello del celacanto, un pesce osseo così assurdo per le sue caratteristiche anatomiche da lasciare attonita la sua scopritrice. Pensate che pesci simili a lui erano conosciuti solo come fossili e risalivano al Mesozoico. Cos'ha di tanto assurdo? Questo pesce osseo conserva tratti dei nostri antenati acquatici che hanno poi, lentamente, dato il via ai vertebrati terrestri!
La prima prova dell'esistenza di celacanti viventi si ebbe nel 1938 quando Marjorie Courtenay-Latimer, curatrice di un museo sudafricano, si imbatté in uno strano pesce blu fra il bottino di una barca di pescatori andati a caccia di squali nell'oceano Indiano, all'altezza della foce del fiume Chalumna. La donna si accorse di non essere in grado di classificarlo e così decise di chiedere informazioni al collega professor James Leonard Brierley Smith, facendo imbalsamare l'esemplare. Quando Smith lo vide, lo identificò come un celacanto, un gruppo di animali ritenuto scomparso da 65 milioni di anni. La specie del pesce fu chiamata Latimeria chalumnae, in onore della scopritrice e delle acque in cui fu pescato, e da allora il celacanto viene considerato un fossile vivente, e negli anni successivi è stata addirittura scoperta una seconda specie, Latimeria menadoensis.