I cani contano e lo fanno proprio come facciamo noi umani che se guardiamo più oggetti ci viene spontaneo iniziare a numerarli. La scoperta è stata fatta nel 2019 dal professore Gregory Berns, artefice oltretutto di essere stato il primo a riuscire a sottoporre il miglior amico dell’uomo alla diagnostica per immagini con l’uso della risonanza magnetica con cani svegli. Il lavoro di Berns ha concesso di aprire il fronte a nuove e entusiasmanti ricerche sulla mente di Fido e tutto attraverso un lavoro fatto valutando le capacità cognitive e le emozioni dei cani come racconta nel suo libro “Come i cani ci amano”.
Nello studio, pubblicato su The Royal Society, il professore e il suo team hanno monitorato undici cani e in otto hanno «identificato regioni della corteccia che mostravano un'attivazione crescente con il rapporto numerico nei lobi parietotemporali secondo un atlante cerebrale canino ad alta risoluzione». Tradotto vuol dire che i cani, sottoposti a un particolare test, contavano gli oggetti con cui erano entrati in contatto visivo.
«Abbiamo utilizzato la risonanza magnetica funzionale canina con gli animali svegli – precisano gli autori – per valutare la sensibilità alla numerosità visiva nei cani domestici. Questa metodologia consente la valutazione delle rappresentazioni numeriche in assenza di un addestramento specifico per i numeri e senza basarsi su risposte comportamentali. Nel presente studio, i cani hanno visualizzato passivamente matrici di punti che variavano in valore numerico».
Il team di ricerca ha insegnato agli 11 cani partecipanti ad entrare in uno scanner e a rimanere completamente immobili. Gli esperti non hanno prima però spiegato ai cani cosa sarebbe successo all'interno della risonanza ma solo che avrebbero dovuto sdraiarsi lì. Poiché i cani non erano a conoscenza delle specifiche dell'esperimento, i ricercatori sono stati in grado di ottenere un'immagine completamente pulita di come reagivano i cervelli degli animali.
Ciò che i soggetti coinvolti hanno visto una volta dentro il macchinario erano alcuni schermi su cui veniva mostrato un numero variabile di punti: nei cani si sono illuminate le stesse aree cerebrali che gli umani usano per contare. Quando il numero di punti cambiava, queste aree diventavano ancora più attive, mostrando una risposta specifica al numero di elementi piuttosto che alla loro dimensione o posizione.
Lo studio di Barnes ha messo in luce, in particolare, che i cani possono elaborare i numeri in modo naturale, senza bisogno di aiuto umano, mentre altre ricerche avevano già dimostrato che il miglior amico dell’uomo sa contare fino a 5 e sa fare anche le somme, ovvero è consapevole che 1 più uno fa due.
Non solo i cani, comunque, hanno questa capacità. Come sottolineato anche dall’etologa Federica Pirrone su Kodami «sono tante le specie che sanno valutare la numerosità, ossia stimare il numero di elementi in un insieme. Tra gli animali che sanno contare ci sono alcuni primati non umani, ma anche il gatto, l'orso nero e altre specie meno conosciute».