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26 Gennaio 2024
19:19

Anche per lo chef stellato Giorgio Locatelli bollire gli astici vivi è crudele

In un’intervista rilasciata all’associazione Animal Law Italia, il giudice di MasterChef Giorgio Locatelli ha spiegato che da tempo lui utilizza nella sua Locanda stellata di Londra uno speciale strumento pensato appositamente per stordire in pochissimo tempo e con la minore sofferenza possibile i crostacei prima di cuocerli.

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astice

Non esistono ancora molti chef che abbiano tolto dai loro menu carne o pesce, ma ne esiste qualcuno che però cerca quantomeno di non farli soffrire più del dovuto per trasformarlo in piatti da gourmet. Tra questi c’è lo chef Giorgio Locatelli che sta cercando di ridurre la crudeltà all'interno del suo ristorante.

In un’intervista rilasciata all’associazione Animal Law Italia, il giudice di MasterChef ha spiegato la storia alla base di questa scelta. Non per niente lo chef sostiene la campagna Dalla parte dei crostacei con la quale l’associazione sta chiedendo leggi dirette a proteggere queste creature, che vietino le numerose pratiche deleterie per il loro benessere, con l'obiettivo di ridurre al minimo la loro sofferenza.

Del resto che astici, aragoste e granchi siano capaci di provare dolore è un assunto che sta conquistando un ampio consenso scientifico: tra i diversi studi, quello effettuato dai biologi dell’Istituto Alfred Wegener per la ricerca marina e polare in Germania nel 2016, ha dimostrato che bollire astici vivi e coscienti può causare loro un’intensa sofferenza, evidenziata da una marcata attività neuronale che ha persistito per oltre due minuti dall’immersione in acqua bollente negli esemplari più grandi.

Nell’intervista, Locatelli racconta che la spinta a cercare un metodo per non fare del male agli astici è arrivata dalla moglie Plaxy Exton, sua collaboratrice, la quale si è sempre mostrata particolarmente sensibile al trattamento riservato agli animali, tanto da ispirare l’eliminazione del foie gras dal menù e la scelta di carni di animali allevati all’aperto e macellati in loco, evitando loro l’allevamento intensivo e la fase del trasporto. Il caso volle che in quel periodo un’azienda britannica stesse mettendo a punto in collaborazione con la Oxford Brookes University un macchinario per stordire in modo indolore i crostacei e, neanche a dirlo, lo chef decise subito di provarlo. Una soluzione che però non elimina la crudeltà dai piatti dello chef.

Animal Law, chiaramente vorrebbe che i crostacei decapodi non venissero proprio utilizzati per finalità alimentari, ma sa che al momento è qualcosa che non succederà. Nel frattempo, quindi, ritiene sia urgente che almeno venga minimizzato il dolore che questi animali sono costretti a sopportare. Con la campagna Dalla parte dei crostacei l'obiettivo è  riuscire ad ottenere in Italia leggi a tutela dei crostacei decapodi, rendendo concreta la riforma dell’articolo 9 della Costituzione nella parte in cui prevede che «la legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali».

In Italia e in Europa infatti non esistono leggi adeguate e uniformi che proteggano i crostacei decapodi impiegati nell’industria alimentare, ma molte pratiche comunemente adottate includono ferite, mutilazioni, sbalzi di temperatura che non sono assolutamente compatibili con il rispetto del benessere di questi animali.

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Simona Sirianni
Giornalista
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