La violenza domestica è diventata un fenomeno sempre più allarmante per diffusione, crescita e epilogo tragico di moltissimi casi che riguardano le donne. Spesso in questi nuclei familiari la violenza diventa il pane quotidiano per la parte abusata, in un vortice che può coinvolgere anche altre componenti fragili, come minori e animali. Ma mentre le persone vengono sempre poste al centro delle azioni di tutela e protezione, anche se non sempre in modo così tempestivo, gli animali non vengono quasi mai presi in considerazione: eppure anche la loro tutela sarebbe doverosa, visto che la loro presenza riveste una grande importanza all’interno della famiglia.
Esistono diverse possibilità per la messa in sicurezza delle persone abusate che possono attivare i centri antiviolenza, con accesso volontario dei soggetti fragili a questi servizi presenti sul territorio oppure essere oggetto di interventi messi in atto dalle forze di polizia in un contesto emergenziale.
In entrambe le situazioni la presenza di animali nelle case dovrebbe essere oggetto di attenzione, per differenti ragioni, tutte molto importanti e non soltanto nell’immediatezza dei fatti ma anche nell’evoluzione delle attività di protezione. Per molte vittime di violenza il proprio animale rappresenta l’unico conforto in una vita estremamente difficile, una sorta di àncora di salvezza capace di dare affetto senza giudizio, di diventare una componente salvifica che difficilmente verrà abbandonata.
Chi conosce la sofferenza, le persone che hanno l’anima lacerata da lunghi periodi di abusi potrebbero, infatti, decidere di non allontanarsi dalla casa proprio per non abbandonare il proprio animale in balìa del soggetto violento.
Questo problema non è mai stato affrontato e risolto in modo organico, per la cronica mancanza di strutture diffuse che possano accogliere non solo le donne con gli eventuali minori, ma anche gli animali con cui hanno diviso la loro vita. Questa mancanza di ricovero rischia di vanificare un percorso di allontanamento, già complesso e difficile, esponendo le persone abusate a rischi decisamente superiori che possono arrivare anche alla morte.
La presenza degli animali deve essere osservata con molta attenzione dagli operatori chiamati a intervenire in contesti violenti. Se alcune volte gli animali possono rappresentare un ostacolo per ottenere l’allontanamento volontario delle persone, altre volte costituiscono un indicatore efficace dello stato delle cose e possono, inoltre, aiutare chi interviene a rompere il muro di diffidenza che molto spesso hanno le persone vittime di violenza nei confronti di quanti non conoscono.
Il rendersi disponibili a occuparsi anche degli animali e l’offrire di curarsene è un passo importante per creare un ponte con la vittima, dimostrando di avere una sensibilità superiore alla media, che porta l’operatore a occuparsi anche degli animali. Questo meccanismo può contribuire a creare un volano virtuoso che agevolerà il rapporto fra vittime e operatori, contribuendo a far crescere il livello della confidenza. Osservare i comportamenti e lo stato di salute degli animali che vivono nelle case rappresenta, sempre e comunque, un ottimo indicatore per meglio capire il contesto. Spesso un animale che mostri paura nei confronti delle persone o che manifesti una tendenza a nascondersi oppure che abbai in modo insistente, anche se rassicurato dal suo custode, potrebbe essere un indicatore della situazione in cui è costretto a vivere.
Nei contesti violenti molto spesso sono presenti proprio quei comportamenti che atterriscono gli animali: urla, movimenti improvvisi, caduta o lancio di oggetti, liti. Mentre le persone possono essere indotte dalla paura a mentire sulle reali condizioni di vita, gli animali non mentono mai e rappresentano una spia non coercibile di quanto realmente avviene fra le mura domestiche. Certo un dato non assoluto, ma un semaforo rosso che si accende e che richiede la giusta attenzione da parte degli operatori sociali e del pronto intervento.
Altro indicatore prezioso è lo stato di salute degli animali: un cane o un gatto che si presentino con un pelo arruffato e poco curato, magri o con qualche problema di deambulazione potrebbero indicare una gestione non corretta oppure evidenziare i postumi di qualche lesione dovuta a atti violenti. Questa attenzione dovrebbe essere prestata, a maggior ragione, dai medici veterinari che in presenza di animali con comportamenti/alterazioni/lesioni che siano riferibili, anche in via ipotetica, a possibili maltrattamenti hanno l’obbligo giuridico di informare la magistratura della possibile ipotesi di reato, per il tramite della Polizia Giudiziaria.
Ancora oggi non sono molte le segnalazioni che giungono alle Procure, nonostante l’omissione di referto da parte di un veterinario sia un reato punito dal Codice penale. Una maggior attenzione potrebbe contribuire a salvare persone e animali da una vita difficile, perché ci sono porte che si possono aprire una volta sola e il non aver saputo cogliere il bisogno rischia di seppellire persone e animali per sempre. Proprio come accade a causa dell’assenza di strutture che possano accogliere persone e animali, sottraendole a una vita molto difficile e evitando che questa spirale di patologica violenza possa arrivare alle estreme conseguenze, per i soggetti fragili che sono costretti a subirla.