Le lepri saltatrici sono roditori africani solitari diffusi nelle zone aride dell'Africa meridionale e orientale. Sembrano uno strano incrocio tra una lepre, un ratto e un canguro, e si muovo saltellando su due zampe proprio come fanno i marsupiali. Se ne conoscono appena due specie, quella cafra (Pedetes capensis) e quella orientale (P. surdaster), entrambe attive soprattutto durante le ore notturne. Notti che da oggi sappiamo essere "illuminate" dalle stesse lepri. Un gruppo di ricercatori ha infatti appena scoperto che la pelliccia delle lepri saltarici è biofluorescente. Nello studio pubblicato sulla rivista Scientific Reports viene descritto infatti come questi singolari roditori possiedono fantasiosi motivi rossi e rosa, visibili solamente ai raggi ultravioletti.
Una scoperta avvenuta per caso
Gli studiosi lo hanno scoperto in realtà per puro caso, ma come è noto la fortuna aiuta gli audaci. I ricercatori erano infatti al Museo di Storia Naturale di Chicago proprio per studiare attraverso i raggi UV la fluorescenza degli scoiattoli volanti, tra i pochi mammiferi in grado di "accendersi" al buio. Passeggiando con le torce tra le sale del museo si sono però accorti che anche gli esemplari di lepri saltatrici impagliate si illuminavano, persino i reperti risalenti ai primi del 900. Successivamente hanno quindi provato con gli animali vivi, e anche il loro pelo si illuminava sotto i raggi della luce UV, emanando però una luce ancora più intensa.
La biofluorenscenza è un fenomeno piuttosto raro tra i mammiferi. Sappiamo essere molto comune tra gli invertebrati e in diverse specie di uccelli e anfibi, ma tra i mammiferi è stata riscontrata solamente nell'ornitorinco, tra gli opossum e negli scoiattoli volanti americani del genere Glaucomys. Si tratta quindi del primo caso in assoluto tra i mammiferi placentati del Vecchio Mondo.
Nello studio, i ricercatori hanno esaminato in totale 14 esemplari museali di entrambe le specie e 6 lepri tenute in cattività. Lo schema biofluorescente era piuttosto sorprendente e unico tra tutti quelli già noti. Il corpo si illuminava infatti con striature, macchie e chiazze di un rosso o rosa vivo, molto diverso ad esempio dalla biofluorescenza dell'ornitoricno, che invece si illumina di verde e blu. Due nuovi animali si aggiungono quindi all'esclusivo club dei mammiferi biofluorescenti, ma per quale motivo avviene tutto ciò?
Perché le lepri saltatrici sono biofluorescenti?
Come spesso accade quando avviene una nuova scoperta, i ricercatori non hanno ancora la più pallida idea del perché questo avvenga. Tuttavia la biofluorescenza è stata riscontrata soprattutto nelle specie crepuscolari o notturne, deve quindi avere necessariamente un significato ecologico, forse legato al camuffamento o alla comunicazione inter o intra specifica. Potrebbe però tranquillamente avere tutt'altra spiegazione o addirittura nessun significato preciso, ancora non lo sappiamo, e serviranno certamente nuovi studi per scoprirlo.
Questo nuova ricerca aggiunge però ulteriori elementi all'ipotesi che la biofluorescenza e le lunghezze d'onda UV della luce possano essere ecologicamente importanti anche per altri mammiferi notturni. Con tutta probabilità – suggeriscono i ricercatori – potrebbe essere quindi molto più diffusa anche tra altre specie, che aspettano solamente di essere illuminate dai raggi UV, che sia per scelta o per caso non poco importa.