Il cane Alex, cieco e sordo, è stato ucciso a suon di botte a Bono, in provincia di Sassari, in Sardegna. Era il 31 agosto, la notte del patrono San Raimondo e la città era in festa, ma qualcuno ha scelto di sfogare l'euforia attraverso la violenza su un animale vagante che non poteva fare male a nessuno.
Alex è stato trovato in fin di vita per le strade del paese e dopo 3 giorni di cure, il 3 settembre, è morto in conseguenza dei traumi subiti. Era un cane vagante ben noto nel quartiere, viveva delle attenzioni che i cittadini e i volontari gli riservavano, anche a causa della sua condizione, si trattava infatti di un individuo ormai anziano e praticamente cieco e sordo.
A colpirlo a morte, secondo la denuncia dell'associazione di tutela animale Leidaa, sarebbero stati dei ragazzi del posto, una circostanza che chiariranno le Forze dell'Ordine, e che se fosse confermata aprirebbe a nuovi drammatici scenari sui valori che stanno acquisendo le nuove genrazioni.
Il maltrattamento e l'uccisione di animale, specie tra i minori, rappresentano pericolosi campanelli d'allarme che andrebbero ascoltato in modo da «prevenire un possibile rischio di escalation violenta», come spiega a Kodami Francesca Sorcinelli, presidente di Link Italia, associazione di promozione sociale che cerca di diffondere la consapevolezza circa la stretta correlazione tra pericolosità sociale e maltrattamento animale. Un collegamento che nel gergo scientifico è chiamato proprio "link".
La relazione tra maltrattamento animale e distinti tipi di violenza umana intraspecifica, come la violenza domestica e la violenza di genere, l’omicidio, il bullismo, la pedofilia e la malavita organizzata sono al centro di un'ampia letteratura scientifica d'Oltreoceano, ma in Italia si tratta di una branca di studi ancora di nicchia, nonostante la prova dei fatti dica che il fenomeno della violenza sugli animali è tutt'altro che marginale.
«Purtroppo i giovanissimi sono molto spesso al centro di aggressioni ai danni di animali – conferma Sorcinelli – Non è un caso che questi episodi vedano coinvolti più ragazzi: la mente di gruppo condiziona la mente del singolo, con risultati che di frequente è possibile osservare in foto e video condivisi sui social».
Questo tipo di azione però secondo l'esperta non è da derubricare come una bravata adolescenziale: «Il maltrattamento animale è uno specifico indicatore di pericolosità sociale, e come tale deve essere attenzionata in ottica di prevenzione. Il rischio è che il giovane metta in atto nuove condotte di violenza antisociale, in un'escalation pericolosa anche per le persone. Questi minori devono essere trattati con percorsi specifici per chi maltratta o uccide animali, ma sino ad oggi ancora non esistono».
Il Parlamento italiano aveva lavorato a una legge trasversale per inasprire i reati contro gli animali e allo stesso tempo prevedere una serie di percorsi volti proprio al recupero di minori che si macchiano di tali crimini. Il progetto di legge però dopo aver subito un pesante ostracismo da parte della Lega, al momento è sparito dal calendario dei lavori, lasciando nel limbo tutti i giovani autori di reato, carnefici e vittime di un sistema più grande di loro.
«Il maltrattamento e l'uccisione di animali devono essere interpretati come specchio di una situazione ambientale patogena, anche ad ampio spettro: situazione di abuso sessuale o fisico che può stare subendo il minore – sostiene Sorcinelli – Talvolta si tratta di incuria parentale: minori abbandonati a loro stessi in un territorio in cui mancano i presidi educativi».
Agire su questi giovani è fondamentale non solo per recuperarli, ma anche per svelare possibili situazioni di abuso sui minori stessi. Oggi questo sistema è garantito solo nella specifica circostanza individuata nella legge sul bullismo a firma del deputato di Alleanza Verdi Sinistra, Devis Dori, troppo poco per mettere un argine alla violenza tra i giovanissimi.