Animali sempre più vicini ad arrivare in Costituzione. Dopo i primi “sì” di Senato e Camera, il disegno di legge che modifica gli articoli 9 e 41 per disciplinare costituzionalmente l’ambiente e gli animali è arrivato anche il secondo “sì” da parte dal Senato, con 218 voti favorevoli, nessun contrario e due astenuti (Fratelli d’Italia, che era contraria ma non ha partecipato alla votazione) e un applauso finale.
Si tratta della terza lettura parlamentare (la seconda deliberazione di palazzo Madama) e il provvedimento adesso torna all’esame della Camera, che ha già votato sì a metà ottobre, per la quarta e ultima lettura: in caso di approvazione, gli animali entrerebbero per la prima volta in modo esplicito nella Costituzione italiana, e la loro tutela verrebbe garantita al livello legislativo più alto con un riferimento alle leggi statali. Con la modifica dell’articolo 9, infatti, il ddl stabilisce che la «Repubblica si impegna a tutelare ambiente, ecosistemi e biodiversità … anche per generazioni future» e che «la legge dello Stato definisce le forme e i modi di tutela degli animali».
Un passaggio fondamentale e necessario all’Italia per seguire le disposizioni dell’Unione Europea, che all’articolo 13 del suo Trattato precisa che «l’Unione e gli Stati Membri devono, poiché gli animali sono esseri senzienti, porre attenzione totale alle necessità degli animali, sempre rispettando i provvedimenti amministrativi e legislativi degli Stati Membri relativi in particolare ai riti religiosi, tradizioni culturali ed eredità regionali». L’orientamento a livello europeo è quindi quello di superare il concetto di animali come res, una cosa di cui disporre a piacimento proprio accade per altre proprietà materiali, ma di considerarli appunto esseri senzienti, con diritti e tutele specifiche.
Nel ddl in esame in questi mesi al Parlamento il riferimento esplicito agli animali come esseri senzienti non c’è. O sarebbe meglio dire che non c’è più, perché una prima proposta in questo senso era stata avanzata nel 2014 con un disegno di legge presentato in Senato intitolato "Introduzione del riconoscimento dei diritti degli animali nella Costituzione”: «Perché gli animali in Costituzione? – chiedevano i senatori De Petris, Cirinnà, De Pietro, Petraglia, Casaletto, Mastranfeli, Zizza, Pagliari, Barozzino, Cervellini, De Cristofaro, Uras e Stefano – Stiamo assistendo a un fenomeno prima culturale e poi giudiziario, l’elevazione dello status dell’animale da mera res ad essere senziente, ed è evidente che il nostro ordinamento giuridico debba ormai conformarsi a questo deciso mutamento, anche per evitare ulteriori paradossi e tensioni sociali. Abbiamo quindi l’inderogabile necessità di intervenire di fronte a sempre più precise istanze di tutela da parte della collettività».
La richiesta era quella di modificare l’articolo 9 in questi termini, seguendo la linea già tracciata dal Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea. La proposta rimase lettera morta, e nel 2018 ci ha riprovato la senatrice Loredana De Petris, ai tempi Liberi e Uguali, oggi nel Gruppo Misto. Per arrivare sino a dove siamo arrivati oggi il disegno di legge ha però dovuto essere modificato per trovare un compromesso tra tutte le forze politiche, e così la senatrice Alessandra Maiorino ha sintetizzato e accorpato le proposte di M5s, Pd, Forza Italia e gruppo Misto per farlo approdare nel marzo del 2021 davanti alla Commissione Affari Costituzionali del Senato.
La più strenua resistenza era stata portata avanti da Fratelli d’Italia e della Lega. La Lega in particolare – un partito cui le associazioni animaliste contestano da anni ormai la vicinanza ai cacciatori – aveva presentato 246.000 emendamenti al testo di legge per contrastare la decisione di modificare l’articolo 117 e di spostare la tutela degli animali dalla competenza regionale a quella statale. Con lo stralcio di questa modifica, il partito ha ritirato gli emendamenti e ha votato a favore del disegno di legge, mentre Fratelli d’Italia ha continuato a esprimere dubbi scegliendo però la strada dell’astensione, percorsa anche nell’ultima votazione al Senato.
Animali in Costituzione: come si articola la riforma
Nella sua forma definitiva, il testo di legge è composto di tre articoli che prevedono la modifica degli articoli 9 e 41 della Costituzione. L’articolo 1 propone di introdurre un nuovo comma all’articolo 9, e di inserire accanto alla «tutela del paesaggio e del patrimonio storico-artistico» anche «la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni». Viene poi aggiunto il principio di tutela degli animali, da attuare con la «legge dello Stato».
Quest’ultimo punto è stato particolarmente dibattuto perché inizialmente il disegno di legge prevedeva, come detto, anche una modifica all’articolo 117 della Costituzione, che regola i rapporti tra Stato e Regioni, per far ricadere la tutela degli animali interamente sotto l’egida dello Stato. Durante gli esami della Commissione, e in virtù del raggiungimento di quel famoso compromesso, questa parte è stata invece stralciata ed è stata sostituita con il comma dell’articolo 1 che istituisce una riserva di legge (una competenza dello Stato, dunque) in materia di tutela degli animali.
L’articolo 2 della proposta di legge modifica invece l’articolo 41 della Costituzione, che ai commi 1 e 2 stabilisce che l’iniziativa economica privata sia «libera» ma non possa svolgersi «in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana». Nella nuova formulazione proposta, l’iniziativa economica privata non può svolgersi nemmeno a danno «della salute e all'ambiente». Il comma 3 dell’articolo 41 stabilisce poi che sia la legge ordinaria a stabilire i «programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali» e, nel nuovo testo in discussione, anche «fini ambientali»·
L’articolo 3 della proposta di legge, infine, specifica che l’applicazione del principio di tutela degli animali, previsto dall’articolo 1, si applica alle Regioni a statuto speciale nei limiti delle competenze legislative riconosciute dai singoli statuti.
Come si modifica la Costituzione
Per arrivare al risultato finale – ovvero alla modifica del testo della Costituzione – è necessario seguire un iter particolarmente lungo e complesso che prevede la doppia approvazione di entrambe le Camera, per una totale di quattro letture, e che la seconda deliberazione di Camera e Senato debba ottenere la maggioranza assoluta. Il fatto che la seconda deliberazione al Senato abbia raggiunta la maggioranza qualificata – i due terzi dei componenti – è stato accolto con un applauso perché comporta che possa essere evitata la richiesta del referendum, così come previsto invece in caso contrario.
«Oltre i 2/3 dei senatori hanno approvato l'introduzione in Costituzione della tutela ambientale, un risultato che sottolinea come questo tema sia condiviso in modo trasversale tra tutte le forze politiche e sia più che attuale in questo momento in cui i giovani da Glasgow invitano i governi di tutto il mondo a fare qualcosa di reale e concreto – ha detto il ministro per i rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà – Il percorso della legge adesso prosegue verso l'ultima e definitiva votazione alla Camera dove auspico ci possa essere un'approvazione con margini anche più ampi di quelli del Senato. Sarebbe una bellissima risposta da dare ai nostri ragazzi e sarebbe l'inizio di un percorso di consapevolezza per tutti verso i delicatissimi temi legati all'ambiente, alla tutela della biodiversità, degli ecosistemi e degli animali».