La morte di una Labrador, Mia, di tre anni, ha destato enorme preoccupazione in chi vive nella zona del Parco Nemorense, a Roma. Sabato 16 ottobre è stata trovata morta nella cuccia di casa. Mia potrebbe essere stata uccisa da una polpetta avvelenata che avrebbe mangiato nelle vicinanze dell'area verde, la sera precedente. L'intera zona è piombata nell'angoscia di poter avere a che fare con una persona che ha deciso di uccidere gli animali.
«Quando ci siamo svegliati abbiamo trovato Mia con la bava alla bocca, la lingua viola, gli occhi sbarrati – spiega Angela Dorosario, la compagna umana – L’abbiamo portata subito al pronto soccorso veterinario in viale Etiopia. Abbiamo descritto i sintomi di Mia anche al veterinario di fiducia ed è stato lui ad averci indicato un probabile caso di avvelenamento. Ma non sono stati fatti i controlli e così non ne abbiamo la certezza. Noi a casa siamo sconvolti, eravamo molto affezionati a lei. Le feste che ci faceva ogni volta che tornavamo a casa erano indescrivibili».
Riccardo Manca, vicepresidente di Animalisti Italiani, spiega che a Roma questi casi di polpette avvelenate «avvengono a macchia di leopardo un po' in tutta la città. Ma la maggior concentrazione è però in periferia e dove c’è più degrado urbano. Chi usa le polpette avvelenate è un delinquente che va perseguito: secondo quanto previsto dalla legge i reati di cui deve rispondere sono di maltrattamento e uccisione di animali. Abbiamo sempre cercato di sensibilizzare le istituzioni per creare aree idonee e sicure dove portare i cani. Le persone, però, pensano di essere dei giustizieri e continuano con queste condotte criminali».
Molti i temi che il nuovo sindaco della città, Roberto Gualtieri, ha all'attenzione. «Si è impegnato a rispettare un programma basato su alcuni temi che, come associazioni animaliste, gli abbiamo sottoposto – spiega Manca – Si va dalla gestione della fauna selvatica, al divieto dei circhi con gli animali, all'abolizione delle botticelle, a una seria campagna di gestione delle colonie feline. Questo è ciò che chiediamo, per far diventare Roma una vera città ‘"animal friendly'", prevedendo anche la riconversione del Bioparco in Centro di recupero per la fauna selvatica, come è stato già promesso dalla giunta precedente».
Un’ordinanza del ministero della Salute del 10 agosto dello scorso anno stabilisce che appena viene ritrovato un boccone avvelenato o un animale morto o con gravi sintomi che possono far presupporre un avvelenamento, va immediatamente allertato un veterinario. Questa è la prima cosa da fare. La tempestività dei soccorsi, in momenti come questi, è fondamentale per fare in modo che il medico possa intervenire nel modo giusto.
Nel frattempo, oltre all'emergenza del cane o del gatto appena avvelenato, le forze dell'ordine devono intervenire sul posto. Appena viene individuata una zona con esche avvelenate questa deve essere bonificata. I carabinieri forestali hanno un’apposita unità specializzata (l'Uca anti-veleno) con cani addestrati a sentire gli odori delle esche. Gli stessi militari avviano poi le indagini per cercare di risalire al presunto movente. Tutto ciò è necessario per evitare che i fatti si ripetano uno dietro l'altro.