Ancora una vicenda di avvelenamento, non letale fortunatamente questa volta, nelle aree verdi: la zona in questione è il parco delle Fontanelle a Germignaga, comune in provincia di Varese dove tra domenica e lunedì scorso due cani sono rimasti intossicati da veleno per topi. Dopo le segnalazioni ricevute, il sindaco Marco Fazio ha subito allertato la cittadinanza con un avviso e ha dato immediatamente disposizione al personale della manutenzione del parco e della polizia locale di ispezionare tutta la zona, rimuovere il veleno e verificare che non ce ne sia altro disperso.
I controlli dovranno appurare anche la presenza di eventuali elementi utili ad identificarne la provenienza e proprio oggi la ditta del servizio di derattizzazione cercherà di capire se c’è stata un’eventuale vandalizzazione delle trappole presenti nell'area o se, invece, si sia trattato di un atto deliberato. Il Sindaco ha invitato la comunità, come sempre in questi casi, alla massima prudenza ma ha anche chiesto la collaborazione di tutti, perché qualsiasi segnalazione può essere utile ad accertare non solo le responsabilità, ma anche ad evitare che qualche altro cane o animale rischi la vita.
Ogni anno, purtroppo, migliaia di cani, gatti e altri animali muoiono a causa di esche e bocconi avvelenati che vengono sparsi in parchi pubblici, ma anche nei cortili condominiali e nelle zone dove vi sono colonie feline. Spesso le motivazioni dietro un simile gesto è il desiderio di sfogare proprie frustrazioni o insoddisfazioni e gli animali, in quanto soggetti indifesi, diventano le vittime ideali, anche perché ci si immagina di poter restare facilmente impuniti.
Cosa che effettivamente succede ancora troppo spesso nonostante, ed è bene ricordarlo, chi avvelena animali commetta un reato. Il codice penale, art. 544-bis, punisce infatti l’uccisione di animali «per crudeltà o senza necessità» e spargere polpette avvelenate rientra perfettamente in questa fattispecie. Qualora poi l'animale si salvasse, a causa delle forti sofferenze inflitte dal veleno si configura comunque il reato di maltrattamento punibile con la pena della reclusione sino a 18 mesi.