«Buttati in una discarica a cielo aperto. Buttati come cose, senza cibo o acqua per poter sopravvivere, un evidente caso di maltrattamento animale». Questa la condizione in cui si trovavano degli animali a Samarate, Comune in provincia di Varese, secondo la Lega Italiana per la Difesa degli Animali.
Una situazione, invece, che secondo la Procura della Repubblica di Busto Arsizio, non era così grave, tanto da decidere l’insussistenza sia dei maltrattamenti che della sofferenza per gli animali, disponendo la restituzione degli stessi all’allevatore a cui afferiscono.
«Una cosa che ha dell’assurdo, non siamo in grado di capire le motivazioni della sentenza. Ci sono le foto e il documento ufficiale dell’ispezione fatta dal nostro veterinario. È davvero una cosa senza senso – dice a Kodami Francesco Faragò, l'ufficiale delle Guardie Ambientali che ha segnalato il caso e fatto scattare il blitz nei giorni scorsi – Tanto che, in prima istanza, il controllo ha portato a un primo sequestro degli animali».
Gli animali sono due maremmani, due gatti (uno è fuggito), sette pecore, due maialini vietnamiti, venti polli, sei anatre mute e due germani reali. «Le condizioni erano al limite dell’assurdo – continua il testimone oculare – Le anatre erano nere, talmente coperte e appesantite dallo sterco, che non riuscivano nemmeno a muoversi».
Ma l’indagine, invece, si è smorzata nelle ore successive. «Mi avevano segnalato che nel Parco del Ticino c’erano delle costruzioni fatiscenti che mostravano gravi condizioni di degrado, gli animali in mezzo al fango, rifiuti e sterco – precisa Faragò – A quel punto mi sono organizzato con i Carabinieri e con un veterinario che è stato nominato ausiliario, ovvero consulente, della Polizia Giudiziaria e abbiamo cominciato gli accertamenti».
Per essere più trasparenti possibile, Faragò ha spiegato a Kodami che cosa il veterinario aveva rilevato con l'ispezione. Ovvero che la struttura era situata all'interno di quella che si presentava molto come una discarica a cielo aperto in cui gli animali vivevano tra lo sterco e rifiuti alimentari all’interno di sacchi in avanzato stato di putrefazione.
Gli animali, poi non avevano a disposizione né cibo né acqua e quindi verificato lo stato delle strutture e la mancanza delle condizioni igienico-sanitarie minime indispensabili, disse che non potevano esistere i presupposti per l’allevamento di nessun genere di animali secondo requisiti minimi di rispetto del benessere animale.
A quel punto il fascicolo arriva in Procura e di qui passa all’Ufficio dei Reati Ambientali. «E' qui che si inceppa la macchina, secondo me. Come può essere possibile, mi chiedo, se hanno visto le foto, giudicare che siccome non erano denutriti, questo ha detto la relazione del competente veterinario di Ats, i maltrattamenti e la sofferenza per gli animali non esistessero, disponendo peraltro la restituzione degli stessi animali in quello stesso contesto? A me sembra folle questa decisione che, peraltro, va in aperto conflitto anche l’Art. 727 che punisce chiunque detenga animali in condizioni incompatibili con la loro natura, e produttive di gravi sofferenze. Io credo che sia pericolosissima una sentenza del genere, perché può genera un precedente che potrebbe aprire di fatto all’allevamento abusivo».
Sulla questione, però, c’è anche un passaggio formale del Comune rispetto al luogo. «Avevamo avuto un segnalazione di una discarica a cielo aperto sulla via Augusta, però, al tempo gli animali non c’erano – spiega a Kodami il sindaco di Samarate Enrico Puricelli – Abbiamo fatto un'ordinanza nei confronti del proprietario, che effettivamente non è stata mai rispettata ma ripeto gli animali non c’erano. L’altra mattina, il comandante dei Carabinieri mi contatta e mi riferisce della denuncia nei confronti di questa sorta di discarica avvenuta dopo una segnalazione della Lida per via degli animali presenti in quel contesto. Devo dire che, effettivamente, le condizioni erano pessime. E quindi si è deciso per il sequestro».
Il Primo cittadino precisa che però, a quel punto, è intervenuto l’Ats. «hanno deciso che gli animali potevano stare perché, una volta visitati, si presentavano in buone condizioni, nutriti normalmente senza segni riferibili a maltrattamento evidente. Conseguentemente anche il provvedimento della Procura è stato di non maltrattamento perché dal documento veterinario non poteva essere provata la grave sofferenza denunciata».
E cosa ha fatto l'amministrazione pubblica però dopo quanto accaduto? «Una nuova ordinanza in cui viene ordinato al proprietario di pulire tutto – conclude il Sindacco – Con anche l’obbligo per la nostra polizia locale e per l’Ats, che intanto ha munito di microchip gli animali che ne erano mancanti, di monitorare con attenzione la situazione. Adesso il proprietario deve mettere a posto le baracche e fare delle stalle decenti dove gli animali possano vivere in maniera decorosa».