In natura ogni singolo essere vivente possiede un proprio linguaggio, anche fisico e non per forza vocale, che permette agli individui di comunicare gli uni con gli altri. Anche noi, infatti, a seconda del messaggio che vogliamo trasmettere e della persona con la quale stiamo comunicando, utilizziamo toni differenti. Un nuovo studio ha però dimostrato che non siamo gli unici a fare queste distinzioni: le mamme-tursiope utilizzano un linguaggio apposito per comunicare con i loro piccoli. Più o meno come quando noi ci rivolgiamo ai neonati utilizzando vocine buffe e acute. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS).
È noto che i tursiopi (Tursiops truncatus), come tante altre specie di cetacei, comunichino tra di loro spesso e con vocalizzazioni parecchio complesse. «Usano questi fischi per tenersi in contatto l'uno dell'altro. Dicono periodicamente: "Sono qui, sono qui"», ha spiegato la coautrice dello studio Laela Sayigh, una biologa marina della Woods Hole Oceanographic Institution nel Massachusetts. Questo gli è molto utile poiché vivono in gruppo e ogni singolo esemplare possiede un fischio distintivo che funge come un vero e proprio nome individuale.
Per interagire tra loro, cacciare e stabilire relazioni sociali, quindi, comunicano tramite questi fischi e clic, come anche salti o movimenti delle pinne. Nel momento in cui, però, una mamma si rivolge al proprio piccolo, utilizza un linguaggio a parte producendo suoni molto più acuti del normale. «Questo vale per ognuna delle 19 mamme nello studio», ha detto il biologo Peter Tyack, coautore dello studio dell'Università di St. Andrews in Scozia.
Per giungere a questa conclusione, infatti, il team di ricercatori ha raccolto dati per più di trent'anni attraverso l'aiuto di microfoni speciali posizionati su 19 femmine che vivono nella baia di Sarasota in Florida. Considerando che i piccoli restano con le loro madri per una media di circa tre anni nel luogo preso in esame, lo scopo del lavoro era proprio quello di registrare i suoni emessi dalle femmine sia quando avevano con se il loro piccolo sia quando quest'ultimo era ormai stato svezzato. E dopo aver analizzato i dati hanno avuto la conferma: le mamme-delfino comunicano in maniera differente con i loro piccoli, esattamente come accade nell'uomo.
Questo fenomeno viene definito "baby talk" e il motivo per il quale esseri umani, delfini e altre specie lo utilizzino non è del tutto chiaro, ma si pensa che possa facilitare l'apprendimento vocale e quindi aiutare la prole a pronunciare nuovi suoni. Esistono diversi studi in cui è stato dimostrato come le madri cambino il loro linguaggio quando si rivolgono ai loro piccoli. Le femmine di macaco rhesus (Macaca mulatta), per esempio, modificano le loro vocalizzazioni per attirare e mantenere alta l'attenzione della loro prole, mentre quelle di una particolare specie di fringuello alzano il loro tono, ma rallentano le melodie forse per permette ai pulli di apprendere meglio il canto. Lo studio relativo ai delfini, quindi, aggiunge un altro importante pezzetto in più a questo puzzle.
Tutto questo ha senso se si pensa all'incredibile intelligenza di cui questi animali sono dotati e alla vastità di suoni che compongono il loro linguaggio. «I tursiopi sono mammiferi longevi e molto "rumorosi", quindi sarebbe logico e ragionevole per loro sviluppare adattamenti simili», ha spiegato Frants Jensen, ecologista comportamentale presso l'Università danese di Aarhus e co-autore dello studio. «È davvero importante che un cucciolo sappia ‘Oh, la mamma mi sta parlando adesso‘, piuttosto che annunciare la sua presenza a qualcun altro», ha aggiunto Janet Mann, biologa marina della Georgetown University.
I risultati forniti da tale ricerca forniscono un'ulteriore prova che i delfini siano un ottimo modello per poter studiare l'evoluzione dell'apprendimento vocale, della comunicazione e del linguaggio. Sicuramente c'è ancora molto lavoro da fare, ma questo studio rappresenta un buon punto di partenza per le ricerche future e soprattutto aiuta a comprendere meglio la complessità del linguaggio e della comunicazione stessa, evidenziando come quest'ultima sia una parte fondamentale delle relazioni e dell'interazioni sociali sia per gli animali che per gli esseri umani.