Un gruppo di ricercatori italiani dell’Università di Pisa, coordinato dall’etologa Elisabetta Palagi, ha scoperto che i cavalli superano il test di riconoscimento allo specchio. E' una notizia che colpisce molto ma prima di analizzarla, è importante fare un viaggio tra le specie, partendo dagli esseri umani, per capire un antico dibattito su coscienza e auto coscienza. Noi sapiens siamo dotati di autocoscienza, siamo cioè consapevoli non solo del mondo che ci circonda ma anche di noi stessi: delle nostre attività, del nostro corpo e dei nostri stati mentali, che riconosciamo come diversi da quelli degli altri. E pensare che questo fatto, che adesso può apparire scontato, in realtà, ha vivacizzato i dibattiti filosofici sin dall’antichità. Da Aristotele ai platonici, e poi con Cartesio, Locke, Hume e Kant, solo per citarne alcuni, le discussioni storiche e moderne sull’autocoscienza ci portano oggi a ritenere che esistano vari modi in cui si può essere consapevoli di sé: attraverso una consapevolezza del proprio corpo, dei propri stati mentali, o di come si è percepiti dagli altri
Gli altri animali hanno autocoscienza?
Il dibattito filosofico sulla coscienza e sull’autocoscienza degli animali non umani ha radici altrettanto antiche, ma è stato anche complicato dall’idea di un’unicità, e di una superiorità, dal punto di vista cognitivo e morale, della specie umana rispetto alle altre. Di questa tematica si sono occupati anche gli scienziati. In epoca moderna, un ruolo cruciale è rivestito da Donald Griffin, che negli anni 70 conia il termine “etologia cognitiva” e accende un faro, nell’ambito della scienza del comportamento e della cognizione degli animali, sullo studio della coscienza, ritenendola parte integrante dei loro processi cognitivi. Nel frattempo, nel 1970 Gordon Gallup disegna il primo, e forse più noto, metodo per valutare la consapevolezza di sé: il test di riconoscimento allo specchio (Mirror self-recognition – MSR). A un individuo viene disegnato un segno colorato, inodore, su una parte del corpo, visibile solo con uno specchio. Senza essere addestrato, il soggetto viene poi posto davanti a uno specchio, e si osserva la sua reazione: se esamina il segno toccandolo su se stesso, e non toccando lo specchio, vuol dire che riesce a riconoscersi nell’immagine riflessa, e quindi ha consapevolezza di sé.
Le specie animali che lo superano
I primati lo fanno, ma non tutti, a quanto pare, solo le grandi scimmie, come gli scimpanzé e i bonobo. Anche gli esseri umani superano il test, ma solo gli adulti e i bambini piccoli dai 18-24 mesi in su. Le scimmie come i macachi rhesus no.
Come si legge in un recente articolo di Frans de Waal, altre specie hanno risposto con successo al MSR test, e tra queste i delfini (Tursiops truncatus) e gli elefanti asiatici (Elephas maximus). Anche le gazze comuni (Pica pica) lo hanno passato, mentre i pappagalli kea (Nestor notabilis) e cacatua di Goffin (Cacatua goffini), pur essendo anch’essi uccelli dal cervello grande, hanno fallito. All'inizio si pensava che la mancata risposta di un animale al test fosse indice di una minor evoluzione dal punto di vista cognitivo, associata all’assenza di autocoscienza. Poi si è capito che, in realtà, molte altre spiegazioni possono giustificarla: la sua bassa motivazione, ad esempio, o l’utilizzo di una metodologia non appropriata alla specie studiata, in termini di temperamento, morfologia o capacità sensoriali.
Il cavallo allo specchio
Prendiamo ad esempio il cavallo (Equus ferus caballus), che per lungo tempo ha avuto la reputazione di animale poco intelligente, complici forse la sua tendenza alla diffidenza, tipica degli animali preda, e il temperamento schivo, che venivano erroneamente scambiati per ottusità. Anche gli etologi se ne sono occupati poco, e solo di recente, per poi scoprire che questo animale ha un’ottima memoria, incrocia informazioni multisensoriali per riconoscere i propri simili e gli esseri umani, distinguendo tra estranei e familiari, ed è in grado di leggere le emozioni attraverso le espressioni facciali. Adesso, grazie all’Università di Pisa e al gruppo di ricercatori coordinato dall’etologa Elisabetta Palagi, sappiamo che i cavalli superano il test. Quando si specchiano, per prima cosa mostrano una certa sorpresa, come se si trovassero di fronte a un evento inatteso, che in qualche modo viola le loro aspettative (es., c’è un cavallo nello specchio, ma non si sente l’odore). Quindi, gli animali osservano lo specchio con attenzione e lo esplorano attivamente. Dopo di che, spostano la testa dentro e fuori l'area visiva dello specchio (avete presente il “bubusettete!” che diverte i bambini?) e vanno a guardare dietro, per verificare la contingenza tra i propri comportamenti e quelli nello specchio. Una volta che si sono sintonizzati con l’immagine riflessa, iniziano a utilizzarla per dirigere i propri movimenti verso il segno colorato, inodore e anallergico, che è stato loro applicato sulle guance: in particolare si strofinano in quel punto con le zampe, o scuotono la testa, come a volerlo rimuovere, e così dimostrano di riconoscere se stessi nello specchio.
Con questo studio, tutto italiano, si compie un nuovo passo nelle lande, ancora in larga parte da esplorare, della mente degli altri animali, correndo lungo il sentiero tracciato da Darwin, che la voleva diversa dalla nostra “solo di grado, e non di genere”.
Bibliografia
https://plato.stanford.edu/entries/consciousness-animal/
Griffin D R (1976). The Question of Animal Awareness: Evolutionary Continuity of Mental Experience. New York: Rockefeller University Press.
GRIFFIN D R (1978). Prospects for a cognitive ethology. Behavioral and Brain Sciences 4:527–38.
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Gallup G G Jr. (1982). Self‐awareness and the emergence of mind in primates. American Journal of Primatology 2(3):237–248.
de Waal FB (2019) Fish, mirrors, and a gradualist perspective on self-awareness. PLoS Biol 17:e3000112.
Baragli P et al. If horses had toes: demonstrating mirror self recognition at group level in Equus caballus. Anim Cogn (2021).