Se senti pronunciare le parole senza senso "kiki" e "bouba", molto probabilmente sarai più propenso ad associare la prima a una figura geometrica spigolosa e la seconda a una forma più tondeggiante. Si chiama effetto bouba/kiki ed è un fenomeno quasi universale che coinvolge allo stesso modo persone di tutte le età, lingue e culture. A quanto pare, tuttavia, noi siamo gli unici animali a cascarci: anche i pulcini delle galline rispondo a queste parole nello stesso identico modo.
Un nuovo studio pubblicato in pre-print sulla piattaforma bioRxiv e condotto sui pulcini di appena tre giorni di vita, ha dimostrato che anche questi animali effettuano questo collegamento, suggerendo che la connessione tra suoni e forme specifiche potrebbe essere ancora più universale e soprattutto trasversale tra le specie. Maria Loconsole dell'Università di Padova ha guidato questo singolare esperimento, proprio per scoprire se questo effetto fosse guidato dall'esperienza o dalla lingua, e quindi appresso, oppure se fosse innato.
I pulcini, che poco dopo essere nati sono già in grado di camminare e hanno sensi quasi completamente sviluppati, sono stati quindi sottoposti a un esperimento dove dovevano scegliere tra forme rotonde o spigolose associate ai classici suoni "bouba" e "kiki" utilizzati da decenni negli studi psicologici. E i risultati hanno svelato a sorpresa una forte tendenza ad avvicinarsi di più alle forme rotonde quando sentivano la parola "bouba" e a quelle spigolose con la parola "kiki", proprio come accade negli esseri umani.
I pulcini hanno imparato per la prima volta a girare intorno a un pannello per ottenere una ricompensa alimentare. Quindi, sono stati poi messi di fronte a due pannelli identici raffigurati le figure geometriche in questione e quando hanno sentito i suoni hanno effettuato la loro "scelta". Gli stessi ricercatori ammettono che non si aspettavano una risposta così netta, che tuttavia suggerisce quindi che l'associazione tra suoni e forme specifiche non è evidentemente un fenomeno appresso o legato al linguaggio e soprattutto esclusivo della nostra specie.
Si tratta molto probabilmente di un processo cognitivo collegato al modo in cui esploriamo o percepiamo l'ambiente circostante e che condividiamo con molte altre specie. L'effetto bouba-kiki negli esseri umani potrebbe perciò essere guidato da associazioni innate tra forme e suoni ed essere una caratteristica molto più antica da un punto di vista evolutivo. Questi risultati – ancora in fase di revisione – potrebbero rappresentare un importante passo avanti nella comprensione delle basi cognitive delle percezioni sensoriali, sfidando l'idea che il simbolismo sonoro sia una caratteristica tipicamente umana.