Il riconoscimento allo specchio è uno dei test più utilizzanti per lo studio dell'autocoscienza negli animali. Gli etologi lo chiamano mirror self-recognition (MSR) e solo una manciata di specie è riuscita a superarlo con successo dimostrando la capacità di saper riconoscere la propria immagine riflessa allo specchio, un risultato associato a un certo grado di consapevolezza di stessi e del proprio corpo.
Tra questi animali c'è anche un piccolo pesce tropicale conosciuto col nome di pesce pulitore, le cui abilità erano però state pesantemente messe in dubbio da alcuni scienziati. Gli autori dello studio si sono perciò rimboccati le maniche, hanno effettuato un nuovo esperimento e hanno dimostrato che il pesce continua a riconoscersi allo specchio. I risultati di questo nuovo studio sono stati recentemente pubblicati sulle rivista PLOS Biology.
Il test dello specchio è stato ideato nel 1970 dallo psicologo americano Gordon Gallup, che inizialmente lo sottopose agli scimpanzé. L'esperimento è relativamente semplice: si marca solitamente con un colore vistoso una parte del corpo non visibile direttamente dall'animale e se questo prova a rimuoverla una volta osservata la propria immagine allo specchio, significa che è in grado di riconoscere se stesso.
Pochissime specie hanno superato il test MSR, tra cui proprio gli scimpanzé e le altre grandi scimmie, gli elefanti, i delfini, le orche, le gazze e recentemente i cavalli, tutti animali spesso associati a complesse e sofisticate capacità cognitive. Nel 2019 anche il pesce pulitore Labroides dimidiatus riuscì a superare questo test, ma diversi scienziati criticarono duramente questi risultati, soprattutto perché il numero degli animali testati era ritenuto troppo piccolo.
Gli stessi autori hanno quindi ripetuto l'esperimento per rispondere alle critiche, utilizzando questa volta 18 pesci pulitori e riuscendo a dimostrare che ben 17 di questi superavano ugualmente il test proprio come i loro 3 predecessori. Per verificarlo gli scienziati hanno marcato la gola dei pesci con una piccola macchia marrone, un segno che potrebbe essere tranquillamente scambiato per un parassita. I pesci studiati andavano a grattarsi la gola con maggiore frequenza proprio dopo aver osservato la propria immagine allo specchio, molto di più di quelli che non erano stati marcati o di quelli che avevano invece un segno di colore diverso, blu oppure verde.
Questo dimostra non solo che gli animali si grattavano perché riconoscevano loro stessi allo specchio, ma anche che lo stimolo a farlo può essere fortemente influenzato dal tipo di marcatura. Se la macchia non viene associata a qualcosa di pericoloso o importante, come un parassita, i pesci tendono a non grattarsi, non perché non si riconoscono ma semplicemente per il fatto che potrebbero non reputare necessario farlo.
Inoltre, per dimostrare che i pesci tentassero di rimuovere la macchia proprio grazie al riconoscimento allo specchio e non perché percepissero in qualche modo "l'oggetto estraneo" sul proprio corpo, li hanno marcati in un punto invisibile anche nell'immagine riflessa. Da questo ulteriore test è emerso una differenza considerevole nella frequenza dei tentativi di rimozioni del marchio: i pesci si grattavano di più proprio quando la marcatura era visibile, dimostrando perciò che è proprio la componente visiva a essere determinante.
Infine, per dimostrare ulteriormente che i pesci tentassero di rimuovere la macchia proprio perché riconoscevano se stessi allo specchio e non come conseguenza della percezione di un altro individuo nell'immagine riflessa, gli autori hanno misurato la frequenza dei tentativi di rimozione della marcatura senza specchio, ma mettendoli di fronte a un altro Labroides dimidiatus marcato separato però da una una barriera trasparente.
In questa specifica condizione nessun individuo ha provato a grattarsi per rimuovere la macchia, dimostrando dunque che i pesci pulitori sanno distinguere perfettamente se stessi dagli altri e che il comportamento di rimozione della marcatura avviene solamente di fronte alla propria immagine riflessa. Tutti questi test effettuati in diverse condizioni sperimentali rafforzano quindi l'idea che anche questa specie è in grado di superare il test MSR e che possiede capacità di autocoscienza, abilità per troppo tempo considerata esclusiva di alcuni uccelli e mammiferi, fin troppo spesso considerati gli unici animali in grado di mostrare comportamenti e capacità cognitive tanto complesse.