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19 Dicembre 2022
16:48

Alieni tra noi, l’usignolo del Giappone si è insediato anche in Abruzzo

L'usignolo del Giappone è un uccello esotico invasivo arrivato come animale da compagnia dall'Asia. Liberato o fuggito dalla cattività, ha stabilito popolazioni riproduttive in diverse regioni italiane, tra cui l'Abruzzo, come dimostra uno studi recente ne segnala per la prima volta l'entità e la distribuzione.

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Colorato, vivace e dalle spiccate abitudini sociali, l'usignolo del Giappone è un piccolo uccello passeriforme molto appariscente originario del Sud-est asiatico, ma che da almeno una ventina d'anni si è insediato stabilmente anche qui in Italia. Si tratta infatti di una specie aliena invasiva che nidifica ormai da tempo in Liguria, Piemonte, Toscana, Veneto e Lazio e che è stato segnalato anche in diverse altre regioni, compreso l'Abruzzo, dove secondo uno studio appena pubblicato dalla Stazione Ornitologica Abruzzese sulla rivista Alula, ha formato una nuova popolazione riproduttiva composta da circa 500 esemplari.

I risultati di questi studio confermano quindi che la specie si sta espandendo anche piuttosto rapidamente: un potenziale problema in più per la biodiversità sicuramente da non sottovalutare, considerando il grado di invasività mostrato da questa specie alloctona. Nonostante il nome, l'usignolo del Giappone (Leiothrix lutea) non è però originario dell'arcipelago nipponico, ma delle aree himalayane di Nepal e Bhutan e di Vietnam e Cina meridionale. È arrivato per la prima volta anche in Giappone e alle Hawaii a partire dagli anni 80 del secolo scorso, mostrando sin da subito un enorme capacità di adattamento.

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Originario dell’Asia, l’usignolo del Giappone si riproduce ormai da tempo in diverse regioni italiane

Come tante altre specie, ci è arrivato a causa di immissioni, volontarie o accidentali, per mano dell'uomo. L'usignolo del Giappone è infatti allevato a scopo ornamentale o come animale da compagnia per via dei suoi colori vivaci e per il suo canto melodioso. In Europa, oltre che in Italia, è presente per gli stessi motivi anche in Portogallo, Francia, Germania e Spagna. Attraverso specifici rilievi sul campo avvenuti negli ultimi due anni, i ricercatori della SOA sono ora riusciti a mappare in dettaglio anche la sua distribuzione abruzzese, individuando almeno 200-250 coppie distribuite in un'area di circa 1.800 ettari, tra San Vito Chietino, Rocca San Giovanni, Fossacesia, Santa Maria Imbaro, Treglio e Lanciano, dalla costa fino a 11 km nell'entroterra.

Si tratta della prima popolazione nota per tutto il versante adriatico della nostra penisola ed è partita probabilmente da un'immissione avvenuta attorno a Lanciano circa una ventina di anni fa, secondo gli autori presumibilmente in seguito alla chiusura di un negozio di animali. Il pericolo maggiore legato all'introduzione di questa specie è rappresentato soprattutto alla trasmissione e dalla diffusione di pericolosi patogeni, che possono attaccare anche le specie di uccelli nostrane.

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È arrivato in Europa come uccello ornamentale o da compagnia

L'usignolo del Giappone è infatti un famoso vettore della malaria degli uccelli, che alle Hawaii ha già provocato l'estinzione di numerose specie locali. Nell'isola di La Réunion, nell'Oceano Indiano, invece, pare inoltre abbia favorito anche la dispersione e la riproduzione di piante invasive, motivo per cui non bisognerebbe affatto sottovalutare la sua espansione qui in Italia. Come sottolineano gli stessi autori, infatti, sebbene le popolazioni italiane siano ancora piuttosto localizzate, occorrerebbe intervenire prima che sia troppo tardi.

Le specie invasive, infatti, sono tra le principali cause di estinzione per tante piante e animali in tutto il mondo. Possono infatti competere con le specie autoctone per il cibo o per i siti riproduttivi oppure predarle, determinandone la diminuzione o addirittura la scomparsa. Alcune possono anche creare grandi danni all'agricoltura o favorire la diffusione di nuove malattie. Proprio per questi motivi, almeno in teoria, regolamenti europei e nazionali hanno stabilito precisi obblighi per prevenire e monitorare la loro diffusione.

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Le specie invasive esotiche sono una delle minacce principali per la biodiversità, anche per questo bisognerebbe regolamentare in maniere più stringente o vietarne il commercio

Tuttavia, poco o nulla è stato fatto nella maggior parte dei casi, soprattutto in ottica di prevenzione attraverso maggiori controlli e limitazioni sul mercato delle specie animali esotiche. Restando semplicemente tra gli uccelli, infatti, sono ormai decine le specie esotiche ormai ben naturalizzate, tutte arrivate inizialmente come animali da compagnia e poi diventate pericolose specie invasive. Pappagalli, anatre, oche, cigni, ibis, bengalini, maine e tantissimi altri, animali esotici che stanno già creando danni agli ecosistemi locali e alla biodiversità ma che si sarebbero potuti evitare regolamentando in maniera più stringente il loro commercio.

Ricordiamo, infatti, che si tratta di uccelli selvatici, non di animali domestici nati da un percorso di domesticazione durato secoli se non millenni. Smettere di commerciare animali esotici solo per tenerli in gabbia o in giardino, sarebbe quindi un bene in primis per la loro salvaguardia e in secondo luogo pure per la minacciata biodiversità autoctona, già pesantemente messa a dura prova dalle attività umane. Il colorato usignolo del Giappone è perciò solo l'ultimo degli alieni diventati tali a causa dell'egoismo e dell'antropocentrismo umano. Quand'è che impareremo dai nostri errori e smetteremo di di vendere piante e animali come fossero oggetti spargendoli così in giro per il modo?

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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