Con l'incremento delle temperature globali, si osserva una tendenza alla diminuzione delle dimensioni degli animali, specialmente negli uccelli. Tuttavia, secondo uno studio recente condotto dall'UCLA, le montagne Usambara in Tanzania, noto come uno dei punti con maggiore biodiversità tropicale al mondo, fornisce evidenze che sfidano questa generalizzazione. Secondo la ricerca, negli ultimi 36 anni, gli uccelli della regione hanno registrato un aumento medio delle dimensioni corporee del 4,1%, fenomeno correlato con l'aumento delle temperature.
Il cambiamento climatico ha un impatto enorme sula biodiversità globale, spingendo per esempio alcune specie a spostarsi dai loro areali abituali o a modificare i loro cicli biologici. Tra le molteplici risposte ai cambiamenti ambientali, si evidenziano anche le tendenze a lungo termine nella morfologia, con un notevole effetto di "rimpicciolimento" osservato in alcuni animali in risposta all'incremento delle temperature. Tuttavia, un nuovo studio ha rivelato che questa tendenza non è però universale.
Sulle montagne della Tanzania, un team di ricercatori ha scoperto che gli uccelli stanno incrementando le proprie dimensioni corporee nonostante vivano in uno dei luoghi più caldi del pianeta. Montague H. C. Neate-Clegg, ecologo dell'UCLA e autore principale dello studio, ha infatti dichiarato: «Il nostro lavoro è uno dei primi a individuare in modo così pervasivo l'incremento della massa corporea nella comunità di uccelli, e questo è un risultato senza precedenti ai tropici e forse a livello globale».
Per condurre lo studio, i ricercatori hanno misurato le dimensioni corporee di 42 specie di uccelli della regione, tra cui il tessitore dal dorso scuro, il batis delle foreste e il drongo dalla coda quadrata. Sorprendentemente, tutte e 42 le specie mostravano un aumento nella massa corporea. Sebbene le specie più piccole avessero incrementi proporzionalmente maggiori, le tendenze osservate non sembravano però essere correlate alla sopravvivenza degli uccelli. La domanda, adesso, sorge spontanea: perché?
Con l'incremento delle temperature, si ipotizza che le piante possano sperimentare stagioni di crescita più prolungate, offrendo perciò agli uccelli un periodo esteso di abbondanza di cibo e risorse. Un'altra possibile spiegazione potrebbe risiedere nel declino delle popolazioni di alcune specie, con territori più numerosi ed estesi per gli uccelli, con conseguente accesso a più risorse. Inoltre, nell'area studiata, si è verificata un'estesa frammentazione dell'habitat, cosa che potrebbe aver spinto gli uccelli a sviluppare ali più ampie per facilitare gli spostamenti tra le diverse sezioni della foresta.
Gli studi precedenti su questo argomento si sono concentrati principalmente su altitudini più basse, lasciando un vuoto di conoscenza sugli effetti dei cambiamenti climatici nelle regioni montuose tropicali. Considerando che l'area esaminata in questo caso si trova a circa 3.000 piedi sopra il livello del mare, è evidente la necessità di ulteriori ricerche per comprendere appieno questo fenomeno. Tuttavia, è chiaro che, soprattutto quando si tratta di biodiversità, le eccezioni alla regola sono sempre presenti.
I ricercatori hanno sottolineato l'importanza di evitare ipotesi radicali sui meccanismi attraverso i quali il cambiamento climatico influisce sugli uccelli. Sottolineano, inoltre, la necessità di comprendere come fattori come il cibo, più che la mera tolleranza al calore, influiscano sulle specie aviarie. «La consapevolezza di come i cambiamenti climatici influenzino le specie è cruciale per gli sforzi di conservazione, poiché la comprensione dei vari fattori che contribuiscono al declino delle popolazioni, come la temperatura, l'approvvigionamento alimentare e la disponibilità di habitat, potrebbe orientare strategie di conservazione più efficaci per la protezione degli uccelli nelle montagne Usambara e oltre».