Ancora un’altro brand cancella le pellicce dalle sue collezioni. Moncler diventa fur free, per mettere in evidenza l’impegno della storica casa di lusso, nei confronti dei problemi ambientali. Una decisione che era attesa, visto il dialogo avviato da tempo con l’associazione animalista italiana Lav come rappresentante della Fur free alliance.
Il gruppo, guidato da Remo Ruffini, ha annunciato che l’azienda interromperà l’acquisto di pellicce quest’anno e che l’ultima collezione in cui si vedranno ancora sarà quella dell’autunno-inverno 2023. Nel frattempo, la nuova collezione “Moncler born to protect”, è stata realizzata interamente con materiali a basso impatto. Come nylon e poliestere riciclati, cotone biologico e altre materie prime come la lana e la piuma certificate secondo specifici standard di sostenibilità.
Non solo: anche le confezioni, ma questo vale per tutte le linee Moncler, sono realizzate con materiali sostenibili. Dalle shopping bag alle gift box che sono fatte in carta riciclata o proveniente da foreste gestite responsabilmente, compresi i manici che sono in cotone biologico. I porta abiti, poi, sono realizzati con bottiglie di plastica riciclate.
La casa storica, che aveva iniziato con la missione di proteggere dal freddo, ma che negli anni si è trasformata in una missione per proteggere il Pianeta dai cambiamenti climatici, ha sviluppato un piano di sostenibilità da realizzare entro il 2025. Questo si basa su un’economia circolare, una catena di fornitura responsabile, la valorizzazione della diversità e il supporto alle comunità locali.
Gli obiettivi aziendali prevedono anche l’uso del 50 per cento di nylon sostenibile nelle collezioni entro il 2025 e il riciclo di oltre l’80 per cento degli scarti produttivi di nylon entro il 2023. Quindi l’abolizione della plastica monouso, l'utilizzo del 100 per cento di energia rinnovabile in tutti i siti aziendali nel mondo e la riduzione, entro il 2030, delle emissioni di CO2 in base ad obiettivi science-based. Infine, predispongono anche di proteggere dal freddo più di 100.000 persone che si trovano in situazioni di disagio.
Che cos'è la Fur Free Alliance
La Fur Free Alliance è una coalizione internazionale composta da più di 50 organizzazioni per la protezione degli animali, con sede in più di 35 paesi in tutto il mondo e di cui fa parte anche l’associazione animalista italiana Lav, che lavorano in collaborazione per porre fine all'uccisione degli animali da pelliccia.
La coalizione è attiva su tre aree prioritarie: quella politica, chiedendo ai Governi di vietare lo sfruttamento di questi animali e di interromperne quanto prima l’allevamento; quella aziendale, con la promozione del programma Fur Free Retailer, con cui viene incentivato lo sviluppo di relazioni con le aziende della moda e con i retailer, per supportare coloro che intendano indirizzarsi verso politiche commerciali più etiche. E che ha portato più di 1.500 marchi in tutto il mondo, dai piccoli ai big della moda, a rinunciare alle pellicce animali.
A livello del consumatore, infine, il lavoro si concentra sul sensibilizzare le persone sulle gravi questioni relative il benessere degli animali da pelliccia, con l’obiettivo di creare nel pubblico un sentimento di rifiuto all'acquisto.
In vigore la legge che vieta gli allevamenti
Sono più di 7.000 i visoni presenti, secondo gli ultimi dati della Lega anti vivisezione, negli allevamenti in Italia (dieci in tutto ma solo 5 sono attivi) che dovranno essere chiusi. Dal primo gennaio scorso infatti anche il nostro Paese, come già succede in altri Stati europei tra cui Austria, Regno Unito, Austria, Paesi Bassi, ha vietato l’allevamento di animali da pelliccia e gli allevatori avranno tempo sino alla fine di giugno 2022 per liberarsi degli animali, smantellare le strutture dove sono allevati ed eventualmente riconvertire la loro attività.
Ma, che fine faranno visoni attualmente detenuti nelle gabbie, non è però ancora chiaro. Tanto che la Lav, con una lettera ai ministri dell’Agricoltura, della Sanità e della Transizione Ecologica ha chiesto, rispetto alla dismissione degli animali, di ribadire nel decreto attuativo che dovrà essere emanato entro il 31 gennaio, «il divieto di uccisione dei visoni presenti negli allevamenti» e di fare il possibile affinché vengano trasferiti in strutture dove potranno passare il resto della loro vita, esattamente come prevede la Legge.