Anche per il gatto, sempre più spesso la domanda chiave al veterinario di fiducia dopo l’adozione diventa: quale è il miglior tipo di alimentazione che posso scegliere per lui o per lei? Per ragionare di alimentazione del re e delle regine di casa c’è però da fare un passaggio importante sulla loro storia.
Sicuramente, come per il cane, una delle chiavi di comprensione del nostro gatto è quello di esplorare le sue origini. La storia del processo di domesticazione del gatto è infatti abbastanza diversa da quella del cane, con evidenti risvolti sulla sua fisiologia digestiva e il comportamento alimentare. Domesticato a partire dal gatto selvatico (Felis silvestris), probabilmente in almeno 5 aree geografiche distinte, il gatto ha probabilmente una storia più recente rispetto al cane di convivenza con l’uomo, che sarebbe cominciata “appena” 6.000 anni fa. Il gatto che dorme nelle nostre case, deriverebbe dalla sub-specie F.s. libica ed è ancora molto simile al suo antenato: cacciatore solitario, prevalentemente notturno, predatore di piccole prede come uccellini, rettili e roditori selvatici.
L’uomo avrebbe scelto il gatto ancestrale proprio per questa sua attitudine alla caccia, che lo pose a guardiano dei granai. Se la sua funzione era quindi quella di cacciare e scacciare topi e altri roditori che potevano intaccare le riserve dell’uomo, il gatto, a differenza del cane, non doveva essere alimentato direttamente dall’uomo!
Per via di questo diverso ruolo, il gatto è stato quindi modificato molto meno dal punto di vista di fisiologia e anatomia digestiva, conservando alcune peculiarità metaboliche che fanno di lui un carnivoro stretto.
Alimentazione corretta del gatto
Essere un gatto non è mica facile però al giorno d’oggi, anche da un punto di vista nutrizionale! Questa specie infatti ha conservato tante caratteristiche che ultimamente stiamo sistematicamente sconvolgendo.
Ad esempio, come detto prima, il cacciatore di piccole prede, abituato quindi a mangiare piccoli volumi per volta, è stato (ed è ancora in moltissime famiglie) abituato a fare solo 2 pasti al giorno, con tutti i problemi comportamentali e organici connessi. Il gatto inoltre in natura si alimenterebbe soprattutto la notte, fatto non propriamente compatibile con i ritmi diurni della nostra specie.
A fronte dei sacrifici a cui però lo sottoponiamo, il nostro gatto trova comunque modo di renderceli con gli interessi, quando si arriva a trattare dei suoi gusti alimentari. Come chiunque abbia un gatto ben sa infatti è assolutamente impossibile forzare un gatto a mangiare ciò che noi vogliamo che mangi. Impossibile!
Il gatto seleziona, in base ai suoi incredibili gusti, l’alimento da lui preferito, secondo quelle che a volte sembrano logiche assolutamente imperscrutabili. Anche questo trova una chiave di lettura nell’evoluzione dei piccoli felini: cacciatore solitario, il gatto non poteva permettersi di “sbagliare” e alimentarsi di un cibo tossico, né aveva dei compagni da cui trarre insegnamento. Per questo nella maggior parte dei casi i gatti vengono definiti neofobici, ovvero davanti ad un nuovo alimento la loro prima reazione sarà il rifiuto.
Un altro motivo di rifiuto che quasi sempre non riusciamo ad immaginarci è il loro “sesto senso” del gusto. Oltre ai classici 5 sensi infatti (amaro, fortemente avversivo, salato, acido, dolce, che non percepiscono, e umami), il gatto ha sviluppato un incredibile senso del tatto per l’alimento. Anche la forma dell’alimento conta per loro: un paté non è uno sfilaccetto, come tutti i familiari di gatti sanno molto bene! Fra l’altro, questo è il motivo per cui le crocchette per gatti hanno spesso forme diverse. E ora che ve l’ho detto sono certa che lo noterete moltissimo!
Cosa dare da mangiare a un gatto
Insomma, quando si tratta di scegliere l’alimentazione giusta per il nostro gatto, oltre alle considerazioni fatte in generale intrinseche all’alimento, dobbiamo valutare anche quello che spesso diventa una corsa ad ostacoli o una prova di cucina degna di MasterChef, per incontrare i gusti del nostro gatto.
Con tanta pazienza comunque è possibile, nella maggior parte dei casi, convincere un gatto a cambiare alimento. Potremmo proporre quindi ad esempio una dieta casalinga senza carboidrati, cotta o cruda che sia, incontrando in questo modo le necessità fisiologiche del nostro superbo felino.
Attenzione però alla dieta scelta e alla sua formulazione: le peculiarità metaboliche cui facevamo cenno in precedenza fanno sì che il gatto sia molto più sensibile del cane a errori alimentari. Essere guidati da un professionista sarà quindi fondamentale, non solo per avere la certezza di non fare danni, ma anche, perché no, per avere una sorta di coach che ci aiuti a trovare la combinazione magica in grado di aprire la serratura dei gusti impossibili del nostro gatto!