Uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Journal of Experimental Biology ha dimostrato che anche i delfini tursiopi sono in grado di rilevare passivamente gli stimoli elettrici e di rispondere in modo diverso a seconda del tipo di segnale. Per esempio, se gli stimoli simulavano la presenza di una preda, i delfini aumentano la loro attività di ricerca di cibo. Se invece gli stimoli sono legati alla presenza di un potenziale predatore, i delfini potrebbero alzare la loro soglia di attenzione e i loro comportamenti difensivi.
Questi risultati sono piuttosto sorprendenti (anche se non troppo, come vedremo in seguito), poiché suggeriscono che i tursiopi (Tursiops truncatus) hanno un senso molto più sviluppato di quanto si pensasse in precedenza. L'elettroricezione e la capacità di percepire i campi elettrici, infatti, è un'abilità relativamente rara nel regno animale, anche se piuttosto conosciuta in alcune specie. È presente, infatti, soprattutto tra gli animali acquatici o marini che vivono in ambienti bui o torbidi, dove quindi la visibilità non è proprio delle migliori.
La utilizzano per esempio molte specie di squali, le anguille e tanti altri pesci, ma anche alcune specie di anfibi come salamandre e cecilie e persino l'ornitorinco. I ricercatori autori di questo nuovo studio, ritengono perciò che la capacità dei tursiopi di percepire i campi elettrici possa essere utile per facilitare le ricerca di cibo e la predazione. Come fanno anche altri predatori, delfini potrebbero utilizzare l'elettroricezione per localizzare in maniera più precisa le prede nascoste tra i fondali marini, ma anche per orientarsi e nuotare sfruttando il campo magnetico terrestre.
Questi risultati potrebbero inoltre avere implicazioni anche per quanto riguarda la conservazione di questi animali. Gli scienziati potrebbero infatti utilizzare queste nuove informazioni per sviluppare per esempio tecniche di monitoraggio e azioni di conservazione più efficaci, soprattuto per quelle popolazioni che vivono in ambienti torbidi e difficili da monitorare. I delfini tursiopi, già dotati di straordinarie abilità nella comunicazione o nell'ecolocalizzazione, dimostrano quindi di essere cetacei ancora più sorprendenti di quanto si pensasse.
Con la loro capacità di percepire i campi elettrici emessi dagli altri animali, questi mammiferi marini sono in grado quindi di esplorare il mondo in un modo che noi umani non possiamo nemmeno immaginare. Ma nonostante ciò, per quando possa sembrare eccezionale non si tratta in realtà della prima specie di delfino dotata di questa capacità. Nel 2011, infatti, un altro gruppo di ricercatori dimostrò già la presenza dell'elettroricezione in un'altra specie di delfino sudamericana meno conosciuta, chiamata sotalia marina o delfino della Guiana (Sotalia guianensis).
Questi delfini di medie dimensioni, con una lunghezza di circa 2 metri, hanno un corpo snello e affusolato, con una testa molto piccola e un muso lungo. La loro pelle è grigia-bluastra sul dorso e più chiara sul ventre. Vivono esclusivamente lungo le coste di Centro e Sud America, dove spesso frequentano anche le acque dolci e torbide dei fiumi che risalgono a partire da foci ed estuari. Sono stati loro i primi – ora insieme ai tursiopi – a dimostrare di essere in grado di captare i campi elettrici grazie a delle strutture chiamate cripte vibrissali, piccoli "forellini" presenti sul loro lungo rostro.