Andrea Cisternino, l’ex fotografo italiano che da oltre dieci anni si è trasferito a Kiev per gestire il suo rifugio per animali, resiste. Al quindicesimo giorno dall’inizio della guerra in Ucraina, gli aggiornamenti arrivano, centellinati, attraverso la rete di volontari che collabora con Cisternino in Italia, in particolare da Anna Raimondi e Riccardo Laganà, che con lui sono in contatto quasi quotidianamente.
Proprio Raimondi giovedì 10 marzo ha condiviso un post in cui fornisce qualche informazione sulla situazione nel Rifugio Italia KJ2, che sorge a circa 45 chilometri da Kiev e, al momento dell’invasione delle truppe russe, era la casa di oltre 400 tra cani, gatti, cavalli, mucche, maiali, capre e pecore, oltre che di Andrea Cisternino e di tre suoi collaboratori.
«Il generatore si è rotto, ma ne hanno uno di riserva: stanno cercando di risparmiare gasolio»
«Le comunicazioni non sono facili con il rifugio – ha scritto Raimondi – Ho sentito ora Andrea, sta nevicando e fa molto freddo. Il generatore si è rotto, ma per fortuna ne hanno uno vecchio di riserva. La notte è passata con pochi spari. Stanno cercando di risparmiare quanto più possibile il gasolio che alimenta il generatore e per questo appena fa buio loro non attivano luci. Le scorte alimentari ci sono ancora, ma il team di Andrea si sta muovendo attraverso Farnesina e canali ufficiali per cercare una soluzione di invio al più presto».
Cisternino è supportato anche da alcune associazioni animaliste italiane, tra cui Enpa, Lav e Oipa, che restano in contatto con il rifugio aggiornandosi sulle esigenze di cibo, mangimi e altri generi di prima necessità indispensabili per la sopravvivenza degli animali: «Appena avrà linea parlerà anche con il consolato italiano in Ucraina – ha aggiunto Raimondi – Stiamo tutti facendo il possibile affinché si riesca ad aiutarlo, tenendo presente che nessun furgone civile può raggiungere il rifugio. Ho detto ad Andrea che tutti lo stanno seguendo e gli sono vicini sperando al più presto che qualcosa si muova».
«Non è possibile fare arrivate aiuti alimentari»
Il problema principale, oltre ai bombardamenti, sono proprio gli approvvigionamenti. Gran parte delle strade sono interrotte o a rischio percorrenza, e nessuno, se non selezionati mezzi autorizzati, può raggiungere il rifugio: «La notte è stata pesante perché ci sono stati bombardamenti abbastanza vicini al rifugio con lancio di razzi – riferiva Raimondi mercoledì – poi verso mattina la situazione si è un po' calmata. Gli animali mangiano una volta al giorno, ma va bene così. Ribadiamo che non possono arrivare aiuti alimentari perché maggiormente ora, le strade sono impraticabili».
Raimondi aveva spiegato nei giorni scorsi che la volontà di Cisternino resta quella di rimanere al rifugio, con gli animali, e di fare tutto quanto è in sui potere per proteggerli. Impossibile al momento prendere in considerazione un’evacuazione, anche alla luce del fatto che il rifugio si sviluppa su 20.000 metri quadrati di terreno ed è diviso in diverse strutture che a oggi garantiscono più protezione rispetto a una movimentazione in campo aperto degli animali. Non è escluso comunque che nei prossimi giorni, in base a come evolverà al situazione, vengano prese in considerazione altre opzioni, come confermato anche da Raimondi e Lagana’. Sul fronte provviste, il dialogo con Farnesina e consolato potrebbe portare alla creazione di un corridoio umanitario che consentirebbe di far arrivare carichi senza rischi.
Cisternino nei giorni immediatamente precedenti all’invasione aveva comunque comunicato di essere riuscito a fare scorte sufficienti a garantire l’autonomia del rifugio per qualche tempo: «Continuo a fare scorte per non restare senza cibo per gli oltre 400 ospiti del Rifugio, posso non mangiare io ma loro sono mia responsabilità dal giorno che li ho salvati – aveva sottolineato – Ho paura per loro ma sono con loro. Grazie agli amici che stanno donando».