I piloti della MotoGP chiedono maggiori tutele per la fauna selvatica che popola Phillip Island, l’isola che ospita il Gran Premio d’Australia. La questione è emersa prepotentemente venerdì, dopo alcuni episodi che si sono verificati sul circuito, immerso nella natura, durante le prove.
Il primo ha coinvolto il pilota Aleix Espargaro, che è riuscito per un soffio a evitare un wallaby, piccolo marsupiale dell'Oceania centrale e meridionale, che ha attraversato la pista. Il secondo ha riguardato invece due oche di Cape Barren, uccelli molto diffusi nel continente australiane: anche in questo caso si è trattato di un attraversamento durante i giri per le qualificazioni, interrotti per “condizioni di pista non sicure”. La questione non è comunque nuova: qualche anno fa il pilota italiano Andrea Iannone ha investito un uccello durante una gara sullo stesso circuito, uccidendolo.
Dopo quanto accaduto nei giorni scorsi è stata convocata una commissione sulla sicurezza, nel corso della quale è stato discusso l’allestimento del circuito. Secondo il pilota Suzuki Alex Rins, l'altezza della recinzione perimetrale dovrebbe essere rivalutata per proteggere sia i piloti sia la fauna selvatica: «Se colpiamo un wallaby potrebbe essere molto pericoloso sia per l'animale sia per noi – ha detto Rins – La recinzione sul rettilineo non è abbastanza alta». Anche Espargaro, trascorsa qualche ora dall’incidente sfiorato con il wallaby, ha definito «inaccettabile» quanto accaduto. Se per gli uccelli, infatti, poco c’è da fare – difficile impedire loro di volare sul circuito – per i mammiferi la situazione è decisamente differente: «Se avessi colpito il wallaby a 220 km orari l’incidente sarebbe stato molto grave», ha concluso Espargaro.
Il problema è noto. Il circuito di Phillip Island è immerso nella natura, quasi 5 km di curve e rettilinei appollaiati sul ciglio di una scogliera, e la presenza di fauna selvatica – gabbiani e oche in primis – è inevitabile. Costruito nel 1956, il circuito è apprezzato dai fan delle competizioni motociclistiche e automobilistiche proprio per la posizione, che non tiene però minimamente conto dell’impatto che ha sull’ecosistema. Adesso sono gli stessi piloti a sollevare il problema sicurezza, sia per loro sia per gli animali che potrebbero legittimamente ritrovarsi nei pressi della pista, ignari del rischio corso.