L’ultima missione li ha portati in Ucraina, dove il più grande canile di Leopoli scoppia con oltre 400 cani da sfamare ogni giorno ed è in piena emergenza da quando la guerra è iniziata, raddoppiando in poco tempo il numero dei soggetti che Natalia vi accudisce.
Animal Heroes, organizzazione internazionale di aiuti d'emergenza con sedi in Italia, Paesi Bassi, Finlandia e Stati Uniti non si è girata dall’atra parte neanche stavolta ed è partita verso la città ucraina a circa 70 chilometri dal confine con la Polonia. Qui ha inaugurato un villaggio per cani composto di 25 casette termo protette, vere e proprie cucce antifreddo in una città dove la temperatura d’inverno scende di molto sotto lo zero.
A guidare il gruppo, come al solito, la sua energica fondatrice Esther Kef, un’olandese che dal 2022 ha scelto di aiutare gli animali in zone di guerra o colpite da calamità naturali. Lo fa sostenendo le forze locali: i volontari, le associazioni, le realtà territoriali che spesso non ce la fanno a superare le emergenze e che hanno bisogno di un sostegno, non solo economico, ma anche semplicemente di braccia in più per dare una mano. «È quello che è successo in Turchia – ci racconta al telefono – Non avevano bisogno di soldi dopo il terremoto che ha distrutto Hatay. Arrivare è stato complicatissimo, siamo partiti in quattro e il nostro veterinario è stato immediatamente coinvolto nell’assistenza agli animali feriti, noi altri invece ci siamo rimboccate le maniche e messi a cercare gli animali scomparsi». Un terremoto disastroso, quasi cinquantamila morti, infrastrutture distrutte e animali abbandonati a sé stessi. «Non avevamo posti dove dormire, abbiamo dormito nelle macchine al centro delle strade per paura di altre scosse. Ma era necessario essere lì».
Per la missione in Ucraina, invece, la squadra ha scelto di sostenere il canile di Natalia Kuznetsova che da 20 anni gestisce il rifugio per cani più grande e più antico di Leopoli. «Prima della guerra nel suo rifugio si prendeva cura di 200 cani, ora ce ne sono più di 400 – spiega Esther. – La maggior parte dei cani sono stati abbandonati dai proprietari quando sono fuggiti in Polonia all'inizio della guerra. Molti cani provengono anche dall'est del paese, dove sono ancora in corso pesanti combattimenti».
Ma sono soprattutto le condizioni metereologiche a dare il senso dell’emergenza: «le cucce termoprotette per cani sono tutt’altro che un lusso in Ucraina, un paese con inverni molto rigidi. La situazione degli animali in Ucraina è tragica. La maggior parte dei canili sono affollati e ospitano da due a cinque volte il numero di cani che avevano prima della guerra. Molti animali sono traumatizzati e non hanno più un tetto sopra la testa. Grazie ai donatori italiani, Animal Heroes ha fatto costruire delle casette termoprotette, le prime 25 delle quali sono state donate al canile di Natalia a Leopoli, creando un vero e proprio villaggio per cani».
Animal Heroes ha anche portato cibo per cani regalato dal partner finlandese Animal Aid without Borders. L’obiettivo era riuscire a sfamare i circa 400 cani che vivono nel rifugio e per i quali è stata messa a disposizione farina d’avena che, grazie a questo sostegno, viene preparata con acqua non contaminata, come invece accadeva in passato. «È un’emozione fortissima poter vedere i cani avere finalmente un luogo protetto tutto loro. Il nostro primo villaggio di 25 casette è completato e abbiamo già ricevuto richieste da altri canili ucraini di costruire anche per loro un ‘villaggio Animal Heroes’» spiega l’italiana dell'associazione Eleonora Orlandi che era in Ucraina assieme a Esther.
Tra le emergenze di cui Animal Heros si è occupata in questo anno di attività anche l’Italia, la Grecia e ultimamente la Cisgiordania, dove sono state inviate squadre di volontari. «Animal Heroes è nata proprio per dare sostegno nelle situazioni di emergenza a persone che si battono per salvare gli animali. Veri e propri eroi che si trovano in difficoltà. Come Francesco e Francesca che abbiamo aiutato dopo l’alluvione in Emilia-Romagna, o come Ali in Turchia, che offre cure e riparo agli asini sfruttati del suo paese» spiega Esther che voleva, con la sua associazione sostenere anche con finanziamenti proprio le persone che salvano, proteggono e si prendono cura degli animali in emergenze acute e in condizioni drammatiche come guerre e terremoti. «In Cisgiordania, dove la situazione economica è davvero drammatica, già tradizionalmente non hanno simpatia per cani e gatti randagi che vengono scacciati dalle case e dagli abitati. Malgrado la guerra, però, abbiamo assistito ad una straordinaria collaborazione anche tra Palestinesi e Israeliani per portare in salvo cani in difficoltà che per essere curati avevano bisogno di strutture che si potevano trovare solo in Israele».