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23 Febbraio 2022
16:55

All That Breathes, il film che racconta la storia dei fratelli che salvano i rapaci a New Delhi

Si parla di rapporto tra uomo e animali, di rispetto per la natura e di crisi climatica in "All That Breathes" del documentarista emergente indiano Shaunak Sen. Il film è stato premiato al Sundance Film Festival 2022 come miglior documentario internazionale.

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Da vent'anni due fratelli indiani, Mohammad Saud e Nadeem Shehzad, che vivono in un quartiere sovrappopolato e povero di Nuova Delhi, si prendono cura dei rapaci che precipitano dal cielo, feriti perché si scontrano con gli edifici della città a causa dello smog che offusca il cielo oppure perché si impigliano nei cavi elettrici scoperti. Loro li raccolgono, li curano e cercano di farli tornare a volare.

Si parla di rapporto tra uomo e animali, di rispetto per la natura e di crisi climatica in "All That Breathes" del documentarista emergente indiano Shaunak Sen, premiato al Sundance Film Festival 2022 come miglior documentario internazionale. Un film che racconta tutto il dramma dell’irrespirabile realtà indiana e di come l'uomo possa influenzare la vita degli animali, nel bene e nel male.

Una realtà che si evince dalla storia di Saud e Nadeem che vivono e lavorano in un seminterrato che ospita la lavanderia di famiglia, ma la cui grande passione è la bellezza della natura, sono gli spettacoli degli uccelli nel cielo, dei loro voli, degli stormi.

Entrambi sono i fondatori dell’ong veterinaria Wildlife Rescue che recupera i rapaci abbattuti ogni giorno e li sottopone a un qualunque tipo di intervento, chi per riparare un'ala piegata, chi una pupilla velata. Li curano, fasciano le ferite, rimediano alle ossa rotte.

Li salvano, pur consapevoli che quell’uccello appena guarito potrebbe essere colpito di nuovo, esattamente nello stesso modo. Ma non importa se secondo la superstizione indiana i rapaci sono uccelli che portano sfortuna, i fratelli non riescono ad abbandonarli, perché è inconcepibile far finta di niente vedendoli a terra che si contorcono sofferenti.

Shaunak Sen ci ha messo tre lunghi anni a completare il suo quadro, uno sguardo spietato della vita nel ventre distopico di Delhi, nel quale convivono tutti i tragici aspetti di una delle città più inquinate al mondo. Città dove l’aria è irrespirabile per le discariche a cielo aperto dentro alle quali le persone cercano cibo e i bambini giocano, e dove nelle strade convivono uomini, animali e spazzatura.

Ma il film pur sembrando togliere ogni illusione di redenzione, al contrario, apre alla speranza, alimentata proprio dai due fratelli e dal loro amore nei confronti dei rapaci. Speranza che, così come le ferite di aquile, poiane, falchi e nibbi, può essere curata.

Tra questi rapaci c'è anche il nibbio bruno (Milvus migrans), chiamato anche Black Kite è un uccello dalle medie dimensioni che fa parte degli accipitridi, famiglia che comprende anche molti altri rapaci diurni e che, si pensa, sia la specie più abbondante al mondo, anche se stime attuali hanno rilevato che alcune popolazioni hanno subito cali o fluttuazioni drammatiche. 

I nibbi bruni, a differenza delle altre specie, sono cacciatori opportunisti e passano molto tempo a volare e planare sulle discariche di rifiuti che vengono utilizzate come fonte di cibo. Questo rapace ha una distribuzione molto ampia che va dal Medio Oriente all'Asia meridionale, fino a raggiungere addirittura l'Australia.

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Un nibbio bruno in volo

Sono presenti anche in quasi tutti i paesi europei da marzo a ottobre, compresa l'Italia, dove è possibile osservarlo sull'arco alpino, nell'Appennino centrale sul versante tirrenico e sull'Appennino meridionale. Alcuni individui sono stati osservati anche in Sicilia e in Sardegna a partire dal 1991.

La popolazione di nibbio bruno nel nostro Paese, secondo i dati riportati dall'Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (IUCN) comprende un numero di individui che va dai 1694 ai 2276 ed è abbastanza stabile.

A differenza di molti altri luoghi del mondo in cui, invece, questa specie è minacciata per via della riduzione delle foreste di alberi maturi e soprattutto dal disturbo antropico e dalla perdita habitat idoneo per la nidificazione.

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Simona Sirianni
Giornalista
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