La notizia della morte della regina Elisabetta II d’Inghilterra è stata accompagnata in tutto il mondo da omaggi, tributi e cerimoniali legati alla figura di una sovrana così iconica. Uno in particolare, però, ha catturato l’attenzione nei giorni scorsi, perché coinvolge le api che vivono nei giardini di Buckingham Palace e di Clarence House, il palazzo che sino alla morte della regina è stata la residenza del figlio Carlo, oggi re, e della consorte Camilla.
John Chapple, l’apicoltore reale, ha infatti dovuto informare le api della morte della sovrana e dell’ascesa al trono di Carlo III: un cerimoniale all’apparenza bizzarro, ma che in realtà affonda le radici in una tradizione che si tramanda da secoli. Chapple, 79 anni, ha raccontato al Mail Online che dopo la morte di Elisabetta II ha fatto visita agli alveari delle due residenze londinesi posizionandovi sopra un fiocco nero in segno di lutto. Poi si è rivolto direttamente alle api, annunciando la morte della sovrana e il passaggio di testimonie a Carlo e invitandole a «essere buone nei suoi confronti». Il rituale è legato a un’antica superstizione secondo cui non informare le api del cambio del proprietario le spingerebbe a non produrre più miele, abbandonare l’alveare e persino lasciarsi morire.
«Si bussa su ogni singolo alveare, si dice “la padrona è morta, ma non ve ne andate. Il nuovo padrone sarà un buon padrone per voi”», ha spiegato Chapple, parlando proprio dai giardini di Clarence House: qui gli alveari sono due, mentre in quello di Buckingham Palace il numero sale a cinque. Ogni alveare ospita circa 20.000 api nere europee, il che significa che in estate Chapple si prende cura di circa un milione di insetti. E lo fa da 15 anni, da quando cioè è stato convocato dal giardiniere reale per discutere proprio della realizzazione di alcuni alveari nei giardini della famiglia: un hobby che si è trasformato in lavoro per una delle famiglie più importanti e influenti al mondo e che Chapple conta di mantenere anche durante il trono di Carlo III.
Re Carlo III, il sovrano impegnato nella causa ambientale
Una speranza ben riposta, tenendo conto che il nuovo re è un fervente difensore e sostenitore della causa ambientalista: già nel 1970, principe di appena 22 anni, pronunciava il primo appassionato discorso sui pericoli rappresentanti dall’inquinamento da plastica, e lo scorso gennaio al World Economic Forum di Davos, oltre a incontrare Greta Thunberg e stringerle la mano, aveva lanciato un accorato appello ai grandi della terra per ricordare i rischi rappresentati dalla crisi climatica e da «una devastante perdita di biodiversità, che sono le più grandi minacce mai affrontate dall'umanità. Il mondo rischia una catastrofe di cui siamo noi stessi gli artefici». E le api, fortemente minacciate dai cambiamenti climatici, rappresentano un baluardo indispensabile per la difesa della biodiversità, perché è proprio grazie a questi insetti impollinatori che la natura produce il 75% delle piante commestibili: senza di loro le probabilità di sopravvivenza della stragrande maggioranza delle specie diminuiscono drammaticamente.
Il nuovo re, da principe, ha inoltre realizzato la sua tenuta in Cornovaglia, Highgrove, ispirandosi a un modello dell’agricoltura biologica rigenerativa che ha portato alla nascita del marchio biologico Duchy, ed è il presidente e fondatore del “Prince of Wales Corporate Leaders Group”, un gruppi che riunisce leader e manager aziendali impegnati nel raggiungimento di traguardi ecologici.