Per ridurre l'impatto ambientale dell'illuminazione artificiale, alcune amministrazioni locali hanno scelto di utilizzare luci leggermente più fioche sulle strade e nelle aree urbane, con l'intento dichiarato di tutelare e proteggere la fauna notturna. Secondo però un recente report, pubblicato su Philosophical Transactions of the Royal Society B, gli ecosistemi notturni possono comunque soffrire per l'inquinamento luminoso causato anche dalle luci artificiali a bassa intensità, con pesanti ricadute per numerose specie notturne, dagli uccelli agli insetti.
Lo studio è stato guidato dai ricercatori del Centro tedesco per la ricerca integrativa sulla biodiversità (iDiv) e da alcuni esperti dell’Università Friedrich Schiller di Jena e si è concentrato in particolare sugli effetti dell'inquinamento luminoso sulla funzione e la stabilità degli ecosistemi più complessi, quelli presentano un maggior numero di animali e di interazione fra prede e predatori. E secondo i risultati, gli animali notturni dovranno affrontare un incremento costante dell'illuminazione artificiale di circa il 10% ogni anno, con effetti catastrofici soprattutto per le specie diffuse in Europa e in Nord America.
Fra le conseguenze negative di questo fenomeno abbiamo una diminuzione dell’attività degli invertebrati collegata a un aumento dei tassi di predazione subiti durante le ore notturne, come la scomparsa di alcune specie dai cieli notturni, per non parlare della perdita di biomassa e di diversità vegetale per colpa della sparizione di alcuni predatori che tenevano sotto controllo il numero di alcune popolazioni animali. La luce notturna, inoltre, provoca delle alterazioni nei processi di fotosintesi di molte specie vegetali e minaccia anche le comunità del sottosuolo, influenzando la respirazione basale delle radici e le concentrazioni di carbonio e di altri elementi nel suolo.
Per raggiungere questi risultati e definire un modello che potesse dimostrare quanto dannosa sia l'illuminazione artificiale notturna, al di là della sua intensità, gli scienziati hanno utilizzato diverse camere controllate, dove hanno simulato e alterato le condizioni di luce notturna per comprendere le reazioni degli animali. Queste camere ora fanno parte del sistema iDiv Ecotron, che fornisce agli scienziati tutto il necessario per simulare diversi ecosistemi sperimentali in ambiente controllato.
L'uso di queste camere hanno tra l'altro anche dimostrato che non basta ridurre l'intensità della luce di oltre il 50% per migliorare la situazione. Anche a bassissime intensità di inquinamento luminoso, infatti, gli ecosistemi subiscono danni profondi che innescano nuove risposte comportamentali e fisiologiche negli animali, che alla lunga non stressano solo le singole specie ma alterna intere comunità ecologiche.
Secondo gli autori dello studio, tra cui Myriam R. Hirt, dell'università di Jena, conoscendo quindi l'impatto dell'illuminazione pubblica e la posizione di ciascun singolo punto luce, è possibile però intervenire per trovare un compromesso fra le esigenze animali e quelle umane. Inoltre, analizzando lo stress provocato dalle luci artificiali, è possibile anche comprendere meglio lo stato di salute delle specie che vivono a stretto contatto con l'ambiente urbano.
Tra gli animali più colpiti da questo fenomeno in città, ci sono per esempio anche i preziosi pipistrelli, che tengono numericamente sotto controllo le popolazioni di insetti. Ma le luci impattano anche su tartarughe marine, opossum e sui predatori che solitamente frequentano periferie e centri urbani, come lupi e orsi. Gli scienziati, infine, chiedono che prima di realizzare un'opera – come una nuova strada o un edificio – gli architetti e gli ingegneri dovrebbero prendere in considerazione anche gli effetti negativi dell'illuminazione artificiale sull'ambiente circostante, così da circoscrivere potenzialmente i danni più gravi.
Per fare ciò, queste figure dovrebbero essere accompagnate ovviamente da altri esperti, come biologi, naturalisti e geologi in grado di realizzare una mappa completa dell'area su cui trovare le aree e i territori che potenzialmente potrebbero subire meno impatto. Dotarsi però anche di fotocellule e di lampade in grado di attivarsi per esempio solo al passaggio di vetture e persone, potrebbe inoltre contribuire a limitare i danni, per quanto alcune specie saranno comunque più sensibili di altre all'illuminazione artificiale.