Deporre e proteggere le uova non deve essere un compito semplice per gli uccelli che vivono negli ambienti desertici. Il disporre di poche risorse e vivere costantemente in un ambiente torrido obbligano infatti questi animali a spendere molte energie durante la nidificazione. Per arginare questo problema le femmine di alcuni uccelli hanno però deciso di collaborare tra loro, così da ridurre la mortalità delle loro uova e aumentare le chance di sopravvivenza dei loro piccoli.
Secondo infatti lo studio di alcuni ricercatori dell'Università di Exeter, pubblicato su Plos Biology, i tessitori passerini dai sopraccigli del deserto del Kalahari (Plocepasser mahali) cooperano con i loro parenti per nutrire i piccoli e difendere meglio le loro uova. Inoltre, le madri che godono di un maggior supporto durante la gestazione aumenterebbero anche le dimensioni delle proprie covate e delle loro uova quando hanno più aiutanti di sesso femminile nei propri gruppi familiari.
Questo comportamento è da considerarsi molto raro, spiegano i ricercatori, visto che le specie di uccelli in grado di sviluppare queste dinamiche sociali sono poche. Di norma, infatti, una femmina impegnata a proteggere il nido riceve di solito il supporto del proprio compagno e dei figli delle generazioni precedenti, senza poter contare sul sostegno di altri individui. I tessitori del Kalahari, invece, vivono in gruppi familiari molto grandi, in cui sono presenti anche decine di adulti. Solo però la coppia dominante si riproduce, proprio grazie all'aiuto dei parenti e dagli altri componenti del gruppo.
«Gli aiutanti probabilmente possono consentire alle madri di investire di più nella produzione di uova più grandi, alleggerendo il carico di lavoro materno nella fase di sviluppo dei pulli – spiegano i ricercatori – I nostri risultati supportano d'altronde questa teoria, poiché le madri con più aiutanti di sesso femminile hanno effettivamente goduto di carichi di lavoro minori nelle fasi successive la deposizione».
Questo studio è il primo che sembra dimostrare come la cooperazione sociale possa cambiare effettivamente le dimensioni delle uova e delle covate degli uccelli, ma soprattutto chiarisce quanto sia importante per questa specie il rapporto che si viene a creare tra i genitori e i figli già adulti. «La maggioranza degli aiutanti infatti sono i figli della coppia, che anche se adulti continuano a frequentare il nido materno anche dopo anni dalla loro nascita. Questi individui nutrono i loro fratelli dopo la schiusa delle uova, imparando i comportamenti necessari per accudire i propri piccoli, ma i nostri risultati evidenziano anche come il loro contributo possa avere effetti benefici anche prima che i pulcini nascano», ha affermato il dottor Andy Young, l'autore senior dello studio.
Per esempio, durante la stagione riproduttiva, in previsione della nascita dei fratelli, i figli già adulti potrebbero segnalare ai genitori le fonti di cibo migliori e più importanti della zona o allarmare il gruppo della presenza di predatori, come i serpenti. Queste scoperte arrivano grazie a uno straordinario studio durato dieci anni, chiariscono gli scienziati, che è stato condotto su ben 40 gruppi familiari di Plocepasser mahali nella Riserva di Tswalu in Sudafrica. Secondo inoltre le indagini statistiche effettuate per lo studio, gli aiutanti rinunciano completamente alla propria riproduzione, rimanendo all'interno della famiglia fino ad un massimo di sei anni. Ed è in questo modo che la specie è riuscita a sopravvivere in uno degli ambienti più aridi e ostili del mondo.