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28 Dicembre 2020
17:01

Grugliasco e i Cani lupo cecoslovacchi: analisi di una disgrazia

Il 18 dicembre 2020, una donna di 74 anni è stata ritrovata morta in un piccolo appartamento alle porte di Torino dove ospitava cinque esemplari di Cane lupo cecoslovacco della figlia. L’analisi di alcuni fattori critici che emergono da questa disgrazia si pone l’obbiettivo di incrementare la consapevolezza della relazione uomo-cane in generale piuttosto che cavalcare l’onda mediatica della cronaca nera.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Sono istruttore cinofilo da quasi quindici anni e da sempre mi sono misurato a livello professionale con quelli che vengono definiti cani aggressivi. Quello che posso dirvi sulla base della mia esperienza diretta è che i cani aggressivi non esistono, ma ci sono soggetti che in determinate situazioni possono mettere in atto comportamenti avversativi anche gravi. Non si possono separare le azioni dal soggetto ma allo stesso modo, da esse, non si può determinare il giudizio definitivo sull’individuo.

Il caso di Grugliasco, dalla notizia all'analisi

cane lupo cecoslovacco

Questa è la premessa da fare quando si vuole affrontare pubblicamente e con serietà fatti gravi, nei quali qualcuno è morto a causa di comportamenti aggressivi di cani. Grugliasco rappresenta, come tanti altri, un  caso emblematico. Il 18 dicembre 2020, in un piccolo appartamento alle porte di Torino, una donna di 74 anni è stata ritrovata morta, ricoperta di sangue, dalla figlia, sollecitata ad un rientro anticipato dal lavoro a causa delle segnalazioni del vicinato preoccupato dello schiamazzo anomalo dei suoi cani. Subito su molti media la notizia è stata esposta in prima pagina. Ad averla uccisa, secondo le testimonianze raccolte e in attesa dei risultati dell'autopsia, sarebbero stati i cinque cani che vivevano con la signora e la figlia quarantottenne. Ad avallare la vulgata investigativa ha contribuito indubbiamente il fatto che si tratta di mix di Cane Lupo Cecoslovacco.

Certo, potrebbe essere plausibile che la cosa sia andata così ma il come e le dinamiche specifiche potrebbero far emergere un quadro anche completamente diverso da quello che appare ad un primo esame. Sono troppo pochi gli elementi che mi consentono di elaborare un giudizio netto sull’accaduto e tantomeno quelli per descrivere la dinamica che lo ha provocato.

Potrei dirvi qualcosa di più dettagliato solo se potessi fare una anamnesi, ovvero entrare in possesso di una serie di elementi importanti attraverso un colloquio con la proprietaria dei cani. Mi limiterò per questo semplicemente a mettere in evidenza alcuni fattori critici della situazione senza cadere in giudizi sommari.

Il numero di cani presenti in casa, le dinamiche sociali intraspecifiche e la relazione uomo-cane

Il primo sul quale vale la pena riflettere è il numero di cani presenti all’interno della casa. Cinque soggetti, di cui tre fratelli coetanei: è probabile che un nucleo così composto attivi dinamiche competitive interne che possono essere difficili da gestire per chiunque, anche per persone molto esperte. Detto questo, siamo sicuri che la donna sia morta perché attaccata direttamente dai cani e non perché finita in mezzo ad una disputa interna al gruppo, in cui con generosità abbia cercato di intromettersi? Il numero elevato di cani è un fattore critico non solo in relazione allo spazio stretto di un appartamento, che comunque può essere considerato un elemento di ulteriore complicazione nella gestione, ma come elemento problematico in sé.

Mettere in evidenza il sovrannumero tuttavia non pretende di spiegare la causa del fatto, perché in tutta onestà, sarebbe potuto accadere anche se i cani fossero stati due. L’analisi di alcuni fattori critici che emergono da questa disgrazia si pone l’obbiettivo di incrementare la consapevolezza della relazione uomo-cane in generale piuttosto che cavalcare l’onda mediatica della cronaca nera.

La grande esperienza comunicativa del Cane Lupo Cecoslovacco

cani lupo cecoslovacchi

Perciò non posso esimermi dall'affrontare il discorso razza partendo dalla gravità di affermazioni lette sui giornali in questi giorni, come: «Il CLC, una razza che non dovrebbe esistere». Se qualcuno si aspetta da parte mia la classica posizione animalista che recita:  "Il problema non è il cane (la razza) ma il padrone", siete sulla strada sbagliata. Avendo conosciuto tanti soggetti appartenenti alla razza, o meticci di, Cane Lupo Cecoslovacco  posso dirvi che sono cani che hanno una grandissima competenza comunicativa e che per questo tengono in  grande considerazione l’organizzazione sociale, i ruoli e le regole interne al gruppo.

Vivere con loro necessita di una grande capacità, soprattutto istintiva, di lettura delle dinamiche sociali, dei rapporti interpersonali che intercorrono tra cani e tra loro e i membri umani della famiglia. Le qualità caratteriali di chi decide di adottarne uno o a maggior ragione un gruppo familiare (cioè più cani con stesso legame di sangue) sono: grande determinazione, forza interiore, equilibrio, freddezza, affettività, voglia di giocare, attitudine a non lasciarsi impressionare dalla distruttività sull’ambiente domestico e dalla violenza di fronte ai possibili episodi di conflitto con altri cani.

Si deve essere in possesso di grande flessibilità di strategie comunicative, riuscendo, al pari di quanto fanno loro, a passare rapidamente da un registro assertivo ad uno ludico, senza affidarsi alla freddezza di una tecnica appresa dall’addestratore di turno, quanto piuttosto guidati da empatia, forte spirito di integrazione del/dei cani in famiglia e soprattutto fiducia, in primis verso se stessi e la propria capacità di essere una guida, in qualsiasi situazione. Chi si sente in grado di interpretare tutto ciò alzi la mano!

La questione delle razze di "cani pericolosi", una prospettiva sbagliata

L'affermazione sul se debbano esistere o meno i CLC andrebbe allora estesa, senza ipocrisia, a tutte quelle razze che fino a circa metà del secolo scorso svolgevano un compito lavorativo al fianco delle attività produttive umane. E che ora invece sono omologati ad essere semplici cani da compagnia che vedono frustrate la maggior parte delle loro motivazioni. Se a questo punto però state deducendo che è più probabile che cani appartenenti alla schiera delle razze pericolose, dove rientrerebbe a pieno titolo anche il Cane Lupo Cecoslovacco, si possano macchiare di delitti come quelli di Grugliasco più di altri cani, perché la vita che gli offriamo da Pet, li mette in una condizione di frustrazione, siete di nuovo fuori strada.

Io personalmente ho avuto modo di conoscere e valutare i cani che furono protagonisti dell’attacco avvenuto il 13 marzo del 2009 in cui rimase ucciso un bambino in Sicilia. I cani in questione erano meticci-caccia di taglia media. Accalappiati tutti, dopo anni di reclusione in box, nell’incontro con me ed altri colleghi mostravano: alcuni un carattere timido e schivo, altri come la mamma del gruppo (Matriarca), socievolezza verso le persone e gli altri cani.

Non esistono cani o razze aggressive, ma soggetti messi di fronte a fattori evocatori

Non esistono dunque cani aggressivi, razze aggressive, esistono soggetti che in concomitanza di alcuni fattori particolari, che tecnicamente possiamo definire evocatori, sono capaci di mettere in atto comportamenti avversativi anche particolarmente violenti. Per mia esperienza, ed è ciò che faccio tutti i giorni, riabilitare soggetti che si sono macchiati di azioni aggressive non significa trasformarli da cattivi a buoni ma comprenderli. Conoscerli a fondo ed essere in grado di mettere a fuoco gli evocatori che fanno scattare in loro il comportamento problematico.

Ci sono poi soggetti che per il loro modo di essere, che in parte si connette con la storia filogenetica di razza e in  parte a quella ontogenetica di individuo, hanno una soglia più sensibile (evocabile) di attivazione dei comportamenti aggressivi. La producono spesso come risposta comportamentale perché cognitivamente hanno a disposizione non una ma una fitta rete di strade per giungervi.

L’evocatore è dunque una sorta di pulsante rosso che, se premuto, innesca l’azione violenta. Compito di un professionista è quello di calcolare la probabilità del verificarsi dei comportamenti problematici e, in base al numero degli evocatori di aggressività, stilare un indice di rischio della situazione. Delineare con precisione questo quadro non significa però vedere il cane come un campo minato quanto piuttosto acquisire sicurezza dando una precisa dimensione alla relazione. Dare indicazioni precise per garantire ad i cani una base sicura, comprensiva, affettiva ed affiliativa. Organizzare una routine adeguata capace di inaridire la rete di fattori di evocazione, trasformando l’aggressività in una possibilità remota che non potrà, in ogni caso, rompere la relazione di intimità costruita con lui.

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David Morettini
Educatore e istruttore cinofilo CZ
Laureato in Filosofia teoretica presso l’Università degli Studi di Firenze, educatore e istruttore cinofilo. Sono docente SIUA e di altre scuole di formazione cinofila, e docente nei master universitari di istruzione cinofila e medicina comportamentale. La mia missione è quella di formare persone che sappiano lavorare nel pieno rispetto della dignità e dell’intelligenza del cane, tutelandone l’autonomia e non la dipendenza dall’essere umano.
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