Anche nelle Marche arrivano i cani anti-Covid. Dopo la fase di raccolta dei campioni, infatti, si passa alla fase di imprinting degli animali per renderli in grado di odorare con precisione la presenza o meno del virus Sars-Cov-2. Lo studio (dal nome C19-screendog) è promosso dall’Università Politecnica delle Marche in collaborazione con l’Area Vasta 3 di Macerata, la Asl di Sassari, l’Università di Camerino e le associazioni cinofile Progetto Serena Onlus Asd e sua affiliata Semplicemente cane e Cluana Dog.
I cani passano dunque alla “fase 2” e verranno ora addestrati a distinguere i campioni con e senza virus. Il primo gruppo è composto da 6 esemplari che già collaborano con il mondo della salute per "odorare" e scovare il diabete. Per questa fase sarà necessario disporre di campioni di sudore ascellare di pazienti positivi e negativi a Sars-Cov-2. La raccolta è già iniziata il 27 maggio nei drive in di Macerata e Civitanova Marche e a domicilio. Solo in un percorso successivo si validerà l’imprinting portando gli stessi cani nei drive in. Saranno condotti dal loro compagno umano e testeranno chi richiede un tampone molecolare.
Diversi sono i centri di ricerca italiani che stanno sviluppando il fiuto canino contro la Covid-19. A fine novembre è partito il progetto di ricerca scientifica che Medical Detection Dogs Italy ha avviato in collaborazione con l’Università Statale di Milano. A Roma, invece, il Campus Bio-Medico ha chiesto aiuto a Pastori Belgi Malinois, Pastori Tedeschi grigi e Pastori Olandesi che già sono sul campo a odorare i test svolti.
Una recente ricerca italo-statunitense, condotta dagli studiosi dell’Università di Verona, dell’Agenzia provinciale per i servizi sociali e sanitari di Trento, del Cincinnati Children’s Hospital Medical Center, ha svolto una revisione di studi per cercare di capire quanto fosse attendibile l’uso dei cani per individuare il Sars-Cov-2. Sono stati analizzati 3 lavori, per un totale di 17 cani che hanno dimostrato un'alta sensibilità diagnostica. Nella pubblicazione, realizzata sulla rivista scientifica Diagnosis, gli studiosi indicano che «cani adeguatamente addestrati potrebbero rappresentare» una occasione «intrigante e sostenibile» per uno screening di massa rapido. Una ricerca della London School of Tropical Medicine aveva invece evidenziato una rilevazione del coronavirus da parte dei cani con una precisione tra l'82% e il 94%.