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1 Luglio 2021
10:30

Allevamenti intensivi, l’Italia dice un “no” molto poco convinto

Durante la riunione del Consiglio di Agrifsh, i governi dell’Austria e dell’Olanda hanno chiesto alla Commissione europea di porre fine all’allevamento di animali per la produzione di pelliccia nell’Unione e, sebbene il ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Stefano Patuanelli abbia dichiarato di sostenere la richiesta, i fatti poi smentiscono le parole.

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L’Italia deve sostenere con molta più convinzione una riforma della PAC (Politica agricola comune) coerente con il Green Deal europeo. È questa la richiesta delle tante associazioni  ambientaliste e animaliste che lottano affinché si interrompano tutte quelle pratiche dannose per l'ambiente e per il benessere degli animali.

Infatti, sebbene il ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Stefano Patuanelli abbia dichiarato, durante la riunione del Consiglio europeo Agri-Fish in cui i governi dell’Austria e dell’Olanda hanno chiesto alla Commissione di porre fine all’allevamento di animali per la produzione di pelliccia nell’Unione, che l’Italia «darà il massimo supporto alla proposta per giungere al divieto europeo», le parole ad oggi continuano a non corrispondere allo stato delle cose.

Al momento, infatti, nel nostro Paese l’allevamento di questi animali è stato soltanto sospeso fino alla fine del 2021, scegliendo così una strada non definitiva, ma temporanea e del tutto insufficiente. Una situazione di stallo che fa rimanere il nostro Paese molto indietro rispetto a tutta l’Europa dove invece sono sempre di più le nazioni dove esiste una legge che vieta esplicitamente la produzione. Parliamo, ad esempio, di Regno Unito, Austria, Croazia, Serbia, Bosnia ed Erzegovina, Paesi Bassi, Slovenia, Repubblica di Macedonia, Repubblica Ceca, Lussemburgo, Belgio, Norvegia e Slovacchia.

E dove non esiste già la norma, come in Estonia, Lituania, Polonia, Ucraina, Montenegro, Bulgaria e Irlanda, è già in atto almeno la discussione di disegni di legge per interrompere quanto prima questa crudeltà senza senso che, peraltro, tra le motivazioni etiche per bloccarla, non include solo il benessere degli animali, ma anche il rischio per la salute pubblica, vista la suscettibilità dei visoni al Covid-19. Infatti questi animali possono essere infettati dagli esseri umani e infettare a loro volta, come è stato dimostrato durante la pandemia in cui si è assistito al proliferare di casi di focolai all’interno degli allevamenti intensivi.

In Italia, per esempio, a Capralba, nell’allevamento più grande del Paese, sono stati abbattuti tutti gli animali infetti. Ma visto che da noi non c’è una legge che impedisca la produzione, in attesa di nuove indicazioni da parte del Governo, i sei allevamenti sono rimasti ancora in attività con in gabbia i riproduttori, ma senza far nascere nuovi animali.

La buona notizia del vertice è che si è trovato, in ogni caso l’accordo per il futuro della Politica agricola comune dell'Unione europea per il periodo 2023-2027 che ha l’obiettivo è quello di una Pac più verde, equa e sostenibile.

Secondo il commissario Ue per l'Agricoltura, Janusz Wojciechowski, la Pac aiuterà gli Stati membri a «sviluppare dei piani strategici che siano in linea con gli obiettivi dell'Unione e che possano fornire gli strumenti giusti per supportare gli agricoltori nella transizione verso un sistema alimentare sostenibile».

I fondi per l’Italia sono 38 miliardi, che diventano 50 mettendo insieme i finanziamenti nazionali previsti. Di questi gran parte è destinato a agli ecoregimi, strumento principale per raggiungere gli obbiettivi chiave del Green Deal Europeo, per incentivare pratiche agricole che rispettino l’ambiente.

Tra queste pratiche ci sono l'agricoltura biologica, un genere di allevamento che salvaguardi il benessere animale, la riduzione netta delle emissioni di carbonio per le pratiche agricole. Ma non solo: almeno il 35% dei fondi per lo sviluppo rurale sarà destinato a impegni agroambientali finalizzati alla promozione delle buone pratiche ambientali, climatiche e relative al benessere degli animali.

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Simona Sirianni
Giornalista
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