La questione degli orsi in Trentino è tornata di nuovo sui tavoli ministeriali. Il focus questa volta era l'utilizzo dello spray anti orso, che l'estate scorsa era stato concesso al corpo forestale, e ora si vorrebbe estendere anche a Protezione civile e Forze dell'ordine, e potenzialmente anche ai cittadini.
L'argomento è stato affrontato a Roma nel corso del confronto tra il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin e il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti. «Abbiamo parlato della possibilità di ampliare l’utilizzo dello spray anti-orso non solo, come è adesso, al corpo forestale, ma anche a tutti i corpi della Protezione Civile e delle Forze dell'ordine – ha commentato – Noi vorremmo oggettivamente anche fare di più, aprendo questa possibilità a tutta la cittadinanza, ma sappiamo che dalla legge italiana considera lo spray un'arma. Sarà necessario pertanto affrontare dobbiamo questo percorso per gradi».
Il primo passo è stato proprio il vertice di Roma durante il quale Fugatti ha portato all'attenzione del Ministero anche i recenti casi di avvistamenti in Val di Sole, fra cui quello dell’orso seguito e ripreso a Malé. Proprio sulla base di questi incontri il presidente della Pat ha proposto di rivedere l'uso dello spray anti-orso in maniera più estensiva: «Ora si dovrà discutere anche con il Ministero dell'Interno, come abbiamo già fatto nei mesi scorsi. Non partiamo ora, insomma, ma possiamo dire di aver notato una giusta sensibilità da parte del Ministro».
Una sensibilità che era emersa già in occasione della discussa legge Ammazza-orsi approvata quest'anno, che prevede l'abbattimento fino a 8 orsi all'anno considerati problematici. Una legge che il Governo ha deciso di non impugnare.
Sui tavoli romani non è finito solo lo spray anti orso ma la gestione complessiva dei plantigradi in trentino. Il presidente Fugatti ha ripreso uno dei leitmotiv che contraddistinguono la sua comunicazione pubblica: «C'è un numero sicuramente maggiore di orsi rispetto a quanto preventivato; un numero ritenuto eccessivo che crea forte preoccupazione».
In realtà, dire che gli orsi «sono troppi» non ha senso a livello scientifico come ha più volte sottolineato gli esperti, e non ha attinenza neanche in relazione al progetto Life Ursus con il quale nei primi anni Duemila le Alpi occidentale sono state ripopolate di orsi.
Come aveva spiegato a Kodami, il padre del progetto, Andrea Mustoni, coordinatore scientifico del Parco Adamello Brenta: «Lo studio di fattibilità prodotto all’inizio del progetto Life Ursus non parlava di un numero massimo di orsi sul territorio. Ma di un numero minimo, di 40-60 esemplari e di possibilità di sviluppo numerico della popolazione in linea con quanto osservato fino ad oggi».
Anche per il presidente del Large Carnivore Initiative, Luigi Boitani parlare di «troppo» non ha senso se non si rivedono prima i comportamenti delle persone: «Piuttosto che concentrarsi su questo bisognerebbe puntare a ridurre le interazioni negative con le persone, per farlo il numero di orsi è irrilevante. Se vogliamo coesistere con gli animali selvatici, che siano 10 o 100, dobbiamo ridurre al minimo i comportamenti che possono portare a un attacco, ma dobbiamo comunque tenere presente che il rischio non è mai zero».
Senza informare adeguatamente le persone, il livello di paura da parte della popolazione salirà ulteriormente, e non ci sarà spray che potrà contenere questa esasperazione.