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1 Luglio 2021
14:46

All’asta i cinghiali del presidente della Repubblica. L’Oipa: «Mattarella intervenga»

Andranno all’asta i cinghiali vivi che saranno catturati dal prossimo primo agosto nella Tenuta del presidente della Repubblica di Castelporziano, alla periferia di Roma. E’ lo stesso Quirinale a pubblicare il bando giustificandolo come un’azione di contenimento della fauna selvatica per il riequilibrio ambientale. Chi vincerà il bando potrà firmare un contratto di un anno, rinnovabile per altri 12 mesi.

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Saranno venduti i cinghiali vivi che verranno catturati dal prossimo primo agosto nella Tenuta del presidente della Repubblica a Castelporziano, alla periferia di Roma. E’ lo stesso Quirinale a pubblicare il bando giustificandolo come un’azione di contenimento della fauna selvatica per il riequilibrio ambientale. Chi vincerà potrà firmare un contratto di un anno rinnovabile per altri 12 mesi.

La quantità dei capi che saranno acquistati dipenderà dall’andamento delle catture. Nelle ultime sei stagioni, spiega la presidenza della Repubblica, ne sono stati presi 852 ogni anno. I cinghiali adulti avranno un costo di base d’asta di 110 euro, i subadulti (i ‘rossi’), di 60 euro e i piccoli (detti ‘striati’, che comunque dovranno essere già svezzati), 8 euro. L’idea non piace all’Oipa, l’Organizzazione internazionale protezione animali che sottolinea come si ricorra a procedure amministrative non etiche nelle quali gli animali sono considerati meri oggetti.

«Chiediamo che il presidente Sergio Mattarella ponga fine a queste aste», dice la delegata dell’Oipa di Roma, Rita Corboli. «Una gestione del genere è molto lontana dal recepire il Trattato di Lisbona del 2007, che tutela gli animali in quanto ‘esseri senzienti’ – aggiunge – Gli esemplari "in sovrannumero" possono essere contenuti con adeguate campagne di sterilizzazione. Chiediamo alla Presidenza della Repubblica, come abbiamo chiesto alla Regione Lazio e agli enti di gestione delle riserve, che non si ricorra più a queste procedure e che si passi a una gestione etica della fauna poiché questa è di proprietà indisponibile dello Stato, cioè di tutti i cittadini, la stragrande maggioranza dei quali è contraria alla caccia e, immaginiamo, anche alla cattura di animali vivi destinati ad andare all’incanto».

Pronta la risposta dei tecnici del Quirinale: «La politica di selezione di cinghiali è operata – per rispetto e a tutela degli animali – ogni anno da decenni, da quando a Castelporziano è stata abolita la caccia, che veniva praticata frequentemente, con l'abbattimento di centinaia di molte specie: cinghiali, daini, caprioli e fagiani. Castelporziano è infatti un sistema ‘ecologicamente' chiuso, in cui vengono a mancare i predatori naturali normalmente posizionati ai vertici della catena alimentare».

Per il Consiglio scientifico della Tenuta di Castelporziano «la riproduzione dei cinghiali è molto alta (la popolazione censita dai monitoraggi annuali condotti dall'Ispra ammonta ad alcune migliaia di individui) e se non se ne spostassero altrove alcuni capi ne morirebbe un gran numero perché non avrebbe la possibilità di trovare cibo a sufficienza nei boschi della Riserva, andando inoltre a competere con specie sensibili della Tenuta, quali il capriolo italico, che ne soffrirebbe. In aggiunta, si perderebbe completamente la rinnovazione naturale della foresta di querce caducifoglie, vero patrimonio ambientale di Castelporziano e prezioso habitat tutelato dell'Unione europea. Le ghiande sono infatti il cibo preferito dai numerosissimi cinghiali».

Per gli esperti della presidenza della Repubblica, «non attuare azioni di controllo della popolazione di cinghiali impedirebbe la tutela dell'ecosistema nel suo complesso. Le tecniche di sterilizzazione, già sperimentate in contesti urbani, su popolazioni di così grande numerosità non trovano successo ecologico».

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