In Veneto è allarme granchio blu. «Stanno spaccando tutto, è un disastro»: non fa giri di parole il governatore Luca Zaia nell’annunciare la campagna contro la diffusione ormai sempre più rapida del crostaceo che sta minacciando molte specie autoctone lungo tutte le coste del Paese.
La quantità di esemplari catturati da inizio anno in Veneto è impressionante: 329 tonnellate. Un dato che ha spinto la Regione a chiedere lo stato di calamità e lo stato di emergenza, mentre il primo provvedimento operativo ha visto l’installazione di 300 nasse sulle coste venete per monitorare la diffusione. Il piano sarà curato da Arpav e Veneto Agricoltura.
«Apre le cozze, apre le ostriche, mangia anche le reti», ha aggiunto Zaia in una conferenza stampa organizzata nella sede di Regione Veneto per fare il punto. Incontro pubblico durante il quale il Governatore ha anche mostrato un esemplare vivo di granchio blu.
Regione Veneto, intanto, ha stanziato 80 mila euro per i primi studi sulla diffusione locale della specie arrivata da alcuni anni in Italia, presumibilmente viaggiando a bordo di navi mercantili in arrivo dalle coste atlantiche americane. Dal Governo, inoltre, sono previsti stanziamenti per 3 milioni di euro.
Negli ultimi mesi si sono moltiplicati gli avvistamenti di granchi blu sulle coste italiane. È solito vivere in acque costiere, lagune ed estuari, su fondali sabbiosi o fangosi. Condizioni facili da ritrovare sulle coste venete.
Le sue dimensioni sono notevoli: la larghezza del suo carapace può superare i 23 centimetri nei maschi e i 20 centimetri nelle femmine, il peso massimo arriva a circa 500 grammi. Il colore generale è grigio, marrone o blu e verde.
I suoi primi avvistamenti in Italia risalgono al 2008 quando fu notato in Basilicata, alla foce dei fiumi lungo la costa ionica. Esemplari furono avvistati anche sulle coste abruzzesi e pugliesi.
La sua presenza sulle coste italiane è a tutti gli effetti un pericolo per le specie locali. Il granchio blu è onnivoro, mangia tutto ciò che riesce a catturare e non ha predatori naturali. La sua diffusione, quindi, rischia di essere incontrollata e di avere serie conseguenze sulle specie autoctone.
E intanto negli ultimi giorni si sono registrate anche le prime vendite di granchio blu su scala internazionale. Dall’Italia è partito in direzione Miami un container con 15 tonnellate di crostacei pescati dalle imprese ittiche della Sacca di Goro e pronti per il mercato statunitense. Un ‘via libera’ alla vendita all’estero per un crostaceo molto apprezzato, ricco di calcio e magnesio, richiesto sia in ambito gastronomico sia nella produzione di integratori alimentari. Tema, quest’ultimo, sul quale sta lavorando anche l’Università di Bologna.