Anche i gatti amano giocare al riporto: il 40,9% dei gatti oggetto di un nuovo studio pubblicato su PlosOne hanno eseguito quest'attività, e lo hanno fatto proprio in un contesto ludico. Una scoperta che fa nuova luce sui felini domestici e sulla loro capacità di legarsi alle persone.
I ricercatori hanno confrontato l'attività del riporto sia tra i cani che tra i gatti e in questi ultimi era correlato al gioco. Nei cani, il riporto era segnalato nel 77% dei casi ma era correlato alla capacità di addestramento complessiva.
Per entrambe le specie state osservate alcune differenze relative alla razza: l'attitudine al riporto è più evidente nelle razze di gatti originarie dell'Estremo Oriente, come ad esempio, Birmano, Siamese e Tonkinese; mentre tra i cani nei Retriever, Barboni, Pointer e Spaniel, in generale i cani da caccia sembrano avere una disposizione più forte per il riporto rispetto ad altre.
I dati sono stati raccolti attraverso appositi questionari online. Sono stati valutati in totale 8.224 sondaggi. Oltre la metà dei partecipanti (57,3%) proveniva dagli Stati Uniti, ma hanno risposto persone da 87 paesi diversi, con il 10,7% dei partecipanti dal Regno Unito, l'8,5% dall'Australia e il 5,3% dal Canada. Ogni altro paese rappresentava meno del 5% del campione totale.
Il comportamento del riporto è in generale osservato più di frequente tra i cani, e secondo i ricercatori è probabile che siano stati selezionati proprio per eseguire questo compito durante la fase di domesticazione, probabilmente nel contesto della caccia umana con armi da lancio.
Con l'evoluzione del rapporto tra l'uomo e gli animali domestici la capacità di riportare ha perso la sua funzione strumentale ed è diventata sempre più una delle forme di gioco più popolari. Sebbene spesso considerato un gioco, un pet mate può chiedere a un cane di riportare un oggetto specifico, rendendolo un "compito". Si presume che in questo contesto ci si aspetti dal cane un certo livello di cooperazione o "volontà di aiutare".
Il discorso però è molto diverso quando si parla di gatti, e questo in ragione del percorso evolutivo intrapreso al fianco dell'essere umano. In questo caso è più difficile sostenere che il comportamento del riporto sia il risultato di una selezione funzionale per il recupero di oggetti, come è avvenuto invece nei cani. Recenti scoperte relative ai comportamenti sociali e di gioco dei gatti indicano che hanno una notevole capacità di legarsi agli esseri umani e di rispondere ai segnali sociali umani, ridimensionando molto il luogo comune che li vorrebbe incapaci di intessere simili relazioni sociali.
L'attitudine al gioco è stata osservata in gatti di età diverse e con oggetti variegati, ma secondo gli esperti ha a che fare con il comportamento predatorio, ed emerge quando i gattini sono svezzati a circa quattro o cinque settimane di età. Proprio come il gioco nei cani, alcuni comportamenti di questo tipo nei gatti possono anche avere una componente sociale diretta nei confronti dell'essere umano.
Il comportamento di riporto comprende una sequenza di comportamenti che riflettono un livello di sincronia tra l'uomo e l'animale da compagnia, da una parte l'uomo e l'animale devono mantenere alta l'attenzione reciproca e impegnarsi a turno. Dal canto suo, l'uomo deve esprimere l'intenzione di lanciare il giocattolo quando l'animale domestico è pronto; mentre il cane o il gatto devono inseguirlo e raccoglierlo, per poi restituirlo. E così via per diverse volte.
Tra i dati più interessanti emersi nello studio c'è la spontaneità dei gatti a iniziare questo gioco: molti felini infatti si offrivano prendendo l'iniziativa. Nel 39,3% preferivano anche essere quelli che iniziavano il riporto ed erano più propensi a giocare quando portavano un giocattolo al loro umano, piuttosto che quando era l'umano a lanciarlo a loro.