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4 Marzo 2022
17:25

Animali e potere assoluto: l’amore dei dittatori per cani, gatti e specie esotiche

È noto che Vladimir Putin nutra un sincero amore verso cani ed altri animali, come d'altronde altri suoi celebri "colleghi". Nel corso della storia moderna, numerosi dittatori si sono circondati di fedelissimi animali domestici ed esotici.

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È l'11 Ottobre 2017, pochi giorni dopo il suo sessantacinquesimo compleanno. Vladimir Putin è ospite di Gurbanguly Berdymukhamedov, "presidente" assoluto del Turkmenistan, e storico alleato della Russia. Come dono di compleanno ecco arrivare un trasportino per cani, da cui il dittatore turkmeno afferra sorridente un piccolo di cane pastore dell'Asia Centrale, e soddisfatto lo "sventola" verso le telecamere. Prontamente, Putin libera il cucciolo dalla sua presa e lo stringe a sé, lo accarezza e lo bacia teneramente per poi poggiarlo sulla moquette della sala.

Quel cucciolo è Verni, ora uno dei più fedeli compagni e guardiani del presidente russo. Ed è proprio "fedeltà" la traduzione italiana del suo nome.

L'empatia di Vladimir Putin verso gli animali è lampante. Il suo "branco" comprende all'attuale quattro robusti e inseparabili compagni: Buffy, Yume, Verni e Pasha, tutti regali di vari incontri diplomatici da diversi leader mondiali.

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Putin in compagnia di Verni e Yume

Ma il suo "amore" non si ferma ai soli cani: durante la sua carriera il presidente russo è stato immortalato con tigri, mucche, leopardi, koala, gatti e per i più "creduloni del web" in un noto meme anche a cavallo di orsi bruni.

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Un famoso fotomontaggio che ritrae Putin a cavallo di un orso bruno

Insomma, basta una sua decisione per alimentare un conflitto su grande scala in Europa, da far rizzare i capelli a qualsiasi essere vivente e generando sofferenze a uomini e animali ma l'amore per questi ultimi da parte sua sembra essere sincerissimo.

D'altronde non è il primo caso di "dittatore animalista", anzi. La storia da questo punto di vista ne è piena e non è sempre facile distinguere tra verità e propaganda.

I pastori tedeschi di Hitler ed i leoni di Goring

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Gli animali sono da sempre simboli importantissimi per la nostra cultura, e le dittature in effetti sono notoriamente iconografiche, in special modo quelle moderne, in costante ricerca dell'indottrinamento di massa. Come poteva allora Adolf Hitler, fondatore e teorico del Nazionalsocialismo tedesco non essere legato alla razza canina più "germanica" di tutte, il Pastore tedesco?

Blondi (1941 – 30 aprile 1945) era il cane preferito di Adolf Hitler. Venne regalata al Führer da Martin Bormann nel 1941. A detta di tutti, Hitler era molto affezionato a Blondi e la teneva spesso al proprio fianco permettendole di dormire nella sua camera da letto nel bunker. Hitler ebbe un altro pastore tedesco in precedenza nel 1921, ma fu costretto a dare via il cane a causa di un periodo di povertà. Si narra che il cane scappò e tornò da lui ed Hitler, assistendo a questa prova di notevole lealtà, sviluppò un amore assoluto per la razza.

Blondi stette con Hitler anche  durante la caduta di Berlino, e nell'aprile del 1945 diede alla luce cinque cuccioli, con un altro pastore tedesco (ovviamente la linea doveva rimanere purissima), Harass. Hitler chiamò uno dei cuccioli "Wolf", il suo soprannome preferito e il significato del suo nome "Adolf". La cagna fu suo malgrado una compagna fedele anche nell'aldilà: durante la battaglia di Berlino, Hitler prima di darsi la morte, ordinò a uno dei suoi medici personali di testare sul cane le pillole di cianuro che gli sarebbero servite per il suicidio. I soldati dell'Armata Rossa, una volta giunti sul posto, trovarono i corpi di Blondi e di un suo cucciolo.

La segretaria di Hitler dichiarò in seguito che Eva Braun era gelosa e detestava Blondi e che talvolta la prendeva a calci.

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Hitler accarezza dei caprioli

«A volte servivano da modelli, a volte come immagini del nemico, a volte erano solo un mezzo per raggiungere un fine», scrive Jan Mohnhaupt, autore del libro "Tiere im Nationalsozialismus" ("Animali nel nazionalsocialismo"). «Chiunque voglia conoscere l'arbitrarietà e le contraddizioni del regime nazista non dovrebbe ignorare gli animali».

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Herman Göring con una giovane leonessa, intorno al 1939

Il vice di Hitler, Hermann Göring, che era anche il Reichsjägermeister (capo della Società di caccia tedesca), aveva una profonda passione per gli animali esotici. Tra il 1933 e il 1940 tenne in successione sette giovani leoni, che «per Göring erano soprattutto un segno di potere e prestigio», come scrive Mohnhaupt.

Come spesso accade, i nazisti si ispirarono a modelli storici: conosciamo bene l'amore dei romani per leoni ed altre belve provenienti dalle più lontane province dell'impero, ma anche i re medievali europei rivendicavano le caratteristiche del "re degli animali" come potere, forza e coraggio.

Benito Mussolini ed il suo leone Ras

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Mussolini con in braccio Ras ancora cucciolo

Sempre per l'accostamento agli antichi Cesari, nonché come rimando alla sua politica coloniale africana, come poteva Mussolini non amare i leoni? Ed infatti mentre era impegnato a governare l'Italia con il pugno di ferro, in qualche modo trovava comunque tempo per hobby come l'addomesticamento dei leoni. Il suo leone domestico preferito si chiamava Ras. Di Ras non si sa molto, solo che fu dato a Mussolini dal sottosegretario di Stato italiano al ministero dell'Interno, Aldo Finci. Sappiamo anche che a Mussolini piaceva portarlo con sé nei viaggi per le strade della città.

Dobbiamo però ricordare anche scelte decisamente poco "animaliste" del regime italiano: ad esempio nel 1931 venne emanata una legge fascista che considerava i cani come "bene di lusso" introducendo una tassa sui cani.

Lenin, Stalin e i loro animali domestici

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Lenin e il suo cane Ajda nel 1922

Lenin era un autentico amante di cani e gatti e numerose sono le foto d'archivio che lo ritraggono con loro. Un suo biografo, Dmitri Volkogonov, ha scritto di lui: «Il Lenin che all'esterno sembrava così gentile e bonario, che si godeva una risata, che amava gli animali ed era incline alle reminiscenze sentimentali, si trasformò quando sorsero questioni di classe o politiche».

Mentre era in esilio politico negli anni 10 del secolo scorso, Stalin invece si fece regalare un cane da compagnia dalla gente del posto mentre viveva in un remoto villaggio siberiano, chiamato dal dittatore Tishka. Durante tutto il suo tempo come leader dell'Unione Sovietica, avrebbe incoraggiato l'allevamento del Black Russian Terrier, che sarebbe stato soprannominato poi non a caso "il cane di Stalin".

Nonostante il nome, il Black Russian Terrier non è un vero terrier: si ritiene che nel suo sviluppo siano state utilizzate circa diciassette razze, tra cui l'Airedale, lo Schnauzer gigante, il Rottweiler, il Terranova, il Pastore del Caucaso e altre razze.

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Black Russian Terrier

Gli animali preferiti dai reali sauditi

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Falchi su di un volo della Qatar airlines

L'amore per gli animali è universale, ed anche i regnanti assoluti sauditi ne sembrano pervasi, tanto da organizzare voli di linea di prima classe per i falchi personali del principe.

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Mohammad Bin Salman

Il Principe Mohammad Bin Salman, di cui forse vi ricorderete le belle parole spese da Renzi e per essere secondo l'ONU il mandante del delitto del giornalista Khashoggi, ha addirittura un'intera riserva naturale a suo nome. La "Riserva naturale del principe Mohammad Bin Salman" è situata nel nord-ovest dell'Arabia Saudita. È una delle sei riserve reali istituite per ordine regio nel giugno 2018. ed è gestita da un'identità legale e da un'autonomia finanziaria e amministrativa sotto la presidenza del principe ereditario della casata saudita.

La riserva naturale del principe Mohammad Bin Salman ha un'area di 24500 km. È un ambiente naturale adatto per reinsediare animali e piante selvatici, serve a ridurre il bracconaggio, il pascolo eccessivo e il disboscamento in quell'area e ad aumentare la vegetazione.

L'amore per gli animali in democrazia: Winston Churchill

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Churchill accarezza il cocker di Bernard Montgomery

Andiamo ora oltre la Manica per una piccola parentesi democratica, usando proprio le sue stesse parole: «Great men are almost always bad man». Winston Churchill, Primo ministro inglese durante la Seconda guerra mondiale e acerrimo antagonista dei totalitarismi continentali europei, era un noto amante degli animali. Tra i suoi fidati compagni ricordiamo il suo bulldog Dodo, il barboncino Rufus ed i gatti Nelson e Jock. Ma non solo cani e gatti: nella sua tenuta di campagna a Chartwell, teneva anche una grande varietà di creature tra cui farfalle, pesci, mucche, maiali e cigni.

La strumentalizzazione degli animali nella politica statunitense

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Infine è importante citare il sempre maggiore utilizzo degli animali a scopi politici anche tra le personalità di spicco degli Stati Uniti. Poco tempo fa vi avevamo raccontato del folle gesto del governatore del West Virginia Jim Justice. Al termine di un acceso intervento, l'onorevole aveva afferrato la propria bulldog Babydog, inseparabile amica durante ogni apparizione pubblica, mostrando a tutti i presenti il fondoschiena dell'animale per rispondere ad alcune critiche sul suo operato.

Gli animali possono anche essere un "punto di attacco" da parte dell'opposizione. Ad esempio l'attuale presidente statunitense, Joe Biden, è stato infatti accusato pubblicamente dai suoi avversari riguardo il comportamento aggressivo del proprio cane. La lotta politica al discredito dell’avversario, così, passa anche attraverso la strumentalizzazione di un cane e diventa arma di distrazione di massa.

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