Anche le rane urlano a squarciagola, solo che non possiamo sentirle

Una piccola rana brasiliana emette un grido d'allarme fortissimo quando si sente minacciata, ma l'orecchio umano non è in grado di percepire queste frequenze ultrasoniche.

8 Aprile 2024
16:44
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Tra le fitte e chiassose foreste pluviali sudamericane, farsi sentire può essere una sfida davvero molto difficile per gli animali più piccoli. Tra i canti melodiosi degli uccelli e le scimmie urlatrice, sovrastare queste vocalizzazioni, magari per segnalare un pericolo, è una vera e propria impresa. Tuttavia, secondo un nuovo studio recentemente pubblicato acta ethologica, una piccola rana color fango endemica del Brasile ci è riuscita, producendo un grido d'allarme potentissimo, solo che il nostro orecchio non può ascoltarlo.

La rana si chiama Haddadus binotatus, vive esclusivamente nella foresta pluviale atlantica brasiliana, ed emette un fortissimo grido a ultrasuoni che i ricercatori sono riusciti finalmente a registrare. L'uso degli ultrasuoni è piuttosto comune nel regno animale per la comunicazione e l'ecolocalizzazione, basta pensare a pipistrelli, delfini e balene, che li utilizzano sia per comunicare che per orientarsi nello spazio. Anche alcune rane possono utilizzare gli ultrasuoni per comunicare, anche se in pochi immaginavano potessero impiegarli per lanciare disperate grida d'allarme.

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Schema comportamentale di Haddadus binotatus che grida. Da Souza eta al., 2024

Ora, le grida della rana d'argilla sono state finalmente ascoltate e studiate, e per farlo gli scienziati hanno dovuto spingere gli anfibi a utilizzare temporaneamente la "modalità difensiva". Sollevando solo per un attimo le rane per le zampe posteriori, un metodo collaudato per simulare l'attacco di predatore, in risposta, gli animali hanno inarcato la parte anteriore del corpo, scosso la testa all'indietro e spalancato la bocca per poi chiuderla parzialmente. E come hanno svelato le registrazioni, questa parziale chiusura della bocca coincideva con un grido di allarme ad alta frequenza.

Anche se alcune parti delle vocalizzazioni erano comprese tra i 7 e i 20 kilohertz, una frequenza udibile all'orecchio umano, c'erano anche ampie porzioni che superavano i 20kHz, arrivando persino fino a 44 kHz. Questo è il territorio degli ultrasuoni, un campo che noi esseri umani non possiamo naturalmente ascoltare. La posizione difensiva delle rane suggerisce che si tratti di un grido di allarme a scopo difensivo, ma esattamente come il richiamo sia destinato a tenere lontani i predatori non è ancora chiaro. Una delle ipotesi più accreditate è che serva a spaventare specifici predatori.

«Alcuni possibili predatori degli anfibi, come pipistrelli, roditori e piccoli primati, sono in grado di emettere e ascoltare suoni a queste frequenze, cosa che gli umani non possono fare – ha dichiarato l'autore principale dello studio, Ubiratã Ferreira Souza – Una delle nostre ipotesi è che il grido di allarme sia rivolto ad alcuni di questi specifici predatori, ma potrebbe anche trattarsi di una frequenza più ampia e generalista, nel senso che è destinata a spaventare il maggior numero possibile di animali pericolosi».

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Foto da Wikimedia Commons

Ma gridare a squarciagola per spaventare i predatori è, per il momento, solo una delle teorie. Secondo gli stessi autori, potrebbe persino trattarsi di un richiamo per attirare predatori di predatori. Alcuni animali, quando in pericolo o minacciati, possono attirare l'attenzione di predatori ancora più grandi, così da mettere in fuga quelli più piccoli. Un esempio? Le grida a squarciagola di Haddadus binotatus potrebbero magari essere destinate ad attirare un rapace, che poi attaccherà il serpente che a sua volta sta tentando di mangiare la rana.

Questa è una delle domande a cui i ricercatori tenteranno di rispondere con ricerche future, che si spera anche possano servire a individuare altre specie di anfibi che urlano, anche se in silenzio. Gli stessi autori affermano infatti che anche rane del genere Ischnocnema hanno un comportamento molto simile ed è perciò altamente probabile che si tratti di una strategia difensiva parecchio più diffusa di quanto si possa pensare.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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