Uno dei comportamenti più affascinanti da studiare negli animali è sicuramente la possibilità che sognino, una forte prova della presenza di una forma complessa di attività mentale. In un recente studio pubblicato su BiorXiv e commentato su Science, un archivio che raccoglie articoli scientifici prima della loro pubblicazione sulle riviste ufficiali, un gruppo di ricercatori ha pubblicato dei dati preliminari riguardanti il comportamento di un singolo esemplare maschio di una specie di polpo insulare brasiliano (Octopus insularis) di nome Costello. Questo animale sembrerebbe non solo aver mostrato chiari segnali comportamentali che lasciano ipotizzare come lui stesse sognando, ma anche come questi suoi sogni fossero interpretabili come dei veri e propri incubi dove viveva esperienze legate all'incontro con dei predatori.
Proprio in questa specie è stata recentemente dimostrata la presenza di una possibile fase REM del sonno, dove l'attività mentale e anche fisica degli animali in cui è stata riscontrata (uomo compreso) diventa attiva e vivida e per questo viene connessa all’esperienza dei sogni. Tutto ciò porta a pensare come ci sia la possibilità che anche in questa specie di invertebrati possa essersi evoluta questa capacità, ma fino a questo studio mancavano dei riscontri concreti di comportamenti che potessero dimostrare la presenza dei sogni.
In questi polpi e in altre specie di cefalopodi come le seppie, è stato già dimostrato come esistano due fasi ben distinte del sonno, una quiescente e una attiva, simili rispettivamente alle fasi non-REM e REM riscontrate nel sonno dei vertebrati. Nella fase quiescente, questi animali si mostrano fisicamente molto rilassati, esprimendo una colorazione della pelle uniforme e pallida e un movimento regolare e tranquillo delle loro braccia e ventose, una sorta di fase non-REM di questi molluschi.
Viceversa, nella fase attiva, i polpi mostrano comportamenti paradossali ad esempio muovendosi in maniera veemente e irregolare, contraendo le loro braccia e ventose, cambiando il colore della loro pelle in maniera incongruente con le caratteristiche del substrato ma soprattutto mostrando il movimento oculare rapido, caratteristica che descrive proprio la fase REM nei vertebrati.
Nello studio in questione si è cercato di capire se in queste fasi del sonno del polpo Costello si potessero registrare alcuni comportamenti che potessero essere associati alla presenza di sogni, e dopo circa due mesi di continue registrazioni video, i ricercatori hanno potuto raccogliere 4 episodi della durata di 1-5 minuti circa dove Costello si comportava come se stesse cercando di difendersi da un predatore, ad esempio arricciando le sue braccia sul suo corpo, espellendo grosse quantità sia d’inchiostro sia d’acqua dallo sifone, cambiando molto spesso colore della pelle per camuffarsi nell’ambiente e muovendosi in generale in maniera molto frenetica e irrequieta.
Fin qui non ci sarebbe nulla di strano, se non fosse che incredibilmente Costello manifestava queste reazioni anti-predatorie proprio mentre stava dormendo e senza che nessun predatore o qualsiasi altro segnale di pericolo fosse nei paraggi nella teca in cui viveva e veniva osservato.
È possibile dunque che in questi episodi il polpo stesse sognando l’incontro con un suo predatore, magari già incontrato in precedenza durante la sua vita in natura? Se così fosse, questi risultati dimostrerebbero come non solo questi animali possano sognare e avere incubi, ma come possano memorizzare e rielaborare magari anche in maniera creativa le esperienze vissute mentre sono svegli, proprio come accade anche nei sogni degli esseri umani.
Insieme, sia la conferma della presenza in questa specie di una fase simile a quella REM, sia questi riscontri preliminari di comportamenti anti-predatori eseguiti durante il sonno, sembrano proprio suggerire come questi animali possano effettivamente sognare e come questa possa essere la chiave di lettura corretta con la quale interpretare il comportamento registrato in questo caso dagli scienziati.
Ciò renderebbe questi polpi la prima specie di invertebrati in cui verrebbe dimostrata la presenza di questa capacità e come, in ottica evolutiva, ci sia stato probabilmente processo di evoluzione convergente che ha permesso l’evoluzione di fenomeni cognitivi legati all’attività del sogno anche in specie molto lontane fra loro e con caratteristiche neurobiologiche molto diverse, come quelle esistenti fra polpi (e invertebrati in generale) e vertebrati.