Disporre di buoni denti è una delle caratteristiche principali che hanno permesso a diversi gruppi di vertebrati di sopravvivere e prosperare per milioni di anni, ma per raggiungere gli attuali livelli di perfezione l'evoluzione ha dovuto sperimentare un po' nel corso del tempo, con delle conseguenze non sempre piacevoli. A questa conclusione sono arrivati alcuni ricercatori dell‘Università di Bristol, che grazie allo studio di un antico rincosauro, un antico parente oggi estinto dei mammiferi e dei dinosauri, hanno scoperto quanto le dentizioni più primitive potessero essere svantaggiose nel tempo, soprattutto per gli erbivori. Lo studio è stato presentato fra le pagine della nota rivista Palaeonthology e mostra come questi antichissimi rettili convissero per milioni di anni con gravosi problemi di salute prima di estinguersi, forse anche a causa dei problemi ai denti che affrontavano con l'avanzare dell'età.
I rincosauri erano un gruppo di rettili più o meno delle dimensioni di una pecora. Vissero prevalentemente durante il periodo Triassico, un momento storico della Terra in cui gli esseri viventi affrontarono frequenti innalzamenti della temperatura e la comparsa di una vegetazione molto coriacea, che indusse tantissime specie a doversi adattare a un nuovo tipi di dieta. I tre autori dell'articolo, Thitiwoot Sethapanichsakul, Robert A. Coram e Michael J. Benton, proprio per indagare quali siano stati i cambiamenti più importanti adottati dagli animali per la presenza di nuove specie di piante, si sono concentrati sullo studio di alcuni esemplari ritrovati nel Devon, in Inghilterra, utilizzando la tomografia computerizzata (TC).
Questa tecnologia è stata molto utile in tantissime ricerche e ha permesso di analizzare il grado di usura dei denti degli animali fossili e anche in questo caso è stata impiegata per indagare come venissero usati e se subivano un processo di ricambio, come avviene per esempio oggi negli attuali squali. I risultati ottenuti dagli scienziati mostrano però e come questi erbivori avessero una dentizione particolarmente fragile, arcaica e poco resistente, che portava quasi tutti gli esemplari a morire di fame in età avanzata.
«Ho studiato per la prima volta i rincosauri anni fa – ha dichiarato Mike Benton, che è stato capogruppo del progetto di ricerca – E sono rimasto stupito nello scoprire come in molti casi questi animali dominavano l'ecosistema, nonostante avessero una dentizione così fragile. Se infatti di solito trovavi un loro fossile in un sito di scavo, probabilmente sotto ne avresti trovati altre centinaia. Noi li consideriamo le pecore o le antilopi del loro tempo, anche se non avevano sistemi dentali specializzati per durare nel tempo».
Il problema principale che questi animali hanno dovuto affrontare è stato infatti alimentarsi con del materiale vegetale molto duro, dovuto alla comparsa delle nuove piante del Triassico. E per quanto fossero inizialmente adatti a triturare e a strappare le foglie, con il tempo si sono rivelati inefficaci per permettere a questi animali di nutrirsi. Lo stesso dottor Rob Coram, che ha scoperto i fossili del Devon, ha chiarito quanto fosse difficile mangiare con questi denti, descrivendo una scena da incubo.
«I fossili di questi animali sono rari, ma occasionalmente si possono trovare dentro le piene dei vecchi fiumi in gran quantità. Ciò ha reso possibile mettere insieme una serie di ossa mascellari, di esemplari di età molto diverse. Dopo che abbiamo studiato giovani e adulti, abbiamo scoperto come per gran parte della loro vita questi animali soffrissero mentre tentavano di mangiare e un individuo particolarmente anziano probabilmente si nutriva solo con ciò rimaneva dai denti che erano consumati fino all'osso».
Confrontando infatti i fossili per età anagrafica, gli scienziati hanno compreso che mentre gli animali invecchiavano, l'area delle mascelle che erano sottoposte all'usura – dovuta allo strappamento dalle foglie – si spostava sempre di più verso l'articolazione mandibolare. Ciò comportava l'esposizione delle radici di molti denti e dello stesso osso mandibolare, nel tentativo di strappare il cibo. Fenomeno che sottoponeva l'intera bocca a una lenta ma costanza abrasione, con l'esito scontato di una progressiva incapacità nello strappare le foglie. «Questi animali si erano adattati chiaramente a mangiare un cibo molto duro come le felci, che consumavano i denti fino all'osso della mascella. Il che significa che gran parte degli esemplari finora ritrovati praticamente sopravvivevano strappando le piante dal terreno con un mix di denti e di ossa», chiarisce Thitiwoot Sethapanichsakul, rimarcando le difficoltà di essere costretti a mangiare per anni provocandosi però delle lesioni all'altezza delle gengive.
Questo in verità è un fenomeno che si osserva anche oggi in alcune specie, affermano i ricercatori. Fra quelle più famose che devono convivere con questa tipologia di problemi ci sono per esempio gli elefanti africani, che hanno un numero fisso di denti che spesso subiscono l'usura forte nella parte posteriore. A differenza però degli attuali pachidermi, i rincosauri cominciavano a soffrire delle cattive condizioni della loro bocca già a partire dall'inizio dell'età adulta. Ma come hanno fatto questi animai a sopravvivere per così tanto tempo nonostante questi problemi?
Le ragioni sono al contempo sia semplici e complesse, notano i ricercatori. Da un lato l'evoluzione stava in qualche modo sperimentando, nel tentativo di trovare nuovi adattamenti che potessero permettere agli erbivori di mangiare un cibo molto più fibroso. Per quanto però le loro bocche non fossero pienamente efficienti, i rincosauri probabilmente disponevano di un mix abbastanza completo di caratteristiche che gli permetteva comunque di vivere molto a lungo e di resistere alle difficoltà legate alla dieta, divenendo fra le specie di maggior successo della prima metà del Triassico. Ovviamente, però, la comparsa di animali più competitivi e la loro incapacità di adattarsi ai nuove tipologie di ambienti ha indotto queste specie a estinguersi alla fine, aprendo la strada a tutti gli erbivori che avrebbero successivamente portato alla comparsa dei vari dinosauri, tra cui i sauropodi e gli stegosauri.
I rincosauri alla fine, concludono i ricercatori, furono quindi abbastanza adatti per sopravvivere alle cattive condizioni di vita del Triassico, ma alla fine furono sconfitti dalla loro stessa eccessiva semplicità, che li rese antiquati di fronte all'avanzata dei nuovi erbivori, che presentavano un'usura minore dei propri denti.