Il Santuario della Madonna della Libera di Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli, è stato chiuso fino a data da destinarsi perché«da un po’ di tempo i fedeli temono di raggiungere l’eremo. Ci troviamo costretti a sbarrare i cancelli, almeno negli orari di chiusura del Santuario», ha dichiarato il guardiano, padre Vincenzo Ronga.
Capre, tori e altri animali sarebbero entrati nel luogo di culto «riducendolo a una stalla». Raggiunto da Kodami il frate cappuccino non si è dimostrato disponibile a chiarire la situazione: «Tutto risolto», ha tagliato corto senza fornire ulteriori spiegazioni sulla presunta invasione de parte degli animali.
Ma è davvero questo che sta succedendo in città? Abbiamo contattato il Comitato a difesa del Santuario della Madonna della Libera che ha descritto una versione dei fatti decisamente diversa da quella del prete-guardiano: «Gli animali sono solo un pretesto. Capre e mucche pascolano allo stato brado sulla montagna demaniale senza creare disagi ai cittadini. Ogni tanto scendono ma non si sono mai avvicinati al Santuario e soprattutto i cittadini non ne hanno paura».
Il Comitato è sorto spontaneamente in seno alla comunità dei fedeli di Castellammare per tenere alta l'attenzione sul Santuario, la cui apertura al pubblico è messa a rischio dalla progressiva riduzione del numero di frati e «non dagli animali selvatici avvistati da padre Ronga».
Il Santuario della Madonna della Libera affonda le sue radici nell'anno mille: qui sull'eremo del monte San Cataldo s'insediò la prima comunità di monaci benedettini. Nel corso dei secoli la proprietà è passata di mano più volte fino all'acquisizione da parte dei frati cappuccini sul finire dell'Ottocento. Questo luogo ha rafforzato la sua vocazione di centro spirituale per la comunità di Castellammare, accogliendo oltre mille ex voto e cementando un legame che dura tutt'oggi, e che come spesso accade in Italia vede legate religione e tradizione.
Un legame che rischia di essere spezzato ma non per colpa degli animali. «Nei pressi del santuario pascolano specie domestiche e non selvatiche, riconducibili a pastori della zona, ben noti e non considerati una minaccia dalla popolazione locale. Non sono emerse criticità in tal senso durante le consuete riunioni di quartiere, l'ultima avvenuta una settimana fa – riferisce il Comitato – Non è la gestione degli animali ad essere cambiata ma la nuova amministrazione del Santuario, passata solo nell'ultimo anno a padre Ronga».
Tra le vittime della seconda ondata della pandemia da Covid-19, infatti, c'è stato anche il precedente guardiano del santuario, padre Angelo Gioia. «Con questo passaggio di testimone molte cose sono mutate al Santuario: prima era sempre aperto, oggi i catenacci vengono tolti solo ad orari ben precisi. Una novità alla quale non eravamo abituati – denunciano – Inoltre, il Santuario non accoglie più le celebrazioni per gli anniversari di matrimonio, e anche gli sposi con numero di invitati superiore a 50 vengono rimandati indietro, in una chiesa che potrebbe ospitarne oltre 150».
Il pretesto sono le restrizioni anti-Covid. Tuttavia la Conferenza episcopale, l'assemblea che riunisce i vescovi italiani, con la fine dello stato di emergenza ha cambiato le regole per funzioni religiose, invitando esplicitamente i fedeli a tornare nei luoghi di culto e a partecipare in presenza alle messe.
Un diritto dei credenti che, secondo la denuncia di Ronga, sarebbe leso dagli animali e che invece per i cittadini di Castellammare poco o nulla ha a che fare con capre e ovini.